Tiangong1: la stazione spaziale cinese entro 3-4 mesi precipiterà sulla Terra
Cresce la preoccupazione per il rientro incontrollato della prima stazione cinese, previsto in pochi mesi; anche l’Italia è parzialmente a rischio…
di Marco Di Lorenzo (DILO)
aliveuniverse.today
Ormai ci siamo. Il “palazzo celeste” Tiangong-1, fuori controllo dal settembre 2016, è nella fase terminale della sua discesa. Tra 3-4 mesi entrerà nell’atmosfera e potrebbe non bruciare completamente; frammenti di dimensioni non trascurabili potrebbero ricadere in un punto qualsiasi della superficie terrestre, entro i 43° di latitudine Nord o Sud, quindi anche l’italia centrale e meridionale sono potenzialmente esposte.
In un’intervista rilasciata a Newsweek (segnalataci peraltro da un gentile lettore di questo Blog), il ricercatore Stéphane Christy del CNES, l’agenzia spaziale francese, ha dichiarato che la stazione si schianterà il prossimo marzo: “Le nostre simulazioni sono centrate sull’11 marzo 2018, con un margine di errore di 18 giorni”. La data, ha detto, viene calcolata ogni settimana dal programma OPERA di CNES. I risultati delle simulazioni del suo team dipendono molto dall’attività solare: più questa è elevata, maggiore è l’attrito con l’atmosfera e più veloce diventa la discesa di Tiangong-1. In precedenza, i pronostici parlavano di un rientro tra gennaio e febbraio 2018; iI recente abbassamento di attività solare spiega perché le previsioni si siano spostate in avanti, ma il rientro è comunque inevitabile. Incredibile ma vero, una proiezione con una data molto simile l’aveva già fatta il mese scorso un appassionato sul Forum Astronautico italiano, utilizzando i dati aggiornati sull’attività solare e un modello abbastanza accurato di frenamento.
L’ESA, più cautamente, sostiene che la finestra temporale di rientro si aprirà a gennaio mentre la Aerospace Corporation (organizzazione no-profit americana dedicata alla ricerca aerospaziale) ha fatto una previsione in linea con il CNES, pubblicando pochi giorni fa i seguenti due grafici:
credits: Areospace Corp.