La centrale nucleare galleggiante russa è arrivata nell’Artico

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La centrale nucleare galleggiante russa è arrivata nell’Artico

Servirà ad alimentare le miniere di carbone e le piattaforme petrolifere. Greenpeace e Bellona: è un grave pericolo per l’ambiente
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Dopo un viaggio di 4.000 chilometri iniziato il primo maggio a da San Pietroburgo, l’ Akademik Lomonsov, la centrale nucleare galleggiante russa – soprannominata dagli ambientalisti il “Titanic nucleare” – è arrivaa nel porto artico di Murmansk ed è stata ormeggiata ad Atomflot, il porto russo per la costruzione di  rompighiaccio nucleari,

La centrale nucleare galleggiante, che costerà 480 milioni di dollari, sarà rifornita di combustibile nucleare a luglio e poi verrà sottoposta a test che dureranno diversi mesi. La prossima estate, l’ Akademik Lomosovsarà rimorchiata verso la sua destinazione finale a Pevek, nella Chukotka, divisa dall’Alaska dagli 84 Km dello Stretto di Bering.

Rosatom, la compagnia nucleare statale russa, punta a realizzare centrali nucleari galleggianti con piccoli reattori mobili a  sia per  aumentare le riserve energetiche nelle regioni remote, specialmente nell’Artico, che per venderle o noleggiarle all’estero.

L’arrivo dell’Akademik Lomonosov a Murmansk è stato celebrato in pompa magna con una cerimonia alla presenza del capo del Rosatom Alesky Likhachev, che ha ricevuto una lettera di Greenpeace e di altri gruppi ambientalisti che sollecitano la compagnia ad esigere il rispetto rigoroso degli standard di sicurezza nel rifornimento e nel funzionamento dell’impianto.

Rashid Alimov,  coordinatore del progetto antinucleare di Greenpeace Russia, e Jan Haverkamp, consulente in materia di energia nucleare per Greenpeace Europa centrale e orientale, ricordano che «Il regolatore nucleare russo Rostechnadzor aveva mosso delle sommesse critiche a questo progetto. Ma fino a che non sarà in funzione una volta ormeggiato a Pevek, il reattore galleggiante non potrà ancora essere considerato una centrale nucleare, ma una chiatta. E dunque, a causa di questa falla nella legge sul nucleare, il regolatore non ha ancora la titolarità completa per poter effettuare le ispezioni né un mandato per presentare delle critiche. Solo una petizione firmata da dodicimila cittadini di San Pietroburgo, le interrogazioni all’assemblea legislativa della città e le gravi preoccupazioni espresse dai Paesi del Mar Baltico sul trasporto di due reattori pieni di combustibile nucleare irraggiato, senza che l’imbarcazione abbia una propria propulsione, hanno costretto Rosatom a mostrare un po’ di buon senso. Dunque il combustibile nucleare verrà ora inviato a Murmansk in treno».

Ma secondo Alexander Niktin di Bellona Russia  «Ci sono poche preoccupazioni riguardo alla sicurezza per il rifornimento dei due reattori nucleari KLT-40 della centrale a Murmansk, poiché la procedura verrà eseguita dai tecnici del porto di rottamazione nucleare, che stanno effettuando simili operazioni di rifornimento daquasi 50 anni. Tuttavia, il rifornimento di carburante è un’impresa essenzialmente pericolosa e la responsabilità per il mantenimento della sicurezza ricade su Atomflot».

