Le città emettono il 60% di CO2 in più di quanto si pensasse

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Le città emettono il 60% di CO2 in più di quanto si pensasse

Contabilizzando anche le emissioni prodotte altrove per garantire i consumi dei loro residenti, uno studio ha stabilito che il contributo delle metropoli al cambiamento climatico è molto maggiore del previsto
di Stephen Leahy
www.nationalgeographic.it

L’impronta “carbonica” di alcune delle più grandi città del mondo, se si prendono in considerazione tutti i prodotti e i servizi consumati, è maggiore del 60% rispetto a quanto stimato.

La nuova analisi, contenuta nel rapporto presentato a Edmond, in Canada, nel corso della conferenza dell’IPCC dal titolo Cities and Climate Change Science, tiene conto delle emissioni di anidride carbonica prodotte fuori dalle metropoli per realizzare il cibo, le apparecchiature elettroniche, i materiali di costruzione, gli spostamenti aerei e altri beni ancora di cui usufruiscono i loro residenti.

Le città del Pianeta emettono il 70% delle emissioni di CO2 globali, ma questa percentuale aumenta se si includono anche le emissioni necessarie a garantire questo insieme di consumi, spiega l’autore del rapporto Michael Doust, direttore del programma C40 Cities, un network che raccoglie le metropoli di tutto il mondo impegnate a contrastare i cambiamenti climatici.

“Sapere a quanto ammontano le emissioni dei nostri consumi e dove vengono prodotte permette alle amministrazioni e agli abitanti delle città di intraprendere scelte più efficaci su come ridurle”, sottolinea Doust.

Città

più benestanti, come Londra, Parigi, New York, Toronto, o Sydney, prive ormai di settori industriali di rilievo, hanno ridotto significativamente le loro emissioni locali. Tuttavia, con le emissioni associate al loro consumo di beni e servizi, le emissioni di queste metropoli sono in realtà aumentate in maniera sostanziale e sono tra le più alte al mondo nel rapporto pro capite. Allo stesso tempo, città dell’India, del Pakistan o del Bangladesh dove si trovano centri di produzione industriale generano grandi quantità di inquinamento atmosferico e di CO2 per realizzare prodotti venduti e consumati in Occidente.

Il report “Consumption-based GHG emissions of C40 cities“, ha preso in esame le emissioni di gas serra associate con i beni e i servizi consumati dai residenti di 79 città aderenti al network C40, inclusi cibo, abbigliamento, apparecchiature elettroniche, trasporto aereo, camion per le consegne e le industrie della costruzione.

“Sui cambiamenti climatici stiamo ancora andando nella direzione sbagliata”, spiega Mark Watts, direttore esecutivo di C40 Cities. Le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 60% dall’adozione del Protocollo di Kyoto del 1997. “Usare più energia rinnovabile e il trasporto pubblico non sarà sufficiente a invertire questo stato di cose”, dice Watts. “Dobbiamo ridurre i nostri consumi”.

“Questa nuova ricerca aiuterà gli amministratori cittadini a capire meglio gli impatti reali della loro città sul cambiamento climatico globale e svolgere così un ruolo di leadership ancora maggiore nel contrastarlo”, aggiunge.

“Ciò che compriamo deve essere parte dei nostri sforzi per ridurre le nostre emissioni. Non possiamo semplicemente delocalizzarle”, osserva il sindaco di Edmonton Don Iveson. “Acquisti più consapevoli e locali, oltre alla riduzione degli sprechi, sono parte di ciò che si può fare per ridurre le emissioni collegate ai consumi”.

Nel tentativo di tener conto di questo nuovo approccio nella contabilità delle emissioni, la città di Parigi sta concentrando la sua offerta turistica verso quelle nazioni da cui si può arrivare in treno, contrastando così le emissioni prodotte dal traffico aereo. Inoltre sta incoraggiando i suoi abitanti a cambiare anitudini alimentari, riducendo il consumo di carne, la cui produzione richiede grandi quantità di emissioni.

Stoccolma ha chiesto invece a tutte le imprese di costruzione di stimare le emissioni necessarie ai materiali utilizzati in edilizia. Semplicemente osservando questi dati è stato possibile scegliere prodotti che richiedono minori emissioni, ricorda Doust. Ciò che questo rapporto dimostra è che le città hanno la possibilità di ridurre ancor di più le loro emissioni globali se affrontano il loro modo di consumare, conclude.’

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