Cambiamenti climatici: le oche artiche costrette ad accelerare la migrazione

0

Cambiamenti climatici: le oche artiche costrette ad accelerare la migrazione

Alcune oche facciabianca non migrano più nell’Artico e nidificano nei siti di svernamento
www.greenreport.it

Mentre le temperature dell’Artico continuano a salire, le oche facciabianca (Branta leucopsis) rischiano di arrivare sempre più in ritardo nei loro siti di riproduzione e nidificazione. La buona notizia è che possono anticipare il loro viaggio migratorio di 3.000 chilometri verso l’Artico, però facendo meno fermate lungo la strada. La cattiva notizia è che anche se volano più velocemente lungo la loro rotta migratoria, potrebbero non essere ancora abbastanza veloci…

E’ quanto emerge dallo studioArctic Geese Tune Migration to a Warming Climate but Still Suffer from a Phenological Mismatch”, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori del Nederlands Instituut voor Ecologie (Nioo-Knaw), università di Amsterdam, Cornell University e Bird Ringing Centre of Russia

Secondo i due leder del team di ricerca internazionale, Thomas Lameris e Bart Nolet del Nioo-Knaw. «Pochi pulcini di oca facciabianca sopravvivono abbastanza a lungo da poter lasciare la madre. Questo perché la schiusa dei pulcini avviene troppo tardi per poter approfittare delle opportunità di foraggiamento all’inizio della primavera». Nell’Artico il riscaldamento è più veloce che in qualsiasi altra parte del mondo e la primavera arriva sempre più presto, il problema per le oche artiche e i loro pulcini è che arriva con sempre più anticipo anche il picco annuale del cibo di qualità e al Nioo-Knaw  spiegano che «Negli anni, con un forte disallineamento tra il momento in cui le uova delle oche si schiudono e il picco della qualità del cibo, un numero inferiore di ochette sopravvive nel mese successivo alla schiusa».

I territori di svernamento delle facciabianca sono nelle aree temperate e i sistemi meteorologici di quelle zone non sono collegati a quelli nell’Artico. «Quindi – evidenzia Nolet – quando sono ancora nei loro territori di svernamento, gli uccelli non possono prevedere se nell’Artico sta iniziando la primavera. Quando iniziano la loro migrazione stanno facendo un salto nel buio».

È solo a metà strada del loro viaggio che le oche sono in grado di giudicare, dagli stimoli ambientali, a che punto è l’arrivo della primavera nell’Artico e rispondono a questi segnali accelerando la velocità del loro volo e trasformando la migrazione in una maratona nella quale i vincitori sono quelli che arrivano il prima possibile.

Ma secondo i ricercatori, le prove dimostrano che la deposizione anticipata delle uova nell’Artico ha dato alle oche facciabianca un vantaggio minore di quello che si pensava desse loro la velocità: «Questo perché  – spiegano i ricercatori – dopo il loro arrivo, le oche hanno bisogno di tempo per “rifornire” il loro  corpo prima di deporre le uova».

Le oche artiche volano ogni primavera dai loro territori di svernamento lungo la costa del Mare del Nord attraverso siti di sosta lungo il Mar Baltico e il Mare di Barents, raggiungendo i territori riproduttivi nell’Artico russo. Per analizzare l’impatto dei cambiamenti climatici sul loro periodo riproduttivo, Lameris, Nolet e il loro team hanno messo insieme il telerilevamento, il monitoraggio degli uccelli, le tecniche agli isotopi stabili e le osservazioni sul campo lungo l’intera rotta migratoria delle oche. I risultati dello studio suggeriscono che «A meno che gli uccelli non comincino a dirigersi verso nord all’inizio dell’anno, piuttosto che accelerare il loro viaggio lungo la strada, sono in difficoltà. Ma potrebbe essere difficile».

Nolet, aggiunge che «Attualmente, le oche facciabianca si affidano molto spesso a segnali come la lunghezza del giorno, che non cambiano con l’aumento della temperatura. Altri segnali da cui possono dipendere, compreso l’inverdimento della vegetazione, non mostrano lo stesso rapido avanzamento nelle regioni temperate come nell’Artico». Quindi, non è certo che le oche artiche possano adattare la loro sensibilità ai segnali ambientali e far coincidere i tempi di migrazione con le mutevoli condizioni climatiche. Ma sembra che possano essere abbastanza flessibili da potersi adattarsi con altri mezzi: secondo Nolet, «Recentemente, alcune oche facciabianca  hanno rinunciato alla migrazione, nidificando invece nelle zone temperate».

Nolet conclude: «Le oche migrano con le loro  famiglie e i giovani imparano la lotta e la tempistica dai loro genitori. Da una parte, questo porta a schemi tradizionali; d’altra parte, può portare a modifiche rapide quando alcuni uccelli sperimentano che fare la migrazione in modo diverso, spesso a causa di eventi meteorologici estremi, ripaga».

Come sempre, la resilienza della natura e lo spirito di sopravvivenza degli esseri viventi ci possono  sorprendere e meravigliare.

Share.

Leave A Reply