La “strana scossa” di Mw 8.6 di Sumatra dell’11 aprile 2012
Due i record stabiliti dall’evento: mai un sisma così forte (8,6 Richter) in una faglia trasforme e all’interno di una placca
di Paolo Virtuani tratto da www.corriere.it
La mattina (ora italiana) dell’11 aprile 2012 il mondo restò alcune ore con il fiato sospeso: al largo di Sumatra era stata registrata una scossa di terremoto di Mw 8.6, di poco inferiore ai due megasismi che provocarono gli tsunami del Giappone nel 2011 e dell’Indonesia nel giorno di Santo Stefano del 2004.
Immediato fu l’allarme maremoto diffuso su tutte le coste dell’oceano Indiano, ma per fortuna dopo poche ore rientrò. Non fu registrata nessuna onda anomala significativa e anche le vittime, fortunatamente, furono in tutto dieci. Perché, si sono chiesti gli scienziati, un terremoto di una simile forza, seguito pochi minuti dopo da un altro di Mw 8.2, non ha provocato disastri? Analizzando tutti i dati a disposizione, ora i geofisici sono giunti alla conclusione che si trattò di un «terremoto-labirinto».
In rosso le faglie trasformi di una dorsale oceanica
I movimenti delle faglie possono essere di tre tipi: di compressione (inversa), di distensione (diretta) o di slittamento laterale. Questi ultimi possono avvenire in due tipi di faglie: trascorrenti una di lato all’altra (come la famosa faglia di San Andrea in California) o trasformi nei fondi marini, che mettono a contatto due blocchi dislocati di una dorsale oceanica. Il terremoto dello scorso 11 aprile avvenne in un sistema di faglie trasformi sottomarine.
L’anomalia consiste nella magnitudo di questo terremoto, che è stata di gran lunga maggiore di quella che i geologi ritenevano la massima possibile per una faglia trasforme di intraplacca. Inoltre la frattura non si è propagata lungo una linea più o meno retta come in un terremoto «normale», ma ha proseguito a zig-zag con angoli retti come in un labirinto, come si evince dall’immagine appena qui sopra di un sistema di faglie trasformi. Il terremoto, della durata di tre minuti, interessò almeno tre diversi piani di faglia con rotture che si diffusero in ambo le direzioni della faglia saltando ad angolo retto da un piano all’altro. La rottura si propagò anche molto in profondità per questo tipo di terremoti, raggiungendo gli 80 chilometri sotto la superficie interessando la parte superiore del mantello terrestre, dove le rocce – a causa della pressione e della temperatura – diventano «molli» e meno adatte alla rottura.
L’analisi è stata effettuata dai ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) e pubblicata sul numero del 19 luglio di Science Express. La scossa dell’11 aprile 2012 quindi non solo fu la più alta mai registrata in una faglia trasforme, ma ha ottenuto altri due record: la più forte all’interno di una placca, mentre terremoti così forti si pensava potessero avvenire solo ai margini delle placche in subduzione o in collisione, e la più forte in una faglia a slittamento laterale.