Impatto planetario o da una nube rovente, come è nata la luna?
L’ipotesi della synestia spiega (meglio) la nascita della Luna, ma tralascia una questione importante: l’abbondanza di acqua sul nostro satellite.
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È appena dietro l’angolo, la Luna, eppure è ancora un vero e proprio enigma astronomico: a tutt’oggi, neppure gli studi condotti sui quasi 400 kg di rocce lunari (tra quelle riportate dagli astronauti, dalle sonde sovietiche o cadute sulla Terra) sono serviti a sciogliere definitivamente il mistero della sua origine.
L’ipotesi finora più condivisa è che il sistema Terra-Luna sia il risultato di uno scontro tra un oggetto più o meno simile alla Terra per composizione ma più piccolo (più o meno come Marte), chiamato Theia, che agli albori del Sistema Solare impattò con il nostro pianeta. L’impatto avvenne con un angolo tale da “scorticare” la Terra e mandare nello spazio così tanti frammenti da formare una o forse due lune (la seconda, più piccola, cadde poi su quella più grande).
Questo scenario da un lato spiega tutte le caratteristiche fisiche del fenomeno e dei due oggetti (momento angolare, velocità di rotazione, allontanamento del satellite), dall’altro però non spiega la presenza di alcuni elementi chimici in quantità non giustificabili (in base ai nostri modelli) se le cose fossero andate proprio in quel modo.
Uno studio (pubblicato sul Journal of Geophysical Research), condotto da ricercatori delle università di Harvard e UC Davis (Usa), Bristol (UK) e del SETI Institute, propone adesso una nuova spiegazione: la Luna sarebbe nata da una synestia, un oggetto planetario ipotizzato pochi mesi fa dallo stesso gruppo di lavoro.
Un nuovo tipo di oggetto planetario: la synestia (C) è un “oggetto” vagamente simile a una ciambella (vedi il nuovo oggetto planetario).