Uccisa con 5 proiettili Marielle Franco, l’attivista che lottava per i diritti nelle favelas

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Uccisa con 5 proiettili Marielle Franco, l’attivista che lottava per i diritti nelle favelas

Si batteva per i diritti nelle favelas e contro i narcotrafficanti per questo Marielle Franco, nota militante per i diritti umani, è stata un uccisa con 5 colpi di proiettili a Rio de Janeiro. Durante una delle sue lotte aveva denunciato la polizia militare.
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Laureata in Sociologia, Marielle Franco amava definirsi ‘nera, lesbica e attivista politica, madre a 19 anni e femminista’, viveva nella favela della Marè, presidiata dai carri armati.

L’agguato è avvenuto mercoledì sera, un’ esecuzione in piena regola: cinque colpi di pistola per Franco, due per l’autista Anderson Pedro Gomes che era con lei in macchina. Con loro anche la consigliera del partito Fernanda Chaves rimasta fortunatamente illesa. L’autista le aveva fatte salire a bordo dopo una riunione con un gruppo di donne di colore.

Tre o quattro i killer che hanno agito mentre lungo rua Joaquim Palhares, a Estácio, il traffico era ancora intenso. Momenti di grande panico dove a pagare con la vita è stata appunto Marielle Franco, quinta tra le più votate alle ultime elezioni amministrative e consigliera del Partido Socialismo e Libertade (PSOL).

marielle franco

Nei giorni scorsi la donna aveva criticato gli interventi della polizia militare e dei soldati ad Acari, una favela a nord di Rio, scrivendo il proprio dissenso su Facebook:

“Dobbiamo urlare in modo che tutti sappiano cosa sta succedendo ad Acari in quel momento. Il 41° Battaglione della polizia militare di Rio de Janeiro sta terrorizzando e violentando i residenti. Questa settimana due giovani sono stati uccisi e gettati in un vallone. Oggi la polizia ha camminato per strada minacciando i residenti. Succede da sempre e con i nuovi interventi dell’esercito è diventato ancora peggio”.

Rio scende in piazza

Adesso Rio è sconvolta e scende in piazza per ricordarla, ma anche per denunciare gli atti di violenza. Human Rights Watch e Amnesty International hanno condannato l’ uccisione, mentre amici, colleghi e politici hanno reso omaggio alla donna.

Daiene Mendes, studentessa di giornalismo e attivista del Complesso do Alemão, ha dichiarato:

“Più che un’amica, Marielle era il simbolo delle nostre più grandi conquiste. Una donna come noi, nera, dalla favela, che ha avuto molta forza per affrontare le sfide istituzionali, quelle da cui la politica ci ha sempre tenuti lontani”.

“Era un simbolo della politica in cui crediamo. Non sono mai stato così spaventato. Le persone sono scioccate da quello che è successo. Lo hanno fatto ad uno dei legislatori più popolari di Rio. Cosa gli impedirà di farlo agli altri?”, ha detto Jefferson Barbosa, studente della comunicazione che ha lavorato con Franco alla legislatura statale.

marielle piazza

Foto: Antonio Lacerda / EPAAntonio Lacerda / EPA

Solo qualche giorno fa, avevamo parlato del patto sui diritti ambientali per proteggere i difensori delle terre ancestrali e punire i colpevoli di massacri, minacce e attacchi.

Un patto che alla luce di questo nuovo omicidio è quanto mai necessario. Secondo la ong Global Witness in collaborazione con The Guardian, sono 197 gli attivisti uccisi nel mondo nel 2017. Uomini e donne massacrati solo per aver combattuto per la difesa dei diritti umani.

Diritti che vengono sempre più spesso negati, basti ricordare l’uccisione di Berta Càceres che da anni lottava per difendere i diritti delle popolazioni indigene dell’Honduras e che nel 2015 aveva ricevuto il prestigioso Goldman Environmental Prize, da molti considerato il Nobel per l’ambiente. Senza dimenticare tutti gli altri da Laura Leonor Vásquez Pineda e Isidro Baldenegro López fino a Edwin Chota, l’attivista peruviano noto per le sue azioni di difesa dell’Amazzonia dalla deforestazione e tantissimi altri.

Dominella Trunfio

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