IL TERREMOTO DI BOVEC DI Md 5.6 DEL 12 APRILE 1998 IN SLOVENIA
Nella Slovenia occidentale, in un’area posta a circa 15 km dal confine italiano, il 12 aprile 1998 alle ore 10:55:33 GMT si è verificato un terremoto di MD=5.6. Il sisma, che ha interessato il comprensorio Lepena-Kobarid-Bovec (media valle della Soca/F. Isonzo), ai piedi del Monte Tricorno, e che ha provocato gravi danni alle abitazioni della zona epicentrale, anche in conseguenza di vistosi fenomeni d’amplificazione di sito, ma ha determinato risentimenti anche in territorio italiano, in particolare nella porzione più orientale del Friuli-Venezia Giulia.
Ci fu una vittima per infarto, con oltre settecento persone rimaste senza casa. Il sisma causò danni anche in Italia: l’epicentro si trovava infatti a pochi chilometri dal territorio del Friuli-Venezia Giulia, e crollò parte del campanile di Caporetto, il comune noto per l’ecatombe di soldati italiani avvenuta nel 1917 in piena Prima Guerra Mondiale.
La regione considerata appartiene al dominio dinarico esterno e più precisamente è situata nella zona di sovrapposizione fra due unità cinematico-strutturali di età cenozoica: la catena dinarica a sovrascorrimenti SW-vergenti di età paleogenica (Mlakar, 1969), il cui fronte si estende sino alle Dolomiti (Doglioni e Siorpaes, 1990), e quella sudalpina orientale, strutturatasi dal Neogene ad oggi con una serie di accavallamenti a direzione circa E-W e trasporto tettonico verso S, che si estende dal Veneto occidentale sino al confine sloveno (Castellarin et al., 1992 e bibliografia citata).
Attualmente sia il sistema di sovrascorrimenti dinarici che quello sudalpino appaiono troncati da un fascio di faglie trascorrenti destrorse a direzione NW-SE (in particolare: faglia di Branik, di Postojna, di Idrija, di Bled-Mojstrana) di età neogenico-quaternaria. Il fascio di faglie trascorrenti agisce da svincolo cinematico (Bressan et al., 1998) per la catena sudalpina orientale. Nell’ambito del dominante regime trascorrente destro si sviluppano deformazioni transpressive (Del Ben et al., 1991). nonché estensionali e transtensive secondo Poli e Renner (1998).
La sismicità storica della regione esaminata è di basso livello. Farebbe eccezione il terremoto del 26 marzo 1511 (IX grado MCS), il cui epicentro, posto nella zona di Idrija secondo il catalogo CFT2 (Boschi et al., 1995), risulta spostato verso Gemona nel Catalogo NT4 (Camassi e Stucchi, 1996).
Pur tenendo conto che il terremoto di Bovec è avvenuto in una regione ancora a limitata copertura strumentale e che un monitoraggio completo è iniziato solo successivamente al maggio 1977 in seguito all’installazione della rete sismometrica del Friuli-Venezia Giulia (RSFVG), la sismicità registrata risulta comunque essere di modesto livello. Nel periodo compreso fra il 6 maggio 1977 e l’11 aprile 1998 nell’area sono stati localizzati 77 eventi di bassa magnitudo, di cui solo 6 con magnitudo compresa tra 3.0 e 3.1.
Alle ore 10:55:33 GTM del 12.4.98 una scossa di MD=5.6, con epicentro localizzato presso la Val Lepena a una decina di km a SE di Bovec e ipocentro a circa 15 km di profondità, ha dato inizio ad una sequenza sismica che è ancora in corso. Al 31/12/1998 sono state registrate oltre 4000 repliche, delle quali 770 sono state localizzate. Lo studio della sequenza è stato limitato all’arco di tempo compreso fra aprile e giugno 1998, poiché ritenuto il più rappresentativo. Mediante l’utilizzo delle polarità dei primi arrivi relativi a 52 stazioni italiane ed europee sono stati costruiti i meccanismi focali dei principali eventi della sequenza.
