Gerico: nuove scoperte archeologiche confermano i forti legami con l’Egitto
Le campagne di scavo condotte dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza e dal Dipartimento delle Antichità dell’Autorità Nazionale Palestinese hanno portato alla luce, nel sito di Tell es-Sultan, l’antica Gerico, ritrovamenti che testimoniano il forte legame con l’Egitto e la ricchezza di una delle più antiche città del mondo
di Philippe Bohström
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Veduta aerea di Tell es-Sultan, in Cisgiordania. Gli abitanti iniziarono a stabilirsi nell’antica Gerico già 12.000 anni fa. Fotografia per gentile concessione Sapienza Università di Roma
Molto tempo prima di subire la distruzione a seguito a un attacco cui fa riferimento un noto passaggio della Bibbia (Giosuè 6,1 – 21) Gerico era una città ricca, che intratteneva buone relazioni commerciali con le terre vicine.
Un’équipe di ricerca composta dall’Università di Roma La Sapienza e dal Dipartimento delle Antichità dell’Autorità Nazionale Palestinese è impegnata dal 1997 in una missione archeologica nel sito di Tell es-Sultan, l’antica Gerico, a circa 21 chilometri a Nord-est di Gerusalemme, in Cisgiordania.
Nel corso dell’ultima campagna di scavi, il team ha compiuto una scoperta straordinaria in una casa abitata circa cinquemila anni fa: cinque conchiglie di madreperla, impilate l’una sull’altra, di una specie d’acqua dolce che cresce solo nel Nilo.
Due conchiglie contenevano ancora i resti di una sostanza scura che, in seguito alle analisi di laboratorio, è stata identificata come ossido di manganese, un minerale polverizzato utilizzato nell’antichità come principale componente del khajal, cosmetico usato per il trucco degli occhi.
Secondo i ricercatori, il trucco proveniva con ogni probabilità dal Sinai, dove sono state scoperte le antiche miniere di manganese sfruttate dagli Egizi.
“La scoperta conferma l’esistenza di una stretta relazione commerciale, già agli inizi del III millennio a.C., fra l’antichissima città della Palestina e l’Egitto della II Dinastia, mostrando, inoltre, la nascita di una raffinata élite locale a Gerico”, spiega Lorenzo Nigro, archeologo dell’Università di Roma La Sapienza, responsabile della ricerca.
Il corredo funerario trovato nella tomba della bambina comprende gioielli di bronzo, una collana di perle e una brocca di ceramica a vernice nera (a sinistra) che un tempo potrebbe aver contenuto profumo. Fotografia per gentile concessione Sapienza Università di Roma
L’oasi di Gerico
La città di Gerico, che sorge nell’attuale Cisgiordania, si espanse intorno a una lussureggiante oasi. Già a partire dal 10.500 a.C., gli abitanti iniziarono a raccogliersi intorno a quest’oasi, per poi stabilirsi in modo definitivo nella zona, dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento degli animali.
All’inizio del III millennio sorsero una città fortificata e poi il palazzo del sovrano. La risorsa più preziosa della città, il suo costante afflusso di acqua dolce, le permise di prosperare e di intrattenere relazioni commerciali con altri popoli, da cui otteneva beni di lusso in cambio di acqua.
L’ultima campagna di scavo ha rivelato inoltre le evidenze dei continui legami fra Gerico e l’Egitto: la scoperta di una eccezionale sepoltura risalente al 1.800 a.C. circa, l’epoca del Medio Regno d’Egitto.
A differenza degli scavi precedenti – che hanno portato alla luce gruppi di ricche tombe, molto probabilmente sepolture reali, nell’area circondata dalle mura del palazzo – il team di ricerca italo-palestinese ha rinvenuto una sepoltura palesemente diversa proprio al di sotto del pavimento del palazzo del sovrano, indicazione del particolare prestigio sociale del defunto.
Questa camera funeraria elitaria conservava i resti di due individui: una bambina di 9-10 anni adornata di gioielli, e una donna adulta, probabilmente una dama di compagnia. I ricercatori hanno inoltre rinvenuto le ossa di due giovani animali sacrificati, una gazzella e una capra, oltre a sei vasi di ceramica.
La sepoltura risalente a 3.800 anni fa di una bambina aristocratica adornata di gioielli di bronzo e scarabei egizi è prova dei legami centenari fra Gerico ed Egitto. Fotografia per gentile concessione Sapienza Università di Roma
Il vaso più interessante era una piccola brocca in ceramica a vernice nera, rinvenuta accanto al cranio della bambina, che conteneva un profumo o un unguento, forse per allietare l’olfatto della giovane defunta per l’eternità.
Gli ornamenti della giovane aristocratica comprendevano due paia di orecchini, un braccialetto e una spilla sulla spallina sinistra che probabilmente chiudeva il vestito, tutti in bronzo; una collana di perle con gocce di corniola incastonate fra coppie di cristalli di rocca e un anello con sigillo di bronzo recante l’incisione di uno scarabeo locale e di simboli che invocavano la protezione del defunto.
Su un secondo scarabeo di pietra, appoggiato sul petto della ragazza, erano inscritti geroglifici che testimoniano l’influenza culturale dell’Egitto sulle élite di Gerico.
Lo scarabeo egizio ritrovato sul petto della bambina raffigura un leone accucciato e il sole che sorge su una collina. Fotografia per gentile concessione Sapienza Università di Roma