Risolto il mistero della sostanza che fa aumentare il buco dell’ozono: è colpa della Cina

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Risolto il mistero della sostanza che fa aumentare il buco dell’ozono: è colpa della Cina

Eia: un crimine ambientale di enorme portata. In Cina produzione e uso diffuso e pervasivo di una sostanza chimica che distrugge l’ozono
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Nel maggio 2018, gli scienziati hanno rivelato che i livelli atmosferici di CFC-11 – una sostanza vietata dal 2010 dal Protocollo di Montreal – erano significativamente più alti del previsto, il sospetto era che questo fosse causato da una nuova produzione illegale e dall’utilizzo di CFC-11 nell’Asia orientale.

Ora il rapporto “Blowing It” di Environmental investigacion agency  (Eia) dice di aver trovato «Prove convincenti che la causa è la produzione illegale e l’uso di CFC-11 in Cina» e rivela di aver ottenuto le prove in 18 diverse compagnie che operano in 10 province cinesi, «confermando il loro uso di CFC-11 come agente espandente per la produzione di schiume utilizzate per isolare edifici ed elettrodomestici».

Al’Eia spiegano che «Le informazioni che abbiamo ottenuto dimostrano in modo conclusivo che l’uso del CFC-11 nel settore isolante in poliuretano espanso rigido cinese, in particolare nel sotto-settore dell’edilizia e delle costruzioni, è diffuso e pervasivo, Il CFC-11 viene utilizzato come agente schiumogeno per la produzione di pannelli in schiuma stampata e schiuma spray utilizzati a scopo isolante».

Clare Perry leader della campagna per il clima dell’ Environmental investigacion agency, accusa: «Si tratta di un crimine ambientale su vasta scala. Il modo in cui il Protocollo di Montreal affronterà questo problema determinerà se continuerà a meritare la sua reputazione come il trattato ambientale più efficace del mondo».

Blowing It è stato pubblicato alla vigilia dell’Open-Ended Working Group del meeting del Protocollo di Montreal che si terrà a a Vienna dall’11 al 14 luglio e nel quale probabilmente sarà in cima all’agenda proprio il “mistero” delle emissioni illegali di CFC-11 sia in cima all’agenda.

L’Eia conclude: «Esortiamo caldamente il Governo della Cina e le Parti al Protocollo di Montreal a riconoscere l’enorme portata di questo crimine ambientale e ad agire immediatamente per indagare ulteriormente, attuare la riforma della legislazione e assicurare un’efficace applicazione dei controlli».

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