Detrito galattico o sonda aliena? “Oumuamua” sotto indagine del SETI
Il misterioso oggetto galattico che ha sfiorato la Terra nel mese di ottobre con tutta probabilità è di origine naturale. Ma la sua bizzarra forma allungata ha destato l’attenzione dei ricercatori del progetto SETI che si preparano a osservarlo per 10 ore su diverse lunghezze d’onda per verificare che non si tratti di una sonda aliena che emette segnali radio
Lee Billings/Scientific American
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Fin dalla sua scoperta, avvenuta a metà ottobre mentre passava vicino alla Terra ed era già in uscita dal nostro sistema solare, l’oggetto misterioso soprannominato ‘Oumuamua (“primo messaggero” in hawaiano) ha lasciato perplessi gli scienziati.
Sfrecciando quasi perpendicolarmente all’interno dell’orbita di Mercurio a decine di migliaia di chilometri all’ora – troppo veloce per essere catturato dalla gravità del Sole – ‘Oumuamua sembrava caduto nel sistema solare da una grande altezza interstellare, e acquistava ancora più velocità – come in una fionda – da un giro intorno alla nostra stella prima di dirigersi verso l’ignoto.
Ora è già a metà strada del viaggio verso Giove, troppo lontano per una missione di rendez-vous, e sta rapidamente scomparendo dalla vista dei più potenti telescopi terrestri.
Gli astronomi che si sono affannati a osservare l’oggetto hanno rivelato ulteriori stranezze. Da ‘Oumuamua non è mai stata vista spuntare una coda simile a quella di una cometa dopo l’avvicinamento al Sole, indicando che non è un pezzo relativamente fresco di un detrito ghiacciato proveniente dalla periferia di un vicino sistema stellare. Oltre alla sua profonda colorazione rossa, che rispecchia quella di alcuni oggetti bombardati dai raggi cosmici del sistema solare, questo suggerisce che ‘Oumuamua sia un asteroide di un’altra stella.
Le stesse osservazioni indicano anche che ‘Oumuamua avrebbe la forma di un ago, lungo fino a 800 metri e largo solo 80, che ruota su se stesso ogni sette ore e 20 minuti. Questo significa che non somiglia a nessun asteroide visto prima, e sarebbe piuttosto simile alle forma definite in tanti progetti di immaginarie sonde interstellari per minimizzare gli effetti di una collisione.
Inoltre, ruota con una velocità tale da fare a pezzi un un mucchio di detriti non fortemente legati. Comunque sia, ‘Oumuamua sembra abbastanza solido e probabilmente composto di roccia, o anche di metallo, apparentemente fatto apposta per resistere ai lunghi viaggi interstellari.
Finora ci sono poche spiegazioni del tutto soddisfacenti, o non ce ne sono affatto, su come un simile oggetto solido estremamente allungato possa formarsi naturalmente e possa sopportare le forze di un’espulsione naturale ad alta velocità da un sistema stellare, un evente che si ritiene debba coinvolgere un incontro violento con un pianeta gigante.
Queste caratteristiche bizzarre hanno destato perplessità tra i professionisti del SETI, il programma di ricerca d’intelligenza extraterrestre, che usano grandi radiotelescopi per ascoltare le trasmissioni radio interstellari di altre civiltà cosmiche. Se ‘Oumuamua è artificiale, secondo il loro ragionamento, potrebbe trasmettere o almeno emettere onde radio.
Le osservazioni finora limitate di ‘Oumuamua, condotte usando strutture come l’Allen Telescope Array del SETI Institute, non hanno rivelato nulla. Ma il 13 dicembre alle 21:00 ora italiana, il progetto Breakthrough Listen punterà verso ‘Oumuamua il telescopio da 100 metri del Green Bank Telescope situato nella Virginia occidentale per 10 ore di osservazioni in un’ampia gamma di frequenze radio, scandendo l’oggetto lungo un intera rotazione alla ricerca di qualsiasi segnale.
Breakthrough Listen fa parte del miliardario programma di iniziative innovative di Yuri Milner, una raccolta di progetti generosamente finanziati che mirano a scoprire le prove della vita nell’universo. Altri progetti includono il Breakthrough Starshot, che intende sviluppare e lanciare sonde interstellari, e Breakthrough Watch, che userebbe grandi telescopi per studiare gli esopianeti alla ricerca di segni di vita.
“Con il nostro equipaggiamento al Green Bank, siamo in grado di rilevare un segnale d’intesità simile a quello di un telefono cellulare che esce da questo oggetto”, afferma Milner. “Non vogliamo fare del sensazionalismo, e siamo molto realisti riguardo alle possibilità che si tratti di un oggetto artificiale, ma poiché questa è una situazione unica, pensiamo che l’umanità possa permettersi 10 ore di osservazione con le migliori attrezzature del pianeta per controllare un’ipotesi di bassa probabilità.”
