Il terremoto di Cefalù del 5 Marzo 1823

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Il terremoto di Cefalù del 5 Marzo 1823

L’area maggiormente colpita dal terremoto comprende il tratto di costa tra Capo d’Orlando e Capo Calavà e, nell’entroterra, i centri abitati di Patti e di Naso
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La sismicità della Sicilia orientale, rappresenta la principale espressione della dinamica attuale che caratterizza questa porzione del bacino del Mediterraneo e certamente riveste la massima importanza nella valutazione dei possibili effetti di futuri movimenti tellurici in Sicilia.
È peraltro da rilevare, che altre zone dell’isola sono state in passato interessate da terremoti che hanno procurato danni rilevanti e perdite di vite umane e che hanno avuto origine in aree sismogenetiche distinte da quella del settore orientale siciliano.
Un’area sismogenetica con caratteristiche distinte e autonome rispetto a quelle della Sicilia orientale è rappresentata dal margine tirrenico dell’isola, dove anche in tempi molto recenti (terremoto del Golfo di Patti, Aprile 1978; terremoto di Pollina, Giugno 1993) si sono registrati sintomi di una dinamica tuttora viva e per nulla sopita.

Il terremoto del 5 Marzo del 1823 non è certamente uno dei terremoti più gravi che si sia verificato in questa regione, ma la scelta di illustrarne sinteticamente gli effetti è derivata da alcune sue caratteristiche che consentono di richiamare l’attenzione su aspetti specifici meritevoli di attenzione; tra questi vale ricordare lo sviluppo asimmetrico e l’ampia estensione della zona gravemente colpita e l’apparente anomalia di alcuni effetti in settori periferici rispetto all’area mesosismica.

La scossa principale (intensità massima pari all’VIII-IX grado MCS, Mw 5.81) si verificò nel tardo pomeriggio del 5 Marzo e fu preceduta da alcuni eventi precursori di minore intensità registrati a metà del precedente mese di Febbraio e nel primo pomeriggio dello stesso 5 Marzo. Il quadro temporale che si riferisce alle repliche non è del tutto chiaro, ma sembra che una diffusa sismicità si sia protratta fino a tutto il mese di Agosto, anche se alcuni Autori ritengono che non tutti i terremoti di questo periodo possano essere interpretati come repliche dell’evento del 5 Marzo.

L’area maggiormente colpita dal terremoto comprende il tratto di costa tra Capo d’Orlando e Capo Calavà e, nell’entroterra, i centri abitati di Patti e di Naso; quest’ultimo è certamente quello che ha subito i maggiori danni. L’epicentro del terremoto è da porsi certamente in mare, come confermato anche dall’onda di marea che colpì un esteso tratto di costa, anche se comunemente si tende a identificarlo con l’abitato di Naso, dove fu registrato il massimo danno. A Naso la catastrofe fu evitata grazie al verificarsi dei due eventi precursori distintamente avvertiti dalla popolazione nelle prime ore del pomeriggio. A causa di quelle scosse, di più modesta entità, ma pur sempre tali da ingenerare un certo panico, la maggior parte della popolazione aveva abbandonato le proprie case rifugiandosi nei campi; questa fortunata condizione fece sì che il numero delle vittime fosse limitato a due. Il campo macrosismico, nel suo insieme, mostra uno spiccato allungamento in direzione parallela all’andamento della costa, ma risulta interessante notare come gli effetti si smorzino rapidamente ad oriente dell’epicentro mentre tendono ad estendersi in direzione occidentale.

Pur in un siffatto contesto di spiccata asimmetria del campo macrosismico, risulta comunque singolare la constatazione degli effetti a Palermo, ad una distanza di circa 100 Km dall’epicentro, dove fu registrato il crollo totale di numerosi edifici, la morte di 19 persone ed il grave ferimento di altre 25. La maggior parte dei ricercatori che si è occupata dello studio di questo terremoto è concorde nell’attribuire la cause di questa spiccata anomalia, che ha riguardato l’abitato di Palermo, a fattori di natura topografica e geologica che hanno prodotto la locale esaltazione degli effetti. Un ulteriore e rilevante aspetto che ha contribuito ad aggravare i danni osservati a Palermo è rappresentato dal fatto che molti edifici in quella città erano stati già gravemente danneggiati dal terremoto del 1726 (durante il quale morirono circa 400 persone) che ne aveva pertanto compromesso le caratteristiche di resistenza.

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