I cacciatori di balene giapponesi hanno ucciso 122 balenottere incinte

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I cacciatori di balene giapponesi hanno ucciso 122 balenottere incinte

Wwf: un massacro che deve finire, E’ un’infamia senza giustificazione
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Secondo il rapporto “Result of the third biological field survey of NEWREP-A during the 2017/18 austral summer season”  inviato all’International whaling commission (Iwc) dai Paesi che aderiscono al New Scientific Whale Research Program in the Antarctic Ocean (Newrep-A),  durante il field survey” in Antartide, i cacciatori di balene giapponesi hanno caturato e ucciso 122 balenottere comuni (Balaenoptera physalus) incinte.

In totale, nella campagna di caccia dell’estate australe 2017/2018 – novembre 2017, marzo 2018 – i giapponesi hanno sterminato 333 balenottere comuni.  Nonostante una sentenza dell’Onu del 2014 contro la “ricerca letale” , il fatto che tutti sappiano che in Giappone si vene carne di balena e la riprovazione dell’opinione pubblica mondiale, il Giappone continua a uccidere e macellare questi esseri pacifici  e dice che il suo programma di caccia alle balene ha scopi scientifici.

In un nuovo piano di ricerca pubblicato dopo la sentenza delle Nazioni Unite, il Giappone ha detto che era «scientificamente imperativo» comprendere l’ecosistema dell’Antartide attraverso la raccolta e l’analisi degli animali.

Secondo il rapporto Newrep-A inviato all’Iwc, durante la “terza indagine biologica sul campo” nell’Oceano antartico, le baleniere giapponesi hanno ucciso 152 maschi e 181 femmine femmine di balenottera comune, il secondo animale più grande della terra dopo la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus). Dopo le proteste internazionali e gli scontri in mare aperto con gli ambientalisti di Sea Shepherd e Greenpeace il Giappone ha ridotto le catture di due terzi  e  uccide ogni anno circa 330 balene, una quota raggiunta in sole 12 settimane e I dati dmostrano che la “caccia scientifica” si è trasformata in una strage di balenottere incinte, mentre 61 dei maschi e 53 delle femmine non erano ancora adulti.

Ai sensi dell’articolo VIII dell’International Convention for the Regulation of Whaling, firmata nel 1946, i Paesi possono «uccidere, catturare e trattenere le balene a scopo di ricerca scientifica» e il Giappone dice di attenersi a questo fregolamento, inoltre sostiene che la caccia alle balene fa parte della cultura giapponese fin dall’antichità che le comunità costiere delle  prefetture di Chiba e Ishinomaki, nel nord del Giappone, praticano da tempo la caccia alle balene costiere, mentre a Taiji, nella prefettura di Wakayama, viene organizzata una tristemente nota mattanza annuale di delfini che serve a rifornire anche acquari e delfinari.

Ma le teadizioni giapponesi c’entrano n ben poco con la caccia in Antartide, visto  che le spedizioni nipponiche sono iniziate solo dopo la seconda guerra mondiale, quando il Giappone devastato dai bombardamenti atomici dipendeva dalle balene come principale fonte di carne.

Inoltre, anche se viene ancora venduta, in Giappone la carne di balena è più impopolare, con molte meno aziende che la vendono ora rispetto al passato.

Whale and Dolphin Conservation (Wdc)  fa notare che ci sono anche altri Paesi che cacciano ancora le balene e altri cetacei e l’Iwc  ha approvato nel 1985  una moratoria sulla caccia commerciale alle balene  che prevede alcune eccezioni: la Norvegia (che non aderisce alla moratoria) e l’Islanda (che aderisce alla moratoria solo parzialmente) cacciano ancora le balene per la carne. In Groenlandia, Russia, Usa e Saint Vincent e Grenadine continua la caccia di sussistenza da parte delle popolazioni autoctone. Alle isole  Fær Øer vengono cacciati i globicefali e la caccia “tradizionale” ai cetacei continua anche in altre  parti del mondo. Ma il Giappone resta l’unico Paese ad inviare baleniere  in ​​Antartide con la scusa della ricerca scientifica, asserendo di violer dimostrare che la popolazione di balene dell’Antartico è sana e può essere cacciata in modo sostenibile.

L’ International Union for Conservation of Nature (Iucn) ribatte che non ci sono dati sufficienti per determinare se le balenottere antartiche siano a rischio estinzione e anche se questi grandi cetacei sono sicuramente migliaia, i ricercatori stanno studiando un loro possibile declino negli ultimi 50 anni.

Per il Wwf, «Il fatto che nel 2018 ancora i giapponesi si arroghino il diritto di praticare la caccia alla balena è un’infamia senza giustificazione. Balene, balenottere, megattere, sono tra gli animali più affascinanti del Pianeta, dalla intensa vita sociale e sviluppata comunicazione: massacrarli per un uso commestibile è un eccidio che dobbiamo contrastare con tutti i nostri mezzi. La comunità internazionale dovrebbe intervenire con durezza per smontare una volta per tutte le finte giustificazioni scientifiche di Giappone e Islanda. Proteggere le balene nell’Oceano Antartico è essenziale per mantenere le popolazioni di questi cetacei in buona salute in tutto il mondo».

Il Wwf ricorda che «Gli oceani nascondono rischi ovunque per balene e cetacei in genere: non solo la caccia a ‘scopi scientifici’ che continua a fare il Giappone, ma anche il bycatch, la cattura accidentale che uccide almeno 300.000 balene e delfini ogni anno, la collisione con le navi e l’inquinamento con l’ingestione di microplastiche attraverso una catena alimentare ormai contaminata. La ricerca scientifica, in questo contesto, dovrebbe concentrarsi soprattutto sull’analisi e la ricerca di soluzioni che salvino le balene da tutte queste minacce, e non portando a terra i loro cadaveri dopo atroci sofferenze».

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