Ora siamo in grado di esplorare Venere
Per le temperature esistenti al suolo e per le pressioni immani Venere ha visto poche sonde sulla sua superficie. Ma ora nuovi materiali permettono a strumenti di rilevamento di vivere per mesi in quell’ambiente infernale
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Venere è il pianeta che per dimensioni è il più simile alla Terra. Ma ha ricevuto un interesse inferiore rispetto a Marte per un evidente problema di esplorazione: sulla sua superficie la temperatura raggiunge i 470 gradi centigradi e la pressione è 90 volte quella che c’è sulla superficie terrestre. Un ambiente davvero inospitale.

Una ricostruzione dell’atterraggio di una sonda Venera su Venere. Una di esse riuscì anche a rilevare un fulmine, ma non riuscì a fotografarlo.|Roscosmos
In precedenza soltanto le sonde sovietiche Venera, particolarmente blindate per resistere alle temperature e alle pressioni esistenti, riuscirono a sopravvivere qualche ora prima di soccombere a quell’inferno.
Era il 1985 e da allora l’esplorazione del suolo venusiano si è fermata: le sonde adatte per resistere alle condizioni del suolo di Venere devono prevedere una corazza protettiva per computer di bordo e strumenti e questo rende il peso delle navicelle eccessivo (o se volete, il costo troppo elevato).

Una delle poche immagini che abbiamo della superficie di Venere. Venne scattata da una sonda sovietica Venera. Ora grazie alla messa a punto di nuovi materiali l’esplorazione di Venere risulta più semplice. | Roscosmos
Ora però, un ingegnere elettronico del Glenn Research Center, Phil Neudeck, ha realizzato qualcosa che potrebbe portare la NASA o altre agenzie spaziali ad esplorare il pianeta Venere con maggior facilità rispetto al passato.
Neudeck infatti, per un mese intero ha riprodotto all’interno di un serbatoio in acciaio inossidabile le condizioni infernali di Venere e vi ha inserito due microchip che hanno lavorato a pieno regime a dispetto dell’ambiente in cui si trovavano.
A questo punto si potrebbe mandare su Venere un rover senza bisogno di “barricare” l’elettronica all’interno di un pesante recipiente protettivo. I rilevatori scientifici per misurare la velocità del vento, la temperatura, la pressione e le caratteristiche chimiche dell’atmosfera oltre alle onde sismiche, sarebbero a diretto contatto con l’ambiente venusiano.
Dice Neudeck: «La nostra ricerca non ha messo a punto i chip più complessi del mondo e nemmeno i più veloci, ma quelli in grado di resistere a lungo alle condizioni ambientali di Venere così da permettere una ricerca che potrebbe durare anche qualche mese».
La messa a punto di questa strumentazione arriva da un lungo lavoro realizzato da ingegneri che avevano come compito quella di costruire parti elettroniche resistenti al calore da collocare all’interno di motori a reazione.
L’evoluzione di quel materiale ha portato a chip in grado di resistere a temperature inferiori rispetto a quelle presenti nei motori, ma che possono resistere per tempi anche molto lunghi.

La macchina all’interno della quale è stata riprodotta l’atmosfera di Venere, con le sue temperature e pressioni e dove è stata sperimentata la nuova elettronica da mandare sul pianeta.