L’acidificazione degli oceani rischia di raggiungere il livello più alto degli ultimi 14 milioni di anni

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L’acidificazione degli oceani rischia di raggiungere il livello più alto degli ultimi 14 milioni di anni

Dovessimo continuare così, nel 2100 la CO2 atmosferica arriverebbe a 930 parti per milione e il pH degli oceani inferiore a 7,8 rispetto a circa 8,1 di oggi
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Gli oceani del mondo rischiano di diventare più acidi di quanto non lo siano mai stati negli ultimi 14 milioni di anni, hanno scoperto gli scienziati.

Secondo una nuova ricerca condotta dalle università britanniche di Cardiff. Southampton e St Andrews e dall’università della California, «In uno scenario “business-as-usual” delle emissioni di biossido di carbonio (CO2), l’acidificazione degli oceani probabilmente raggiungerà livelli senza precedenti».

All’università di Cardiff ricordano che «L’acidificazione degli oceani si verifica quando la CO2 emessa nell’atmosfera viene assorbita dall’acqua di mare, con il risultato di un’acqua più acida con un pH più basso. Circa un terzo della CO2 rilasciata dalla combustione di carbone, petrolio e gas si dissolve negli oceani. Dall’inizio dell’era industriale, l’oceano ha assorbito circa 525 miliardi di tonnellate di CO2, equivalenti a circa 22 milioni di tonnellate al giorno. Il rapido afflusso di CO2 negli oceani sta minacciando seriamente la vita marina, con i gusci di alcuni animali che si stanno già dissolvendo nell’acqua di mare più acida».

Nel nuovo studio, pubblicato su Earth and Planetary Science Letters e finanziato dal Natural environmental research council britannico, i ricercatori hanno iniziato a ricostruire i livelli di acidità oceanica e i livelli di CO2 nell’atmosfera partendo da 22 milioni di anni fa e lo hanno fatto «studiando i fossili di minuscole creature marine che un tempo vivevano vicino alla superficie dell’oceano, utilizzando specificamente la chimica dei loro gusci per monitorare l’acidità dell’acqua di mare in cui vivevano le creature». Sulla base di queste informazioni, gli scienziati britannici e statunitensi sono stati in grado di inserire i loro nuovi dati su  pH e livelli di CO2 nel contesto dei futuri scenari di emissioni di carboniodell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e sottolineano che «In uno scenario futuro “business-as-usual”, nel quale continueremo ad emettere CO2 allo stesso ritmo di oggi, nel 2100 la CO2 atmosferica sarebbe vicina a 930 parti per milione, rispetto a circa 400 parti per milione di oggi. Allo stesso modo, nel 2100 il pH degli oceani sarebbe inferiore a 7,8 rispetto a un pH di circa 8,1 odierno. Questo è molto significativo in quanto la scala del pH è logaritmica, il che significa che una goccia di appena 0,1 unità di pH rappresenta un aumento del 25% dell’acidità».

Per ritrovare questi livelli di CO2 atmosferica e acidità oceanica bisogna risalire al Medio-Miocene Climate Optimum (MMCO), cioè a circa 14 milioni di anni fa, quando le temperature globali della Terra erano di circa 3 gradi centigradi più calde di oggi in seguito al ciclo geologico naturale della Terra.

La principale autrice dello studio, Sindia Sosdian, della School of Earth and Ocean Sciences dell’università di Cardiff, sottolinea che «I nostri nuovi dati geologici dell’acidificazione degli oceani ci dimostra che continuando lungo la nostra attuale traiettoria di emissioni “business as usual”, le condizioni oceaniche saranno diverse da quelle in cui gli ecosistemi marini hanno vissuto negli ultimi 14 milioni di anni».

Un’altra autrice dello studio, Carrie Lear, anche lei della School of Earth and Ocean Sciences dell’università di Cardiff, conclude: «Il pH attuale è probabilmente più basso di qualsiasi tempo negli ultimi 2 milioni di anni. Comprendere esattamente cosa questo significhi per gli ecosistemi marini richiede studi a lungo termine di laboratorio e sul campo e ulteriori osservazioni dai reperti fossili».

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