Tutti vedono alieni ovunque… ma nessuno li trova

0

Tutti vedono alieni ovunque… ma nessuno li trova

La stella enigmatica, i batteri alieni, l’asteroide che tanto ricorda una navicella. Di recente si è sentito spesso parlare di alieni. Tutti buchi nell’acqua finora. Ma perché è così difficile scovarli?
www.wired.it

(Foto: Nasa)(Foto: Nasa)

Avvistamenti e annunci sospetti, segnali inspiegabili, conti che non tornano hanno da sempre alimentato l’idea che non siamo soli. Un’idea sostenuta al tempo stesso dalla conoscenza – da quando abbiamo aperto la caccia abbiamo scovato migliaia di esopianeti, più o meno simili al nostro – e al tempo stesso da tutto quello che invece non sappiamo (nonché da una buona dose di complottismo). Perché il fatto di non conoscere implica che non si possa escludere la presenza di forme di vita extraterrestri e in buona parte che non sappiamo, laddove esistano, come debbano essere fatti questi alieni, in tutte le forme le si vogliamo intendere. L’ultimo avvistamento che aveva acceso gli animi degli appassionati del tema è avvenuto in Messico. Ad alimentare gli entusiasmi il video di uno strano oggetto che si libra nell’aria. Ma di avvistamenti analoghi, apparentemente inspiegabili, ne è piena la storia, e non di rado lo sono anche le cronache scientifiche. Solo nell’ultimo anno sono state diverse le rivendicazioni circa la scoperta di strutture aliene. Cosa ci hanno raccontato, o non ci hanno raccontato, a conti fatti queste osservazioni sugli alieni cui tanto si dà la caccia ma da cui c’è anche chi cerca di nascondersi?

Tabby, la stella inspiegabile

Ha tenuto banco per gran parte degli anni passati la telenovela di Tabby, nome ufficioso (da Tabetha Boyajian, prima ad analizzarne le anomalie) della stella KIC 8462852, a 1500 anni luce distanza da noi. A renderla famosa e degna di attenzione alcune anomalie rivelate dal cacciatore di pianeti Kepler, che aveva osservato come la luce emessa dalla stella fosse alquanto strana (anomalie meno popolari sono state osservate nello stesso periodo anche per Ross 128). In particolare erano state osservate delle oscillazioni non periodiche ed estreme della sua luminosità, in tempi anche molto ristretti, che avevano chiamato in causa ipotesi diverse: masse di materia polverosa o una nube di comete in disgregazione nei suoi dintorni. Fino addirittura all’ipotesi più improbabile, ma sempre affascinante quando non si riesce a spiegare qualcosa con quanto già noto: che intorno a Tabby fosse presente una megastruttura aliena? Qualcosa tipo una sfera di Dyson: una struttura gigantesca che civiltà aliene avrebbero costruito per raccogliere l’energia della stella.

(Foto: Nasa)(Foto: Nasa)

Un’idea decisamente assurda, come avevano da subito precisato alcuni esperti, pur non chiudendo le porte all’esistenza di civiltà, e più in generale di forme di vita aliene. Il mistero della stella inspiegabile aveva continuato a tenere banco nel tempo, fino a quando, solo qualche settimana fa è arrivata la notizia: a spiegare le insolite oscillazioni luminose della stella sarebbe una nuvola di polveri piccolissime. Ipotesi che riuscirebbe a conciliarsi con le osservazioni sperimentali sulla natura delle sequenze di oscuramento della stella e che taglierebbe fuori la spiegazione aliena, pur continuando a render Tabby un oggetto degno di attenzioni.

Batteri alieni?

stazione(Foto: Nasa)

Di sapore alieno è stato anche l’annuncio, arrivato alla fine di ottobre, che fuori dalla Stazione spaziale fossero presenti dei microbi non presenti al momento del lancio. Chi sono? Da dove vengono questi estranei? La tentazione di avere a che fare davvero con inquilini alieni arrivati dallo Spazio, traghettati da polvere interstellare, è tanta. Ma sarebbe impossibile ignorare almeno due aspetti, più plausibili: quei batteri potrebbero arrivare nella termosfera, la zona dell’atmosfera in cui si trova la Stazione spaziale, direttamente dalla Terra, e al tempo stesso potrebbero essere stati traghettati là fuori dagli astronauti. Potrebbero essere in definitiva solo contaminanti, altro che alieni.