Rosatom ha dichiarato che la centrale nucleare galleggiante «Fornirà energia non solo al porto di Pevek ma anche alle piattaforme petrolifere» e ha asserito che questo «Rappresenta un duro colpo contro i cambiamenti climatici e le emissioni nocive». Ma bellona controbatte che «Questa affermazione è solo una incerta tattica di marketing da parte dell’azienda, che per 14 anni ha cercato di giustificare il suo massiccio esperimento utilizzando l’energia nucleare come alternativa». E Greenpeace conferma: «Da Murmansk, la “Akademik Lomonosov” sarà rimorchiata l’anno prossimo per 5 mila chilometri in stato di carico (e per via dei test, con combustibile nucleare) lungo una rotta del Mar del Nord che, a causa del cambiamento climatico, è spesso parzialmente privo di ghiaccio, fino al minuscolo porto di Pevek, nella regione del nord-est della Chukotka. A Pevek l’obiettivo è di fornire 70 MW di elettricità ad una popolazione di circa 5 mila persone, al porto e alle miniere di carbone. Ma non è tutto. La “Akademik Lomonosov” sarà il primo esempio di una flotta di centrali nucleari galleggianti stazionate nell’Artico russo. Rosatom ha recentemente ricevuto il mandato di gestire tutte le spedizioni e lo sviluppo lungo la rotta del Mare del Nord: una mossa per preparare il terreno per lo sfruttamento su larga scala della parte russa dell’Artico, alla ricerca cioè di petrolio, gas e carbone. Queste centrali nucleari galleggianti devono fornire energia per estrarre combustibili fossili, la causa stessa della distruzione del clima».

Già nel 1995 gli ingegneri di Rosatom avevano proposto all’Internationa atomic Energy agency di sviluppare centrali nucleari galleggianti per  produrre elettricità e per la desalinizzazione dell’acqua di mare in altre parti del mondo, come le isole remote in Indonesia e nelle Filippine. Un esempio che anche la Cina intende seguire su isole remote. I russi dicono che ci sarebbe la fila di compratori delle centrali nucleari galleggianti, ma a quanto pare la Cina pensa di costruirsela in proprio e tra i Paesi davvero interessati solo il Sudan avrebbe infrastrutture portuali adatte ad ospitare una centrale nucleare galleggiante russa.

Per Bellona, «Questa mancanza di interesse è probabilmente una buona cosa» e ricorda di aver sempre sostenuto che  trasportare dei reattori nucleari via mare in aree lontane e scarsamente popolate crea una serie di grossi problemi ambientali: «Le loro installazioni remote presentano ostacoli a una  corretta risposta alle catastrofi in caso di incidente nucleare, e le loro capacità di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito sono limitate. Le centrali galleggianti sono anche molto più vulnerabili ad altre minacce di quanto non lo siano le loro controparti terrestri, in particolare al mare e ai terroristi in cerca di componenti per le bombe sporche«.

Rosatom ha risposto che l’Akademik Lomonosov è attrezzato contro minacce come tsunami, trombe d’aria e altri eventi meteorologici estremi, ma Greenpeace non crede a queste rassicurazioni e si chiede: «Cosa potrebbe succedere, ad esempio, in caso di tsunami? A causa dello tsunami che devastò l’Asia meridionale nel 2004 alcune navi furono letteralmente trascinate per chilometri nell’entroterra. Vogliamo ricordare quello che è accaduto a Fukushima nel 2011? Abbiamo già dimenticato quelle immagini? Se questo sviluppo non verrà fermato, la prossima catastrofe nucleare potrebbe essere una Cernobyl-on-ice o una Chernobyl-on-the-rocks.

Per giustificare questo costosissimo e avventuristico progetto, la propaganda di Rosatom  esalta il fatto che l’Akademik Lomonosov è la prima centrale galleggiante del mondo, ma in realtà non è così: la prima centrale nucleare al mondo montata su una nave, la statunitense Sturgis, è stata la MH-1A, che non era stata specificamente progettata per questo scopo. «Era una vecchia nave Liberty su cui era installato un reattore – conclude Greenpeace –  E non è stato un vero successo. Ha funzionato solo 7 anni nella zona del Canale di Panama, è stata poi messa fuori servizio, essendo stata danneggiata da una tempesta, lasciata in un deposito e poi dimenticata per 38 anni. Attualmente è in fase di smantellamento negli Stati Uniti, a Galveston».

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