Scoperto un batterio “estremo” nel lago vulcanico di Laguna Caliente in Costa Rica

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Scoperto un batterio “estremo” nel lago vulcanico di Laguna Caliente in Costa Rica

È un microrganismo del genere Acidiphilium e vive in un lago vulcanico della Costa Rica, un habitat infernale come lo si sarebbe potuto incontrare su Marte in epoca primordiale. Lo studio pubblicato sul Journal of Astrobiology suggerisce i luoghi più adatti dove cercare tracce fossili di microorganismi estremofili sul Pianeta rosso
di Alberto Laratro
www.media.inaf.it

Il lago Laguna Caliente, sul vulcano Poás in Costa Rica. Crediti: Geoffroy Avard/National University of Costa Rica

«Anche in un ambiente estremamente ostile può comunque esserci vita», garantisce Brian Hynek, geologo planetario alla University of Colorado di Boulder. Estremamente ostile quanto quello da lui perlustrato e studiato alla ricerca di forma di vita estremofile: microorganismi capaci di vivere e prosperare in condizioni limite. L’ambiente in questione è un lago di origine vulcanica chiamato, non a caso, Laguna Caliente, arroccato sul vulcano Poás in Costa Rica.

Più che un lago un inferno. Temperature prossime all’ebollizione e un’acidità milioni di volte maggiore rispetto a quella dell’acqua di rubinetto. Eppure anche in un ambiente per noi così mortale si sono trovate forme di vita. O meglio, una forma di vita. Un batterio del genere Acidiphilium, una forma di vita tanto semplice quanto tenace. Ed è proprio la sua tenacia ad aver interessato Hynek e il suo team: secondo il loro studio pubblicato su Journal of Astrobiology, microorganismi simili si sarebbero potuti sviluppare in tempi antichi su Marte, circa quattro miliardi di anni fa.

Agli albori della sua formazione il pianeta rosso non doveva essere troppo diverso da Laguna Caliente: pozze d’acqua acida e bollente ne punteggiavano la superficie vulcanica. Primordiali forme di vita avrebbero potuto fare affidamento sull’energia fornita dal calore idrotermale e dal ferro e dallo zolfo disciolti in acqua, piuttosto che dall’energia solare, molto più debole su Marte che sul nostro pianeta. «Marte era altrettanto estremo nella sua storia antica», ha confermato Hynek, «quindi non dovremmo aspettarci di trovare prove di una biodiversità su larga scala».

Il professor Hynek raccoglie un campione d’acqua. L’ambiente è talmente estremo che a lui e al suo team, durante le operazioni di raccolta dei campioni, è capitato di affrontare il rischio di eruzioni, respirare esalazioni di acido solforico e subire ustioni di secondo grado. Crediti: Geoffroy Avard/National University of Costa Rica

Laguna Caliente non è il luogo più ostile dove sono state trovate forme di vita, ma è uno fra quelli più dinamici, dove le condizioni cambiano repentinamente nel giro di poche ore. Condizioni, queste, estremamente pericolose anche per i ricercatori che hanno affrontato improvvisi geyser di vapore bollente, fumi tossici e rischi di eruzioni. Rischi, quest’ultimi concreti e che confermano l’estrema volatilità di ambienti simili, solo sette giorni dopo l’ultima spedizione del team di ricerca infatti, un eruzione vulcanica ha prosciugato il lago, cancellandolo dalle mappe.

Lo studio di Hynek sarà di fondamentale importanza per la futura missione della Nasa Mars 2020 che prevede l’invio di un rover sulla superficie marziana allo scopo di trovare tracce fossili di microorganismi simili a quelli trovati nel lago vulcanico o in altri ambienti estremi. «Questi sono gli ambienti dove probabilmente la vita si è formata sulla Terra. Se è successo anche su Marte, allora penso che questi sono i posti chiave dove cercare» ha spiegato Hynek.

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