Una tradizione medievale che, stando alle attuali fonti storiche, è stata regolamentata fin dalla fine del 1200 d.C. Qualcosa di medievale, appunto. Una pratica che però continua ad esistere e le leggi attualmente in atto di certo, quando vengono rispettate, non servono a gestire nel migliore dei modi la situazione. Addirittura sembrerebbe che la Commissione Internazionale per la caccia alle balene (insomma, mica una cosa da poco in termini di tutela degli animali…) non approvi questo tipo di attività ”sportiva”.
Si tratta di una vera e propria festa per le popolazioni locali: donne e bambini accorrono alle spiagge per assistere allo spettacolo di morte, dove gli uomini si sfidano fino all’ultimo colpo insanguinato. Il mare si colora di rosso mentre centinaia (se non migliaia) di mammiferi marini muoiono senza pietà, dopo un’agonia che il più delle volte dura lunghissimi minuti.
Una tradizione nata per scopi alimentari e che ancora oggi continua ad esistere anche se, evidentemente, se ne è persa la necessità.
Ad ogni modo le carni dei poveri animali uccisi vengono poi distribuite tra gli abitanti del posto, oltre ai vari ristoranti e supermercati. Nessun controllo sanitario degli alimenti ed esiste un altissimo rischio di intossicazioni da metalli pesanti (come il mercurio). Poco importa, l’intera popolazione se ne infischia e il Governo pure.
Domanda da un milione di dollari: quanto dovremo ancora aspettare per non vedere più scemenze disumane come queste?