Oltre a essere una ricerca di segni di alieni, l’impegno di Breakthrough Listen potrebbe anche restringere le possibilità sulla composizione di ‘Oumuamua cercando i segni del vapore acqueo che sublima da qualsiasi ghiaccio riscaldato dal Sole che fosse in agguato sotto la rossa e arida superficie dell’oggetto.
Avi Loeb, astrofisico e consulente di Breakthrough dell’Università di Harvard ,che ha contribuito a persuadere Milner a proseguire le osservazioni, è altrettanto pessimista sulle prospettive di scoprire gli alieni. Ci sono, sostiene, alcune possibili argomentazioni contro le sue origini artificiali.
Per prima cosa, la sua velocità di rotazione stimata sembra troppo bassa per creare quantità utili di “gravità artificiale” per qualsiasi cosa vi sia a bordo. Inoltre, ‘Oumuamua non mostra alcun segno di movimento prodotto da propulsione a razzo o altra tecnologia, e invece segue un’orbita definita dalla forza gravitazionale del Sole.
Anche la sua velocità relativa al sistema solare (circa 20 chilometri al secondo) sembra piuttosto lenta per una sonda interstellare, che presumibilmente viaggerebbe a velocità più elevate, mentre è perfettamente allineata con la velocità delle stelle vicine, suggerendo che “‘Oumuamua potrebbe essere semplicemente un detrito galattico”.
Tuttavia, dice Loeb, “magari gli alieni hanno una nave madre che viaggia veloce e rilascia veicoli spaziali più piccoli che poi procedono in caduta libera nel sistema planetario in missioni di ricognizione. In tal caso, potremmo essere in grado di intercettare un segnale di comunicazione tra i diversi veicoli spaziali”.
Diversi anni fa, Loeb e due colleghi effettuarono un calcolo speculativo per stimare l’abbondanza interstellare di rocce spaziali di dimensioni simili a quelle di ‘Oumuamua basandosi sulla densità delle stelle nella Via Lattea e sulle bizzarrie della formazione dei pianeti. Questo calcolo, sostiene Loeb, suggerisce che il numero di quelle rocce spaziali è almeno centomila volte troppo basso per giustificare la scoperta di ‘Oumuamua.
In parole povere, oggetti come ‘Oumuamua dovrebbero essere troppo rari perché i nostri attuali telescopi abbiano una ragionevole possibilità di individuarne uno.
Secondo gli studi di probabilità più recenti, perché la scoperta di ‘Oumuamua non sia una combinazione astronomicamente improbabile, deve esistere una considerevole popolazione di tali oggetti che attraversa continuamente il sistema solare. Ciò a sua volta suggerisce che futuri osservatori più avanzati, come il Large Synoptic Survey Telescope, ne troveranno molti altri quando inizieranno a funzionare negli anni 2020.
“Tipicamente in astronomia non vediamo cose rare: se ne vediamo una, significa che là fuori c’è molto di più”, dice Andrew Siemion, direttore scientifico di Breakthrough Listen e direttore del Berkeley SETI Research Center. “Quindi questo è molto probabilmente un oggetto naturale, ma se alla fine non ne vedessimo altri sarebbe davvero molto strano, e aumenterebbe l’interesse da una prospettiva SETI”.
A ogni modo, dice, “‘La presenza di ‘Oumuamua nel sistema solare offre a Breakthrough Listen un’opportunità per raggiungere sensibilità senza precedenti a possibili trasmettitori artificiali e dimostrare la nostra capacità di tracciare oggetti vicini e in rapido movimento. Che questo oggetto sia artificiale o naturale, è un grande bersaglio”.
E se, contro ogni previsione, il Green Bank Telescope rilevasse i segnali di questo misterioso intruso interstellare, che cosa succederebbe dopo?
I leader di Breakthrough Listen assicurano che non lo terrebbero segreto. In primo luogo, il team ripeterebbe immediatamente l’osservazione di ‘Oumuamua per confermare il segnale e poi si metterebbe in contatto con gli astronomi di tutto il mondo in grado di osservare l’oggetto con altri radiotelescopi. “Abbiamo un elenco di nomi solo per quello”, afferma Siemion. “E a quel punto la notizia sarebbe di dominio pubblico. Non c’è modo di tenere segreta una cosa del genere perché è indispensabile chiamare chiunque possiamo. Tendiamo a non lanciare falsi allarmi in queste cose”.
(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su Scientific American l’11 dicembre 2017. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)