Gigantesche riserve di mercurio nel permafrost dell’emisfero settentrionale: un’immensa bomba a orologeria ambientale!
Nei suoli perennemente congelati le più ingenti scorte naturali del metallo: complici i cambiamenti climatici la sostanza tossica potrebbe essere liberata e immessa nella catena alimentare.
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Il permafrost dell’emisfero nord racchiude le più ingenti scorte naturali di mercurio del Pianeta: lo rivela uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters, secondo il quale nel suolo perennemente ghiacciato delle latitudini settentrionali si trova due volte la quantità di mercurio presente in tutti gli altri terreni, negli oceani e nell’atmosfera messi assieme.
La scoperta è significativa perché i cambiamenti climatici stanno facilitando la fusione del permafrost, esponendone il millenario contenuto (ne avevamo parlato a proposito di virus e batteri). Se il mercurio qui “stoccato” dovesse finire di nuovo in circolazione, potrebbe costituire un pericolo molto serio per la salute degli ecosistemi.
Il mercurio presente in atmosfera si lega con i materiali organici nel suolo, finisce con esso coperto di sedimenti e congela. Rimane così intrappolato nel permafrost per migliaia di anni a meno che, come sta avvenendo negli ultimi tempi, le alte temperature atmosferiche non ne facilitino lo scongelamento.
Un gruppo di scienziati della U.S. Geological Survey di Boulder (Colorado) ha stimato la quantità globale di mercurio che si è accumulato nel permafrost, nell’emisfero settentrionale, dall’Era glaciale ad oggi. Lo ha fatto a partire da dati sul campo: questa tipologia di suolo è tipicamente presente nelle regioni artiche, dove si estende fino a profondità di centinaia di metri.