COPERNICUS, IL VIDEO ASTRONOMICO DI TONY LEVIN, IL BASSISTA DEI KING CRIMSON
Tony Levin, leggendario bassista dei King Crimson, ha realizzato un videoclip, “Copernicus”, nel quale rielabora in immagini, parole e musica una sua visita agli osservatori Eso del Paranal e di Alma. Paolo Molaro, astronomo all’Inaf di Trieste, era là in Cile con l’artista
di Paolo Molaro
www.media.inaf.it
A few months ago I went to the Atacama Desert region of Chile to visit the European Southern Observatory telescope arrays, and to take pictures of the stars. I was so inspired by the experience, I also wrote music to accompany my photographs…
Così scrive molto semplicemente sul suo sito Tony Levin, il bassista dei King Crimson, la rock band in questi giorni in Italia con il tour Uncertain Times. Hanno suonato a Pompei, Roma, Lucca e nei prossimi giorni saranno a Venezia. Poi sarà Inghilterra, Giappone, America… I King Crimson nascono nel 1969 con il disco da cui prendono il nome e sono la band ispiratrice del progressive rock. Tony Levin è nella band dal 1980, anche se in modo non continuo, e ha suonato anche con altre stelle del rock come Peter Gabriel, John Lennon, Pink Floyd , David Bowie, James Taylor Paul Simon e tanti altri che si farebbe meno a dire con chi non ha suonato. Oltre a essere una leggenda vivente è anche un eccellente fotografo. Durante la sua visita agli osservatori del Paranal e di Alma, in Cile, ha scattato personalmente le fotografie per poi metterle insieme in un videoclip componendo musica e parole. Il risultato è una breve clip della durata di 7 minuti di grande intensità, Copernicus.
Il video inizia con la sagoma di Tony Levin che come una dark nebula si staglia sullo sfondo stellato del cielo notturno mentre guarda verso il cielo. Seguono immagini in bianco e nero che ci trasportano nel mondo arido e disabitato di Atacama e del Paranal. L’inizio è recitato, molto lento ma serve per allontanarsi dalla realtà, anzi direi piuttosto per entrarci:
There are some places in this Earth of ours
So high, So dry. So remote from the light of our cities and towns
This is where we built our telescope arrays
Where we can look up and see just what the Universe looks like
It is profound
Con Simone Zaggia, astronomo all’Inaf di Padova, abbiamo avuto la fortuna di incrociare Tony Levin alla guesthouse dell’Eso a Santiago del Cile. Noi ritornavamo da una missione osservativa mentre lui era in partenza per il Paranal e Alma insieme a un gruppo di straordinari visitatori messo insieme da Simon Lowery e che comprendeva anche il figlio di Neil Armstrong – il primo uomo sulla Luna, musicista pure lui. Persona squisita e curiosissima, Tony Levin si è intrattenuto a parlare con noi di tecnica fotografica e di Vincenzo Galilei, padre di Galileo e sicuramente il più importante musicista dei sui tempi.
«Pur essendo un ottimo fotografo, Tony Levin non aveva molta esperienza di fotografia del cielo notturno. Si era procurato un obbiettivo grandangolare di grande luminosità, fra i migliori disponibili sul mercato», ricorda Simone, «e una macchina fotografica digitale dotata di un sensore perfettamente adatto alle foto notturne. L’uso di una sensibilità media, un’apertura massima dell’obbiettivo e la “regola del 500” (il tempo di esposizione deve essere al massimo 500 diviso la focale dell’obbiettivo) erano gli unici suggerimenti che gli servivano per catturare immagini sature e ferme degli oggetti più deboli del cielo e della Via Lattea».

Toni Levin con Paolo Molaro – autore di questo articolo e astronomo all’Inaf di Trieste – alla guesthouse dell’Eso a Santiago del Cile (dicembre 2017)