E se “Oumuamua” fosse un frammento di Materia Oscura?
Sequenza di immagini di 1I/‘Oumuamua, riprese dal telescopio di Apachie Point (3,5 m di diametro) la notte del 29 Ottobre. Partendo da sinistra, le immagini sono state riprese nei filtri verde,rosso e infrarosso (g,i,r). Il tempo di esposizione complessivo era di 3 minuti in ciascuna banda. Crediti: Bolin et al, Astro-ph.EP / Processing: M. Di Lorenzo
L’ipotesi è ardita ma spiegherebbe perchè non riusciamo a vedere le ipotetiche particelle WIMPs, aprendo però molti altri interrogativi. Intanto le nuove curve di luce suggeriscono un periodo di rotazione di otto ore…
Il visitatore interstellare continua a far parlare di se, mentre ormai si trova a 175 milioni di km dalla Terra e ha raggiunto la magnitudine apprente 25, oltre la portata di gran parte dei telescopi. Nuove misure effettuate nei giorni scorsi hanno permesso di affinarne notevolmente la traiettoria (i parametri aggiornati sono riportati nel precedente articolo) mentre nuove misure fotometriche hanno dato informazioni più attendibili sulla curva di luce e il periodo di rotazione, come vedremo tra poco. Ci sono infine speculazioni sulla possibile natura esotica di questo corpo, fino all’ipotesi estrema che possa trattarsi del rappresentante di una categoria di oggetti estremamente densi che riempiono la galassia (e anche lo spazio intergalattico) come costituenti macroscopici della celebre Materia Oscura che, insieme all’energia oscura, è attualmente il mistero più grandi dell’astrofisica (e della fisica) moderna!
Cominciamo dalle osservazioni fotometriche. In un articolo sottoposto a Astrophysical Journal, dal titolo “APO TIME RESOLVED COLOR PHOTOMETRY OF HIGHLY-ELONGATED INTERSTELLAR OBJECT 1I/‘OUMUAMUA”, astronomi di diverse nazionalità riportano le loro osservazioni effettuate la notte del 29 Ottobre usando la camera CCD ARTIC collegata al telescopio da 3,5m di Apache Point Observatory (APO). Le osservazioni, da cui sono tratte anche le immagini qui sopra, si sono protratte su un intervallo di oltre 4 ore utilizzando tre diversi filtri; le misure di colore sono consistenti con quelle effettuate in precedenza e risultano confrontabili con il colore di molti oggetti del sistema solare, come asteroidi della fascia principale e troiani, ma anche comete, sebbene non ci sia stato nessun segno di attività cometaria da parte di questo oggetto in quasi 1 mese di osservazioni, poco dopo il perielio.
Confronto tra gli indici di colore di 1I/‘Oumuamua misurata da diversi osservatori (croci) e gli oggetti del sistema solare (asteroidi di tipo D/P, C, S, oggetti trans-nettuniani e comete) – Credit: Bolin et al, Astro-ph.EP / Processing: M. Di Lorenzo
I ricercatori hanno poi confermato una sensibile variazione di luminosità (oltre 1 magnitudine nel canale rosso) e hanno unito le loro misure con quelle effettuate, il giorno successivo, da Knight e altri usando il Discovery Chanel Telescope (DCT). Come si vede nella curva di luce riportata qui sotto in alto a sinistra, le due sequenze di osservazioni risultano grossomodo compatibili con una curva sinusoidale con periodo di 4 ore e ampiezza di 1,5 magnitudini. Tuttavia, analizzando meglio i dato soprattutto in prossimità del minimo di luminosità (rettangolo bordato di verde e ingrandito in alto a destra), l’interpolazione risulta marginale e un modello molto migliore è quello che implica un doppio picco di luminosità con un periodo raddoppiato (8,14±0,02 ore) e ampiezza compresa tra 1,5 e 2,1 magnitudini (curva in basso).
Curva di luce con filtro r, ricavata dai dati di Apache Point (in giallo) e dal Discovery Channel Telescope (in blu) – Credit: Bolin et al, Astro-ph.EP / Processing: M. Di Lorenzo
L’ampia oscillazione in luminosità implica che 1I/‘Oumuamua sia un corpo decisamente allungato, con un rapporto tra larghezza minima e massima compreso tra 4 e 7 (a meno di variazioni di albedo sulla superficie). Il periodo di rotazione, invece, implica che la debole gravità superficiale ha la meglio sulla forza centrifuga e quindi ‘Oumuamua deve avere una densità superiore a 1,0 g/cm3; in alternativa, ci devono essere discrete forze di coesione che tengono unito l’oggetto.
Risultati analoghi, in termini di colore e di curva di luce, sono stati ottenuti anche da altri astronomi americani ed europei utilizzando i telescopi NOT (2.5 m Nordic Optical Telescope) e WIYN (3.5 m Wisconsin-Indiana-Missouri-NOAO); il periodo di rotazione è risultato leggermente superiore (8,26 ore) con ampiezza di 2 magnitudini. Si veda l’articolo sottomesso ad ApJ.
Passiamo ora alla provocatoria idea che 1I/‘Oumuamua non sia un semplice asteroide sfuggito alla gravità di un altro sistema planetario ma possa essere qualcosa di molto più esotico, una forma macroscopica di materia oscura (Dark Matter o DM). Come illustrato in un breve articolo pubblicato su Arxchiv da ricercatori statunitensi e canadesi, l’ipotesi non sarebbe poi così strana poichè, contrariamente a quanto comunemente si pensa, non è necessario che la materia oscura sia fatta di particelle WIMPs (Weakly Interacting Massive Particles) ma potrebbe consistere in oggetti più grandi (“Macro”), con masse dell’ordine dei kg e area (sezione d’urto nel linguaggio della fisica particellare) dell’ordine dei centimetri quadrati o anche di più. I candidati proposti includono buchi neri primordiali (formatisi nel big bang e con la massa di un asteroide), aggregati di quark “strani” o altri oggetti speculativi con densità approssimativamente nucleare (3,6·1014 g/cm3), che poi è anche quella di una stella di neutroni.
Crediti: Dimastrogiovanni et al, Astro-ph.GA / Processing: M. Di Lorenzo
1 commento
Lascia che ti spieghi brevemente l’espansione dell’universo.
a) La massa si muove come un nodo scorsoio nell’etere globale –una rete tridimensionale di filamenti elastici.
b) L’energia elettromagnetica è un’onda trasversale nella rete.
c) Quando c’è sufficiente energia, la massa viene creata all’interno di una griglia e l’etere globale viene compresso. I reticoli impediscono ai nodi di cadere a pezzi.
d) Quando le stelle perdono massa, stanno espandendo l’etere globale.
e) L’espansione non si sposta molto sulle altre stelle perché l’interazione stelle-etere globale ha la relazione quadratica v ^ 2 / c ^ 2 –simile all’energia cinetica ma l’effetto opposto–, quindi sembra che l’espansione sia generata in tutto parti.
f) La Fisica Globale non è stata progettata per spiegare l’espansione dell’universo, ma lo fa e la materia oscura non è più necessaria.
https://molwick.com/it/astrofisica/345-materia-oscura.html#rotacion