La stazione spaziale cinese Tiangong-1 potrebbe caderci addosso tra fine marzo e inizio aprile

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La stazione spaziale cinese Tiangong-1 potrebbe caderci addosso tra fine marzo e inizio aprile

Nelle zone a maggior rischio c’è anche l’Italia centro-meridionale, ma le probabilità che qualcuno venga colpito sono irrilevanti
www.wired.it

Secondo le ultime previsioni dell’agenzia Aerospace Corporation, la stazione spaziale cinese, da mesi in caduta libera verso la Terra, dovrebbe rientrare nell’atmosfera tra il 29 marzo e il 9 aprile 2018. L’Agenzia spaziale europea (Esa) conferma: pare dunque che il Palazzo celeste sia ormai prossimo alla fine della corsa.

Una conclusione amara  di una tanto breve quanto illustre esistenza. Ma, per la consolazione dei più sentimentali, sappiate che Tiangong-1 potrebbe lasciarci qualche pezzo di sé. Qui, sulla Terra. Magari proprio in Italia. Date le sue dimensioni (10,5 metri per oltre 8 tonnellate di peso), è possibile infatti che alcuni detriti resistano alla combustione in atmosfera e raggiungano il suolo in una fascia compresa tra 43°Nord e 43°Sud di latitudine. Praticamente due terzi del Pianeta.

Ancora a pochi giorni dalla presunta data dello schianto, gli scienziati non sono in grado di dire esattamente in che punto del globo avverrà il rientro né tanto meno dove cadrebbero eventuali detriti.

“Se ciò dovesse succedere – scrivono gli esperti di Aerospace nel loro rapporto – qualsiasi detrito superstite cadrebbe in una regione di poche centinaia di chilometri”. No, nessuna contraddizione da parte dell’agenzia. Si tratta infatti di probabilità, visualizzate efficacemente con il planisfero allegato al rapporto: in blu le aree del pianeta non interessate dal passaggio di Tiangong-1 (quindi con probabilità nulla di essere bersaglio di detriti), in verde le regioni con minori probabilità di schianto e in giallo quelle in cui il rischio è più elevato.

Tiangong
(Credits: Aerospace Corporation)

La mappa non lascia dubbi: tra i Paesi che potrebbero venire interessati dai detriti di Tiangong-1 ci sono Cina, Medio Oriente, Stati Uniti del Nord, parte dell’Oceania e alcune regioni all’estremo Sud dell’America meridionale. In Europa invece la prima linea è costituita da Spagna, Portogallo, Francia, Grecia e anche molta della nostra Italia (diciamo da Firenze in giù).

Corriamo dunque qualche pericolo? Ammettendo che qualche detrito resista al rientro in atmosfera, si legge nel rapporto, “le probabilità che una specifica persona (per esempio, tu) venga colpito da un detrito di Tiangong-1 è di un milione di volte più piccola di quella che avrebbe di fare jackpot al powerball”.

Nella storia delle missioni spaziali, infatti, nessuna persona ha mai subito danni causati dall’impatto di qualche detrito (solo una ci è andata vicina ma fortunatamente non ha avuto conseguenze).

E non è certo la prima volta che situazioni del genere si presentano. Nel 1991, per esempio, la stazione spaziale sovietica Salyut 7  precipitò sulla Terra portandosi dietro la Cosmos 1686, sparpagliando detriti sul territorio argentino. Anche la Nasa nel 1979 quasi perse il controllo di una stazione spaziale: la Skylab precipitò e alcuni suoi pezzi finirono fuori dalla città di Perth, nell’Australia occidentale.

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