Il gas potrebbe far riscaldare il pianeta quanto il carbone

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Il gas potrebbe far riscaldare il pianeta quanto il carbone

il gas naturale, a lungo indicato come l’alternativa “ponte” e “pulita” agli altri combustibili fossili, potrebbe non essere così pulito.
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Dopo tutto, il gas naturale, a lungo indicato come l’alternativa “ponte” e “pulita” agli altri combustibili fossili, potrebbe non essere così pulito. Questo perché il suo ingrediente principale, il metano, uno dei  gas serra più potenti, con un impatto sul riscaldamento climatico 80 volte superiore a quello della CO2, fuoriesce dagli impianti di petrolio e gas a tassi molto più alti di quanto affermano le agenzie di regolamentazione governative.  A dirlo è il nuovo  studio “Assessment of methane emissions from the U.S. oil and gas supply chain”, pubblicato su Science da un team di ricercatori dell’Environmental Defense Fund (Edf), di numerose università statunitensi e della Noaa che rivela che  «L’industria statunitense del petrolio e del gas emette ogni anno 13 milioni di tonnellate di metano dalle sue operazioni, circa il 60% in più rispetto alle stime dell’ Environmental protection agency (Usa)». Un autore dello studio, Eric Kort, che insegna scienze del clima e dello spazio all’Università del Michigan, lo ha definito  «Un’impressionante raccolta di lavori con implicazioni sia per la mitigazione che per la produzione di stime accurate per l’inventario».

All’Edf sottolineano che «Un più elevato tasso globale di perdite di metano evidenzia una crescente sfida commerciale e ambientale per il gas naturale in un’economia sempre più competitiva e a basse emissioni di carbonio».  Secondo il nuovo studio, l’attuale livello di perdite di metano dagli impianti statunitensi di petrolio e gas sarebbe del  2,3%, molto di più della stima dell’ rispetto dell’inventario Epa che si ferma all’1,4%. I ricercatori evidenziano: «Anche se le percentuali sembrano ridotte, il volume rappresenta un quantitativo di gas naturale sufficiente a rifornire 10 milioni di case: il gas perso vale circa 2 miliardi di dollari».

Edf e gli altri 19 co-autori dello studio provenienti da altre 15 istituzioni scientifiche hanno condotto nuove ricerche e hanno messo insieme più di 5 anni di ricerche di base sulle emissioni di metano. Un mole di dati scientifici la cui raccolta ha coinvolto oltre 140 ricercatori provenienti da 40 istituzioni in collaborazione con 50 compagnie petrolifere e del gas che hanno fornito accesso ai siti  e consulenza tecnica.

Uno degli autori, David Allen, della Cockrell School of Engineering dell’Università del Texas – Austin, è convinto che «Questi studi, sintetizzati in questo documento scientifico, hanno trasformato la nostra comprensione delle emissioni di metano dai sistemi di gas naturale negli Stati Uniti».

I risultati riportano le misurazioni in oltre  400 siti in 6  bacini e negli impianti petroliferi e gasieri dati provenienti da misurazioni e rilievi aerei che coprono vaste aree degli Stati Uniti interessate delle infrastrutture petrolifere e per il gas.

Il principale autore dello studio, il responsabile scientifico dell’Edf Steven Hamburg, evidenzia a sua volta che «Questo è di gran lunga il corpo di ricerca più completo nel suo genere. Gli scienziati hanno scoperto un enorme problema, ma anche un’enorme opportunità. Ridurre le emissioni di metano dal settore del petrolio e del gas è il modo più rapido ed economico di rallentare il tasso di riscaldamento odierno, anche se continua la transizione verso un’energia a basse emissioni di carbonio».”

Secondo l’International energy agency, l’industria degli idrocarburi potrebbe ridurre del 75% le sue emissioni mondiali e  fino a due terzi di queste riduzioni possano essere realizzate a costo zero.

Un altro degli autori, Allen Robinson, a capo del Dipartimento di ingegneria meccanica della Carnegie Mellon University, aggiunge: «Sebbene abbiamo confermato che le emissioni di metano sono sostanzialmente più alte di quanto si pensasse in precedenza, la buona notizia è che la nostra nuova comprensione offre un percorso redditizio per eliminare lo spreco di questa preziosa risorsa».

Anche le multinazionali petrolifere cominciano ad ammettere che il problema esiste, ma hanno appena iniziato ad affrontarlo. Ad aprile, BP ha fissato il suo primo target quantitativo di metano. A maggio ExxonMobil si è impegnata a ridurre le emissioni di metano e i volumi di gas bruciato, prima una sua controllata,  XTO Energy, aveva presentato un programma di riduzione del metano. Shell, Qatar Petroleum e molti  altri produttori si sono impegnati a ridurre le emissioni di metano lungo tutta la filiera del gas naturale.

Edf chiede  «una riduzione del 45% delle emissioni globali di gas e metano entro il 2025», un obiettivo che a breve termine avrebbe gli stessi benefici climatici di chiudere un terzo delle centrali a carbone mondiali di tutto il mondo.

Il vicepresidente senior di Edf, Mark Brownstein.  ha dichiarato: «I governi federali e statali devono agire – e molti Stati lo stanno facendo – ma la leadership industriale resta essenziale. Le compagnie hanno la capacità di guidare, attraverso best practice operative, programmi completi per il metano, la definizione degli obiettivi, l’innovazione tecnologica e progetti pilota, e di impegnarsi costruttivamente nel processo normativo».

