Il fracking è veramente responsabile di alcune malattie neonatali?

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Il fracking è veramente responsabile di alcune malattie neonatali?

Un sorprendente studio statistico su oltre 1 milione di nascite mette in relazione seri problemi di salute con le attività di estrazione a mezzo fracking: non è ancora chiaro che cosa, esattamente, crei i problemi.
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Dei rischi ambientali legati al fracking si discute da tempo, e diversi studi ipotizzano anche un rapporto importante tra questa tecnologia e alcuni problemi di salute, tuttavia, adesso, un ampio studio sulle nascite nelle aree interessate da questa attività sembra portare a nuove e sorprendenti conclusioni, e a importanti responsabilità – benché ancora da approfondire.

Le donne che vivono nel raggio di 3 km dai siti di fratturazione idraulica del sottosuolo hanno maggiori probabilità di partorire figli sottopeso, fattore che costituisce uno dei primi segnali di cattiva salute, oltre che essere un fattore di rischio per i neonati. L’effetto è ancora più marcato per le madri che abitano entro 1 km dagli impianti.

Il fracking è la frantumazione artificiale delle rocce sotterranee attraverso potenti iniezioni di acqua, sabbia e un mix di sostanze chimiche, al fine di liberare gas e idrocarburi incorporati nelle porosità delle rocce del sottosuolo. Negli ultimi 15 anni questa tecnologia ha rivoluzionato il settore energetico statunitense (e mondiale), diffondendosi a macchia d’olio in alcuni Stati, come la Pennsylvania, dove è stato condotto lo studio.

Collocazione precisa. Janet Currie (università di Princeton) ha studiato i dati sulle nascite di 1,1 milioni di bambini nati in Pennsylvania tra il 2004 e il 2013. Rispetto a studi precedenti, che già avevano permesso di trovare indizi di questi effetti, la nuova ricerca è stata svolta con gli indirizzi esatti delle madri: è stato cioè possibile valutare l’esatta distanza delle donne dagli impianti di fratturazione idraulica.

Lo studio ha incluso dati sul peso dei bambini alla nascita, sulla durata della gravidanza e su eventuali anomalie o problemi di salute. Queste informazioni sono state incrociate con le posizioni degli oltre diecimila impianti per il fracking presenti nella regione. Poiché la maggior parte di essi è stata aperta dopo il 2008 è stato possibile tenere conto di altre possibili variabili, come l’inquinamento dovuto all’urbanizzazione, e capire con maggiore precisione quali danni fossero imputabili alla fratturazione idraulica.

I bambini partoriti entro 1 km da un sito di fracking hanno il 25% di probabilità in più di avere un basso peso alla nascita (meno di 2.500 grammi) rispetto a quelli nati a oltre 3 km di distanza, come si legge nell’articolo pubblicato su Science Advances. I bambini nati entro il “primo cerchio” dagli impianti hanno anche punteggi più bassi nell’indice delle condizioni generali di salute infantile. Anche quelli nati entro 3 km dalle strutture sono più piccoli e meno in salute, ma l’effetto è meno marcato.

Si stima che nelle aree entro 1 km dagli impianti nascano ogni anno 29 mila bambini. I neonati sottopeso sono a più alto rischio di mortalità, hanno più probabilità di soffrire di asma, di incorrere in sindromi di iperattività e ottenere bassi rendimenti scolastici. Si tratta inoltre di un indice di cattive condizioni di salute in un’area, valido per adulti e bambini.

Ancora non è noto quali siano le sostanze chimiche responsabili del danno, che si pensa però imputabile a qualche inquinante o gas che questi impianti rilasciano in atmosfera, più che all’inquinamento delle acque: un fatto accertato perché molte delle abitazioni nell’area studiata ricevono acqua da impianti municipali lontani dai siti di estrazione. Anche le emissioni dei veicoli al lavoro attorno alle strutture potrebbero contribuire alle cattive condizioni dell’aria, ma neppure questo, da solo, può dare una risposta certa.

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