La scossa principale mostra un classico meccanismo di faglia trascorrente (s1 = 179/02 e s3 = 269/02) con piani di movimento NW-SE (destro) e NE-SW (sinistro) ad alto angolo (Fig. 1). La replica principale del 6.05.98 (MD=4.6) presenta identico meccanismo focale, anche se con profondità ipocentrale minore (10.9 km).
Fig. 1 – Carta tettonica della regione friulana orientale e slovena nordoccidentale. La zona in grigio indica la distribuzione epicentrale degli eventi registrati fino al 30.06.1998; il tratteggio segna il limite dei rilievi verso la pianura friulana. Legenda : a) sovrascorrimenti affioranti (tratto continuo) o presunti e sepolti (tratteggiato); b) faglie ad alto angolo, per lo più trascorrenti (la freccia indica il senso di movimento); FPP: faglia di Passo Potoce; GO: Gorizia; TS: Trieste; UD: Udine. In alto a destra i meccanismi focali della scossa principale del 12.04.98 (1: MD=5.6) e della sua replica maggiore del 6.05.98 (2: MD=4.6), le cui localizzazioni epicentrali sono riportate nello schema strutturale
Anche le nove repliche con 3.5≤MD<4 presentano generalmente meccanismi focali inquadrabili in un contesto di movimenti trascorrenti. Al contrario le repliche con 3.0≤MD<3.5 mostrano una più ampia diversificazione nel tipo di meccanismo focale anche se globalmente prevalgono quelli distensivi o transtensivi. I meccanismi focali delle maggiori scosse sono congruenti con l’attuale campo di sforzi regionale caratterizzato da s1 suborizzontale a direzione circa N-S. Al contrario, la vasta gamma di tipi di meccanismi focali degli eventi di bassa magnitudo suggerisce che il riaggiustamento della porzione crostale interessata dalla deformazione avvenga per mezzo della riattivazione di differenti sistemi di discontinuità preesistenti.
Le localizzazioni epicentrali delle scosse analizzate mostrano una distribuzione nettamente orientata in senso NW-SE (Fig. 1) in corrispondenza della quale esiste una faglia trascorrente destra che si estende per una ventina di km in direzione NW-SE, nota in letteratura come faglia di Passo Potoce (Cousin, 1981). Dallo studio effettuato sulla sequenza di Bovec e in particolare sui meccanismi focali delle scosse principali, si può affermare che la faglia di Passo Potoce sia una struttura sismogeneticamente attiva in senso trascorrente e che ad essa sia da collegare il terremoto di Bovec.
Fig. 2 – Mappa delle isosisme del terremoto del 12/04/98 – Scala MCS.
Subito dopo l’evento principale è stato effettuato un rilevamento dei danni esteso a tutta l’area colpita, dal quale risulta che l’intensità macrosismica della zona epicentrale raggiunge l’VIII-IX grado MCS. Sulla base delle osservazioni effettuate è stata ricavata la carta delle isosiste (Fig. 2). La distribuzione areale della massima intensità macrosismica segue generalmente l’andamento del lineamento strutturale menzionato, fatta eccezione per gli effetti di sito particolarmente evidenti nelle località di Bovec, Drezniške Ravne e Magozd, dove la presenza di sedimenti alluvionali superficiali ad architettura complessa, talora accompagnati da una non adeguata tipologia costruttiva, possono avere concorso alla irregolare distribuzione dei danni.
Particolare attenzione è stata posta nel rilevamento dei danni in territorio italiano: gli effetti sui centri abitati più vicini all’area epicentrale sono risultati sempre modesti e non superano mai il V-VI grado MCS. Il minor grado di adeguamento antisismico degli edifici nelle aree marginali all’epicentro del 1976 giustifica l’estensione dell’isosisma di VI grado verso N fino ad includere Tarvisio e di quella di V grado verso SE a comprendere Cormons. Viceversa, l’isosisma di V grado si trova fortemente spostata verso E in corrispondenza dell’area maggiormente colpita nel 1976, dove è stata completata la ristrutturazione antisismica degli edifici preesistenti a questo evento. Tale fatto evidenzia ancora una volta l’importanza fondamentale che l’adeguamento antisismico degli edifici, in particolare quelli di antica costruzione, riveste per la mitigazione del rischio sismico.