Come hanno posizionato i cappelli da 12 tonnellate dei Moai dell’Isola di Pasqua?

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Come hanno posizionato i cappelli da 12 tonnellate dei Moai dell’Isola di Pasqua?

Su alcune statue dell’isola di Pasqua, i Moai, ci sono dei copricapo megalitici: come li hanno issati a 10 metri d’altezza, 1.000 anni fa? Forse con una tecnica da cantiere navale.
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Alcuni monoliti dell’isola di Pasqua hanno in cima una specie di copricapo, separato dal blocco unico sottostante: com’è stato messo lassù.|Sean Hixon/Penn State

Sui Moai si è scritto e detto molto: sono le gigantesche statue dell’isola di Pasqua, nel cuore dell’Oceano Pacifico, che si ritiene siano opera dei polinesiani che abitavano Rapa Nui (il nome dell’isola in lingua nativa) a partire dall’anno 1.000 d.C. Gli impressionanti monoliti sarebbero stati portatori di prosperità laddove volgevano lo sguardo.

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Un cappello da 12 tonnellate. | Sean Hixon / Penn State Univ.

Ricavati da singoli blocchi di tufo vulcanico, alti da 2,5 a 10 metri (i più alti pesano 70-80 tonnellate), in cima ad alcuni dei Moai c’è un secondo elemento che non è parte del monolito, il pukai: una sorta di copricapo, oppure una particolare acconciatura. Si tratta di blocchi di una dozzina di tonnellate di peso: come li hanno messi in posizione?

Da sempre i Moai alimentano fantasie e ricerche. Tra le tante domande, una riguarda il modo con il quale vennero trasportati dalle cave ai luoghi dove sono oggi: l’ipotesi più gettonata vuole che i monoliti siano stati fatti “camminare” facendoli dondolare, un po’ come si sposta il frigorifero di casa.

Può essere. C’è poi la questione del pukai, il copricapo che, nel caso dei Moai più grandi, ha 2 metri di diametro e pesa 12 tonnellate. Quasi certamente venivano lavorati in prossimità della cava, fatti rotolare fino al monolito di destinazione e infine posizionato. Detta così sembra facile.

Uno studio dell’antropologo Carl Lipo (Binghamton University, Usa), pubblicato sul Journal of Archaeological Science, suggerisce che quei polinesiani sfruttarono il parbuckling, una tecnica ancora oggi in uso (con strumenti moderni) per raddrizzare le navi arenate su di un fianco, come nel caso della Costa Concordia. A Rapa Nui avrebbero usato rampe e funi: le corde a un capo erano avvolte attorno a un cilindro e all’altro capo legate attorno al pukai, che veniva fatto avanzare lungo una rampa che portava da terra fino alla cima del Moai.

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Il sistema che può spiegare come come sono stati posizionati i pukai in cima ai Moai, col minimo sforzo possibile.

«In questo modo si riduce al minimo lo sforzo necessario per fare avanzare il pukai lungo la rampa», afferma Lipo: «una soluzione semplice e realizzabile con quanto si trovava sull’isola.»

Per verificare l’ipotesi i ricercatori hanno sviluppato un complesso modello matematico per tenere conto della fisica newtoniana, della forza dell’uomo, dell’altezza dei monoliti, della massa dei pukai e di vari tipi di piani inclinati. I risultato: quando si trova l’inclinazione giusta, il pukai può essere fatto rotolare fino alla cima del suo Moai anche solo da una quindicina di persone, anche nel caso del copricapo più massiccio, quello da 12 tonnellate.

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