Alaska: dicembre 2017 è stato il più caldo mai registrato. Record minimo per il ghiaccio marino invernale

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Alaska: dicembre 2017 è stato il più caldo mai registrato. Record minimo per il ghiaccio marino invernale

Un fenomeno che continua, visto che il 16 gennaio ad Anchorage si è raggiunta la temperatura di  quasi 9° centigradi (48° F) e in una città dove solitamente in questo periodo dovrebbero essere sotto lo zero faceva più caldo che in città degli Usa meridionali
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Mentre  durante le festività natalizie la costa orientale degli Stati Uniti subiva un’ondata di freddo glaciale, dall’altra parte del continente, l’Alaska segnava il record storico di caldo ai registrato a dicembre.  Un fenomeno che continua, visto che il 16 gennaio ad Anchorage si è raggiunta la temperatura di  quasi 9° centigradi (48° F) e in una città dove solitamente in questo periodo dovrebbero essere sotto lo zero faceva più caldo che in città degli Usa meridionali come Atlanta, Jacksonville, Houston e New Orleans.

Secondo l’ultimo rapporto sul clima negli Usa  della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) nel dicembre 2017 ha avuto una temperatura media di 19.4° F, ben 2° F in più  del precedente record del 1985.  Per Rick Thoman, manager per la scienza e i servizi climatici del National Weather Service per la regione dell’Alaska, «E’ davvero sorprendente, Di solito quei record vengono battuti per un decimo o due decimi di grado».

A dicembre l’Artico nel suo complesso è stato così caldo che anche il ghiaccio marino artico ha segnato un nuovo record di fine anno, ma minimo, come hanno riferito sia il National Data and Ice Data Center statunitense  che la Japan Aerospace Exploration Agency (Jaxa) .

Su ThinkProgress Joe Romm  ricorda che «I modelli climatici avevano sempre previsto che il riscaldamento causato dall’uomo si sarebbe verificato almeno due volte più velocemente nell’Artico, rispetto al pianeta nel suo insieme, a causa dell’Arctic Amplification,  un processo che include temperature più alte che sciolgono il ghiaccio e la neve, bianchi e altamente riflettenti, che vengono sostituiti dal mare blu scuro o dalla terra scura, che assorbono entrambi più energia solare e portano a un maggior scioglimento».

Ma, come è ormai provato, quel che succede nell’Artico non resta nell’Artico e ha forti ripercussioni sul resto del pianeta. L’amplificazione artica porta ad un clima più estremo nel Nord America, mentre  accelera lo scongelamento del permafrost  artico ricco di  carbonio, rilasciando anidride carbonica e metano che causano a loro volta un riscaldamento più rapido:  un pericoloso gatto climatico che si morde la coda.

Intanto,  mentre il ghiaccio marino scompare e il riscaldamento artico  accelera, la  calotta glaciale della Groenlandia si  scioglie più velocemente, il che accelera l’innalzamento del livello del mare. Lo studio “A tipping point in refreezing accelerates mass loss of Greenland’s glaciers and ice caps” pubblicato il 31 marzo 20917 su Nature Communications da un team di ricercatori olandesi, danesi, norvegesi e statunitensi, ha rilevato che dal 1997 la perdita di massa di ghiaccio della Groenlandia è triplicata.

Thoman  conclude: «Alle alte latitudini Il clima si sta riscaldando molto più rapidamente. L’Alaska, ovviamente, è l’unica parte artica degli Stati Uniti… Siamo il canarino statunitense nella  miniera di carbone».

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