Entro la fine del secolo il Mediterraneo rischia di perdere la metà delle specie se nel mondo non si ridurranno le emissioni di CO2. L’allarme arriva dallo studio condotto dal Wwf insieme all’università britannica dell’East Anglia e all’australiana James Cook University. Pubblicato sulla rivista Climatic Change, lo studio ha esaminato la situazione del Mediterreaneo nell’ambito di una ricerca più ampia sull’impatto del riscaldamento su 80mila specie di piante e animali in 35 aree del pianeta ricche di biodiversità.
Un aumento di 2 gradi centigradi della temperatura globale, il massimo consentito dall’accordo di Parigi sul clima, nel Mediterraneo metterebbe a rischio quasi il 30% della maggior parte dei gruppi di specie analizzate, si legge nello studio. Senza un taglio alle emissioni di gas serra, con il termometro che salirebbe di 4,5 gradi, sparirebbe invece metà della biodiversità. Le specie più a rischio sono le tartarughe marine, in primis la Caretta caretta, e i cetacei.
In occasione dello studio, pubblicato a 10 giorni dall’Earth Hour (l’Ora della Terra) che ricorre il 24 marzo, il Wwf Italia sottolinea la necessità di politiche volte a ridurre le emissioni di CO2 per contenere il cambiamento climatico. In particolare, l’associazione ambientalista chiede al prossimo governo di approvare subito gli strumenti regolatori e legislativi per chiudere le centrali a carbone entro il 2025, e di definire il Piano nazionale clima ed energia e la Strategia di decarbonizzazione a lungo termine.
Dall’orso polare alla tigre, migliaia le specie a rischio
Dall’orso polare al leopardo delle nevi, dalla tigre dell’Amur al rinoceronte di Giava: sono le specie simbolo che nel mondo rischiano di sparire a causa del cambiamento climatico, insieme ad altre migliaia tra animali e piante. L’Sos contenuto nel nuovo studio del Wwf riguarda oltre la metà delle 80mila specie prese in esame in 35 hotspot di biodiversità. Tutte potrebbero non arrivare al prossimo secolo, se a livello internazionale non sarà operato un massiccio taglio delle emissioni di gas serra. Nello scenario più pessimistico, e cioè con un aumento della temperatura di 4,5 gradi, fino al 90% degli anfibi, l’86% degli uccelli e l’80% dei mammiferi si potrebbero estinguere localmente nelle savane boschive di Miombo, in Africa Meridionale. L’Amazzonia, invece, potrebbe perdere il 69% delle sue specie vegetali. Nello scenario più roseo – l’aumento di 2 gradi della temperatura globale – il 25% delle specie sarebbe comunque in pericolo.
“Molti dei luoghi più affascinanti della Terra, come l’Amazzonia e le isole Galapagos e alcune aree del Mediterraneo, potrebbero diventare irriconoscibili agli occhi dei nostri figli”, evidenzia la presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi. “Metà delle specie non sopravviverebbe al cambiamento climatico. Splendide icone come le tigri dell’Amur o i rinoceronti di Giava, vissuti sulla terra per 40 milioni di anni, rischiano di scomparire, così come decine di migliaia di piante e altre piccole creature, fondamentali per la vita sulla Terra”.