Ecco da dove arrivano gas che distruggono l’ozono

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Ecco da dove arrivano gas che distruggono l’ozono

L’aumento dei CFC che erodono l’ozonosfera, esponendo la vita terrestre alla minaccia dei raggi UV, potrebbe essere legato al riciclo senza regole di frigoriferi in diversi siti della Cina.
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È di pochi giorni fa l’allarme, lanciato dalla NOAA, sull’aumento inaspettato in atmosfera dei clorofluorocarburi, composti chimici che provocano un assottigliamento dell’ozono stratosferico.

Secondo lo studio pubblicato su Nature, dal 2012 in poi il declino di una formulazione in particolare, il CFC-11, comunemente usato nei refrigeranti, come propellente negli spray per aerosol e nella produzione di alcune sostanze plastiche, sarebbe diminuito del 50%: come se qualcuno stesse immettendo questa sostanza in atmosfera, nonostante sia stata bandita da un trattato, il Protocollo di Montreal (che ne prescrive la progressiva riduzione dal 1987).

Per Stephen Montzka, tra gli autori dello studio citato, la maggiore concentrazione di CFC sembra trovarsi sull’emisfero settentrionale. Uno studio pubblicato in sordina il 7 maggio, una settimana prima quello della NOAA, potrebbe aver individuato il processo responsabile.

La ricerca delle università di Shenzhen (Cina) e della Yale University (Usa) sembra suggerire che i CFC non provengono dalla nuove produzioni, quanto piuttosto dal riciclo sregolato di vecchie tecnologie. Parte delle emissioni dei gas che di nuovo minacciano l’ozonosfera, scudo della Terra contro alcuni tipi di raggi ultravioletti, proverrebbero da siti di riciclo di frigoriferi in Cina.

Il Paese asiatico è il principale produttore e consumatore mondiale di impianti refrigeranti e per l’aria condizionata. La visita di 50 negozi di riparazione di questi elettrodomestici nell’area di Shenzen, che raccolgono frigoriferi e condizionatori da privati o da venditori ambulanti, ha rivelato che spesso i vecchi frigoriferi vengono demoliti nei retrobottega – con la schiuma ricca di CFC liberata all’aria aperta – per rivendere il metallo attraverso circuiti di seconda mano.

Il team ha inoltre visitato sette centri autorizzati dal governo cinese per il riciclo dei CFC iniettati nella schiuma di poliuretano che isola le porte e le pareti di frigoriferi e freezer. Questa andrebbe scomposta in camere a bassa pressione, che permettono di isolare e neutralizzare chimicamente i CFC: tuttavia, spesso questi centri non riescono a controllare il processo di cattura e isolamento dei gas, e generano perdite.

I ricercatori non hanno esaminato gli impianti che riciclano i condizionatori industriali, come quelli utilizzati nei supermercati. Questi, quando vengono dismessi, possono liberare in atmosfera anche mezza tonnellata di CFC ciascuno.

Per quanto importante, lo studio, se confermato, spiegherebbe soltanto una parte dei 13 milioni di chilogrammi annui extra che secondo Montzka e colleghi vengono rilasciati dal 2012 in atmosfera. Per il team cinese, il cattivo riciclo dei frigoriferi è responsabile di quasi 1 milione di chili di emissioni di CFC – o 2,5 milioni, se si stima che ogni frigorifero venga tenuto per 15 anni, e che quelli abbandonati nell’ambiente siano quindi vecchi e più ricchi di CFC.

Una possibile verifica può arrivare dall’immissione dei dati sui CFC emessi in Asia nei modelli dei flussi d’aria, per tracciare la provenienza di questi gas. Se arrivassero da ampie aree del mondo, il problema potrebbe derivare dalle (cattive) politiche di riciclo. Se le emissioni risultassero invece localizzate su una singola regione, o persino una singola fabbrica, la responsabilità sarebbe più mirata e circoscritta.

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