Ecco perché una scoperta italiana potrebbe curare la sclerosi multipla

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Ecco perché una scoperta italiana potrebbe curare la sclerosi multipla

Ricercatori italiani hanno scoperto che l’azione di riparazione della guaina mielinica ad opera di specifiche cellule viene interrotta dall’infiammazione cerebrale. Aver svelato questo meccanismo potrebbe portare a terapie innovative per curare la sclerosi multipla e altre patologie neurodegenerative.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it

L’infiammazione cerebrale blocca la capacità di alcune cellule presenti nel cervello di avviare la riparazione del tessuto, un meccanismo scoperto da ricercatori italiani che potrebbe portare a una cura della sclerosi multipla e di altre patologie neurodegenerative. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Maria Pia Abbracchio dell’Università Statale di Milano, in precedenti studi avevano scoperto che alcune cellule progenitrici degli oligodendrociti precoci (OPC) che espongono uno specifico recettore, il GPR17, possono maturare in oligodendrociti mielinici, cioè produttori di mielina che possono riparare i tessuti danneggiati.

Com’è noto il processo di demielinizzazione è alla base di patologie neurodegenerative come appunto la sclerosi multipla, una malattia autoimmune. La guaina mielinica riveste infatti gli assoni dei neuroni, e un suo deterioramento – in questo caso specifico ad opera del sistema immunitario – comporta gravi deficit fisici e cognitivi. Riuscire a ripristinare la mielinizzazione del tessuti deteriorati è il principale obiettivo dei ricercatori impegnati nella lotta alla sclerosi multipla, e con la ricerca guidata dalla professoressa Abbracchio ora sappiamo che l’azione dei precursori degli oligodendrociti mielinici viene interrotta proprio dall’infiammazione cerebrale.

Allora come ripristinare il processo di riparazione? Secondo gli studiosi la strategia migliore è quella di adottare farmaci anti-infiammatori in associazione con agenti mielinizzanti, che operando in sinergia favorirebbero anche l’azione dei precursori con recettore GPR17. Abbracchio e colleghi hanno infatti dimostrato che queste cellule “coltivate” in vitro maturano effettivamente in oligodendrociti mielinici. Ciò potrebbe portare a terapie innovative in grado di ridurre i sintomi e contrastare patologie alla stregua della sclerosi multipla. I dettagli della ricerca italiana sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Glia.

[Credit: Herney]

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