Un sigaro spaziale

asteroide

Rappresentazione artistica dell’asteroide interstellare (Foto: European Southern Observatory/M. Kornmesser)

È stata una delle scoperte spaziali che hanno segnato l’anno che si è chiuso da poco: l’identificazione del primo asteroide interstellare, ‘Oumuamua. Ma la forma bizzarra del corpo celeste, quella di un sigaro spaziale, e anche la traiettoria, estremamente eccentrica, avevano fatto pensare anche a una possibile navicella. Per intercettare eventuali segnali era partita anche la campagna di ascolto Breakthrough Listen. I primi dati messi insieme grazie al Green Bank Telescope avevano però smorzato subito gli entusiasmi: dal sigaro spaziale nessun segnale di segnali artificiali. Uno studio pubblicato solo pochi giorni dopo questo annuncio svelava altri indizi sulla natura dell’asteroide, mostrando che, oltre alle caratteristiche che lo rendevano così speciale, ‘Oumuamua ne presentasse altre che lo rendevano più comune di quanto creduto: somigliava, per esempio, ad alcuni corpi ghiacciati del Sistema solare.

Lampi radio, segnali artificiali?

lampi radio

La copertina di pochi giorni fa della rivista Nature, in cui si parlava di una stella a neutroni come l’origine naturale dei lampi radio veloci (Foto: Nature)

Misteriosi, inspiegabili, almeno in parte. I fast radio burst, lampi radio altamente energetici e brevissimi, tengono da tempo impegnati astronomi e astrofisici, in cerca di carpirne la natura e identificarne l’origine. Un team di ricercatori di Harvard, lo scorso marzo ipotizzava addirittura che potesse trattarsi di segnali emessi da una civiltà aliena, una tecnologia avanzata dunque e in ultima analisi un segnale artificiale. I ricercatori azzardavano che segnali simili potessero essere prodotti da enormi trasmettitori e usati per alimentare vele solari, un sistema di propulsione spaziale che sfrutta la pressione di radiazione. Solo pochi giorni fa però una scoperta in materia – guidata da un ricercatore italiano – si è conquistata le pagine della rivista Nature, rivendicando una possibile origine, naturale, dei lampi radio veloci: potrebbero prevenire da una stella a neutroni in orbita intorno a un buco supermassiccio.

Perché è così difficile scovare gli alieni?
Conquistano le pagine dei giornali, alimentano le attese di annunci su nuove scoperte, ma di loro traccia ancora oggi non ne abbiamo. Ricordando il premio Nobel per la Fisica Enrico Fermi, la domanda torna: dove sono tutti quanti? I motivi per cui ancora non abbiamo prove certe dell’esistenza di forme di vita extraterrestri (senza considerare che potrebbero nasconderceli, eh) potrebbero essere tantissimi. Come ricapitola Scientific American potremmo essere soli sul serio, forse non abbiamo cercato bene e con gli occhi giusti, forse i viaggi per traghettare civiltà aliene fino ai nostri dintorni sono troppo difficili per essere compiuti. Jill Tarter, ex direttrice del Seti, Search for Extra-Terrestrial Intelligence, il programma dedicato alla ricerca di forme di intelligenze extraterrestri, rispondendo in un’intervista sul tema a TechCrunch aveva spiegato come i motivi potessero essere anche altri. Forse abbiamo guardato una parte troppo piccola di quello che ci circonda, e forse tutte le tecnologie che abbiamo sviluppato ancora non bastano all’impresa. Ma certo in ballo ci sono anche altre ipotesi: la vita potrebbe esistere ma non in forme intelligenti da lanciare segnali che potremmo captare, o ancora forme di vita intelligenti estinguersi dopo la nascita, o evitarci.

Share.

Leave A Reply