Recentemente, Edf ha annunciato l’intenzione di lanciare MethaneSAT, un satellite progettato appositamente per misurare e mappare le emissioni di metano provocate dall’uomo quasi ovunque sulla terra. Il lancio  di MethaneSAT nel 2021 aiuterà sia i Paesi che le aziende a tracciare le aree problematiche, trovare soluzioni e monitorare i progressi.

Edf , le compagnie che aderiscono all’Oil and Gas Climate Initiative e la Climate and Clean Air Coalition dell’United Nation environmen programme stanno collaborando a una serie di studi sul metano realizzati in diverse  parti del mondo, che completeranno i dati raccolti da MethaneSAT. Studi basati sui metodi sperimentati negli studi statunitensi su cui si basa il nuovo studio.

Lo studio sottolinea come i benefici del gas naturale, che emette meno CO2 del carbone, siano annullati dalle fuoriuscite. Alcune stime, comprese quelle dell’Epa, si basano sui tassi di perdite presunti dalle operazioni di trivellazione e fracking del gas e dagli impianti, dalle tubazioni e dallo stoccaggio che sono tratte dalla letteratura scientifica.«Anche se questo approccio potrebbe essere accurato se tutto funzionasse come previsto, il nuovo studio dimostra che non funziona» dice Hamburg.

Il team di ricercatori statunitensi ha scoperto che le stime più alte rispetto a quelle Epa derivano da un piccolo numero di cosiddetti superemittenti e Hamburg spiega ancora: «Utilizzando telecamere a infrarossi, un’indagine aerea su 8,000 siti industriali ha rilevato che il 4% ha emissioni di metano insolitamente elevate, la maggior parte legate ai boccaporti e alle prese d’aria nei serbatoi di stoccaggio del gas naturale nei pozzi di estrazione. Pensando che fossero causate da malfunzionamenti, le perdite sono abbastanza rare da essere andare facilmente perse nella maggior parte dei sondaggi. A questo punto, abbiamo così tanti più dati rispetto all’Epa che questo non è paragonabile». Contattato da Science, il portavoce dell’Epa Robert Daguillard – al quale era stata consegnata in anticipo una copia dello studio –  ha detto che l’agenzia non vede  l’ora di rivedere lo studio, ma non ha risposto alla richiesta di parlare con gli scienziati dell’Epa, cosa diventata praticamente tabù con l’amministrazione di Scott Pruitt il discusso amministratore dell’Epa, eco scettico e negazionista climatico, imposto da Trump.

Intervistato da Science, Rob Jackson, un scienziato ambientale della Stanford University che non ha partecipato alla ricerca, ha detto che «Lo studio conferma in modo completo i risultati precedenti secondo cui le perdite di metano sono sottovalutate. Il nuovo studio probabilmente sottovaluta le perdite perché non ha osservato da vicino le emissioni dove il gas viene consumato, rispetto a dove viene prodotto. Più ci avviciniamo, più spesso troviamo emissioni più alte».

Al contrario, l’industria dei combustibili fossili mette dubbio i risultati del nuovo studio: Richard Meyer, direttore analisi energetica dell’American Gas Association afferma che «I risultati potrebbero essere distorti perché le misurazioni sono state prese durante il giorno, quando i lavori di manutenzione possono portare a emissioni più elevate, o perché le misurazioni sono state fatte solo durante brevi episodi di fuoriuscite elevate». Meyer ha anche fatto riferimento a uno studio del 2017 (“Synthesis of recent ground-level methane emission measurements from the U.S. natural gas supply chain” – Journal of Cleaner Production) condotto da scienziati del National Energy Technology Laboratory (NETL) del Dipartimento dell’energia Usa che stimava le perdite in circa l’1,7% della produzione totale di gas, Ma Hamburg ribatte che «Il nuovo studio utilizza molti più dati rispetto al rapporto NETL e ha anche preso in considerazione fattori come l’ora del giorno della raccolta dei dati».

Le nuove scoperte arrivano mentre l’amministrazione Trump lavora per rottamare i regolamenti dell’ex presidente Brack Obama che volevano costringere l’industria del petrolio e del gas a diminuire le perdite di metano. Ad aprile, un giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti nel Wyoming ha bloccato l’applicazione di un regolamento el Bureau of Land Management del 2016 che prendeva in considerazione le perdite dalle trivellazioni  di gas sulle terre federali. In un caso a parte, un tentativo dell’Epa di far sospendere i sui stessi fregolamenti più severi sulle perdite di metano è stato respinto nel 2017dalla Corte d’Appello Usa del District of Columbia Circuit».

David Doniger, un avvocato del Natural resources defense council, una delle associazioni ambientaliste che, insieme a Edf, sta facendo causa per bloccare la rottamazione dei regolamenti sul metano, è convinto che i risultati del nuovo studio potrebbero svolgere un ruolo decisivo in queste vicende legali/normative, rendendo più difficile per i regolatori federali repubblicani giustificare l’allentamento dei controlli sulle perdite di metano e conclude su Science: «Se si deve davvero tener conto delle emissioni di metano che fuoriescono durante la produzione e distribuzione del gas, questo erode ogni suo beneficio».

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