Il ronzio della Terra avrebbe origine dagli oceani
Un nuovo studio ha esaminato il rumore di fondo del Pianeta attraverso i sismografi marini, un approccio innovativo che potrebbe aiutare a mappare la struttura interna della Terra
di Elaina Zachos
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Il nostro pianeta ruota nello spazio… e mormora.
Un gruppo di ricercatori europei sostiene che l’incessante mormorio della Terra ha origine nella profondità dell’oceano. Lo studio, pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters di novembre ha messo insieme i dati dei sismografi collocati in mare che sono in contrasto con le informazioni raccolte dagli strumenti sulla terraferma.
“E’ come prendere un pianoforte e colpire tutti i tasti allo stesso tempo”, dice Spahr Webb della Columbia University’s Earth Institute, che non ha preso parte alla ricerca. “Con la differenza che non hanno dei bei suoni armonici, ma frequenze stravaganti.
Varietà di coralli, anemoni e tridacna gigante sul fondo dell’oceano. Birnie Island, Phoenix Islands, Kiribati, Polinesia. Fotografia di Paul Nickeln National Geographic creative.
Il mormorio del pianeta ha sollecitato la curiosità degli scienziati sin dal 1959, ma studi completi sull’argomento non sono stati portati a termine sino al 1998. Questa ricerca in particolare è la prima ad aver documentato il rombo dal profondo degli oceani e ha coinvolto studiosi di scienze della terra di Parigi, Stoccarda e Oxford che hanno passato al setaccio 11 mesi di registrazioni di sismografi che coprono una superficie di oltre 3.000 chilometri quadrati sui fondali dell’oceano Indiano al largo del Madagascar.
Una volta raccolti i dati, tra il 2012 e il 2013, i ricercatori si sono concentrati su due stazioni con capacità di registrazione di alta qualità e hanno eliminato tutte le interferenze sonore. Ecco quindi ottenuto il suono originario della Terra.
Il mormorio terrestre è in realtà molto silenzioso. La vibrazione del Pianeta oscilla tra i 2,9 e 4,5 millihertz. Si tratta di una frequenza 10 mila volte più bassa di quella percepebile dagli esseri umani visto che la soglia del nostro udito parte attorno ai 20 hertz.
I ricercatori hanno anche scoperto che il volume di questo mormorio è cambiato nel corso del tempo. Un cambiamento che a loro avviso non dipende dai cambiamenti stagionali, come avevano concluso altro studi precedenti prendendo in esame una banda di frequenza più ampia.
L’esistenza del mormorio terrestre non è una novità, spiega Webb. Osservando i primi sismografi, gli scienziati hanno notato come gli aghi dello strumento oscillavano avanti e indietro un paio di secondi alla volta, fenomeno che hanno attrubuito a un brontolio regolare.
Hanno osservato le onde oceaniche che producono battiti di pressione mentre viaggiano in direzioni opposte e ne hanno dedotto che sono le onde più lunghe, interagendo con il fondo dell’oceano, a provocare il mormorio della Terra.
“Che fosse causato dalle onde oceaniche era stato compreso da tempo”, aggiunge Webb. “Con il miglioramento degli strumenti abbiamo capito che questo brontolio è incessante”.
Sin dalle prime osservazioni, un numero di studi ha ipotizzato che le cosiddette “libere oscillazioni della Terra” siano un effetto collaterale dei colpi delle onde marine. Altre ricerche ipotizzano che il mormorio potrebbe essere provocato dalla turbolenza atmosferica o dalla circolazione dei venti. Secondo questo ultimo studio, la turbolenza atmosferica potrebbe incidere solo per una parte della vibrazione, mentre la maggior parte sarebbe alimentata dalle onde marine.
Non tutti sono però d’accordo. “La turbolenza atmosferica è molto molto lenta, non ha energia sufficiente”, sostiene Webb della Columbia. “Il mormorio diopende solo dalle onde oceaniche”.
Studiando il rumore della Terra dalle stazioni sottomarine gli scienziati sono in grado di mappare con precisione l’interno del Pianeta. Attualmente possono osservare la profondità del Pianeta solo quando avvengono dei terremoti, il che pone dei limiti a periodi ed aree specifiche. E quando guardano all’attività sisimica da stazioni di rilevamento sulla terraferma gli scienziati non sono in grado di tracciare luoghi lontani dalla costa o dalle isole. Ma il costante mormorio terrestre può essere colto in tutto il mondo.
“Ciò ci può permettere di mappare la struttura della Terra”, dice Webb. “Avere dati da posti nuovi sarà di aiuto”.