Risolto dall’FBI il mistero della mummia decapitata
Un’antica tomba egizia violata e una testa rimasta a lungo senza nome (né genere): ecco come è stato possibile risolvere un cold case durato 4.000 anni. www.focus.it
I medici forensi del Federal Bureau of Investigation (FBI) potrebbero avere appena risolto un mistero che si trascina da più di un secolo, e che riguarda una mummia egizia decapitata vecchia 4000 anni.
L’enigma ebbe inizio nel 1915, quando un gruppo di archeologi al lavoro nella necropoli di Deir el-Bersha, nella Valle del Nilo (Egitto), riuscì ad accedere, con l’aiuto della dinamite, a una tomba rimasta fino ad allora nascosta. All’interno, una macabra scoperta: la testa senza corpo di una mummia giaceva appoggiata su una bara in legno di cedro.
Quiete violata. La stanza, ribattezzata Tomba 10A, era il luogo di riposo finale del governatore Djehutynakht e della moglie, che attorno al 2000 a.C., nella fase del Medio Regno, amministrarono una provincia dell’alto Egitto. Ma più che a un sepolcro, quel luogo somigliava a una scena del crimine: a un certo punto nell’arco dei 4000 anni precedenti, alcuni ladri di tombe avevano fatto irruzione nella camera, rubato ori e gioielli e lasciato il corpo decapitato di uno dei due morti abbandonato in un angolo.
A chi apparteneva quella salma (o se preferite: quella testa)? Al governatore o alla moglie? Inutile sperare di capirlo dai lineamenti del viso. La TAC del cranio avvolto dalle bende, eseguita nel 2005 al Massachusetts General Hospital, rivelò che mancavano gli zigomi e parte delle mascelle, indispensabili per risalire al genere del malcapitato/a.
Era necessario un esame del DNA, ma estrarne un campione analizzabile da un corpo rimasto per 4000 anni al caldo, in una tomba, si è rivelata, nel tempo, un’impresa tutt’altro che semplice, che ha visto fallire diversi gruppi di ricerca.
L’estrazione di un dente dalla testa della mummia nel 2009: il reperto era essenziale per le analisi del DNA. | Museum of Fine Arts
Finché il molare della mummia non è arrivato nell’ufficio di Odile Loreille, a Quantico, Virginia. Prima di collaborare con l’FBI, la ricercatrice aveva dedicato per 20 anni allo studio di DNA antichissimo e danneggiato. Era riuscita a estrarre materiale genetico dai resti di un orso delle caverne vissuto 130 mila anni fa, aveva lavorato ad alcuni casi di vittime anonime della Guerra di Corea, all’identificazione di un piccolo naufrago del Titanic e di due bambini della famiglia Romanov assassinati durante la Rivoluzione Russa.
Rimasta sola con la testa, Loreille ha perforato il dente, estraendone alcuni milligrammi di polveri. Quindi ha mischiato quanto ottenuto con un liquido che le ha permesso di amplificare la quota di DNA disponibile (ossia creare copie multiple delle sequenze da studiare), portandola così a livelli più facilmente analizzabili.
A questo punto, per capire se quello estratto fosse in effetti il DNA della mummia o soltanto quello dei ladruncoli (e degli archeologi) che l’avevano toccata, ha valutato quanto il codice genetico che aveva per le mani fosse danneggiato. I segni di una forte compromissione – come quella causata da 4000 anni di storia – hanno confermato che si trattava del DNA della mummia.
Infine, ha dato in pasto i dati acquisiti ad un software per l’analisi della percentuale di cromosomi. «Nel caso di femmina ci sono più X. Nel caso di maschio, X e Y» ha spiegato la scienziata al New York Times, che sul caso ha pubblicato un bel reportage. Il responso è stato inequivocabile: maschio. Si trattava quindi della testa del governatore.
Al di là della chiusura del caso, il lavoro è stato importante perché dimostra che è possibile estrarre e analizzare il DNA di reperti anche molto antichi, come quelli egizi. È una delle prime volte, ma non la prima in assoluto: proprio lo scorso anno, la prima estrazione del DNA mitocondriale di mummie egizie avvenuta con successo ha dimostrato che queste antiche popolazioni erano più simili agli attuali mediorientali ed europei che ai moderni abitanti dell’Egitto (più vicini invece ai popoli dell’Africa subsahariana).