In queste ore, l’Attenzione è giustamente concentrata sulla situazione presente a Cervinia, dove alcun e migliaia di villeggianti sono stai costretti a scegliere se rimanere o abbandonare la localista sciistica previa chiusura notturna della strada di accesso decisa dalle autorità competenti in materia. In tal senso occorre una volta per tutte fare un netto distinguo tra pericolo e rischio specifico
Il pericolo viene calcolato secondo la nota scala europea – con gradi da 1 a 5; essa dà informazioni su tipologia e mole delle valanghe e suggerimenti relativamente all’attività sci alpinistica. Il rischio specifico è ben diverso,. Un grado di pericolo 4 può essere “accettabile” a Cervinia come in altre località montane in novembre piuttosto che in aprile, quando il numero di villeggianti è molto basso ma tra Capodanno e l’Epifania una situazione di grado 4 presuppone un rischio eccezionale per il fruitore della montagna. Ben vengano dunque provvedimenti spesso restrittivi da parte delle autorità che tentino di ridurre al minimo il rischio per l’uomo!
Ma in generale, dopo i reiterati passaggi frontali delle ultime due settimane, l’innevamento è davvero cosi importante? Speso i numeri sono più esaustivi di una pur semplice spiegazione scientifica. Prendiamo il caso dell’area di Cervinia. Le quattro stazioni ufficiali di rilevamento nivometrici evidenziano al momento della redazione dell’articolo i seguenti valori cumulati di neve al suolo:
Lago Goillet: 68 cm
Grandes Murailles: 314 cm
Cervinia capoluogo 190 cm
Plateau Rosa: 227 cm
Da questi quattro dati sfido chiunque ad affermare che attualmente l’innevamento e superiore o inferiore alle medie a livello di alta valle! Il vento – il grande “nemico” del turista piuttosto che del nivologo condiziona in maniera estrema la distribuzione spazio altitudinale dell’innevamento, rendendo quanto mai improba un analisi finalizzata a meri scopi di informazione turistica piuttosto che di ricerca scientifica ed ancor più di redazione di un bollettino valanghe. Certamente un’evidenza di tipo qualitativo – alla faccia della ricerca – c’è: da anni a capodanno non si sciava ovunque, almeno sulla catena alpina, con neve naturale o in presenza di un paesaggio dominato dalla dama bianca. In sintesi, considerando quanto detto sino ad ora, i massimi spessori della ne3ve al suolo sono di seguito riportati:
Alpi e Prealpi piemontesi (mediamente 100 cm a 200 metri):
203 cm a Formazza (2453 m)
Alpi e Prealpi lombarde ( mediamente 100-120 cm a 2000 m.):
138 cm a Coilere – Cima Bianca (2080 m.)
Alpi e prealpi trentine ed altoatesine (mediamente 100-110 cm a 2000 m.)
248 a Ghiacciaio Presena, (2860 m.)
180 cm a Senales (3035 m.)
Alpi e Prealpi venete (mediamente 110-120 cm a 2000 m.)
157 cm a Col de baldi (1960 m.)
Alpi e Prealpi friulane (mediamente 100-120 cm a 1500 m.)
241 cm Sella Nevea – Livinal Lunch 1837 m.)