C’è uno schermo “organico” che protegge ‘Oumuamua

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C’è uno schermo “organico” che protegge ‘Oumuamua

Nuove misurazioni spettroscopiche hanno rivelato che il primo asteroide di sicura provenienza interstellare mai scoperto ha uno spesso strato esterno di materiali organici: è per questo che avvicinandosi al Sole non ha emesso una coda come quella delle comete, anche se il suo interno probabilmente è ricco di ghiaccio
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All’inizio del mese di settembre è transitato piuttosto vicino al Sole, ma senza produrre una coda, come fanno le comete. Eppure a quella distanza – circa 45 milioni di chilometri – il calore sarebbe stato più che sufficiente a far sublimare il ghiaccio, che pure è presente in quantità al suo interno.

Lo schermo "organico" che protegge ‘Oumuamua
Credit: ESO/M.Kornmesser

Era questo uno dei tanti segni che ‘Oumuamua, l’oggetto celeste piombato nel sistema solare come dal nulla, doveva essere qualcosa di speciale.

Le osservazioni astronomiche compiute in questi pochi mesi hanno permesso di svelare uno per uno i tanti misteri che lo circondano. L’ultimo in ordine di tempo riguarda la mancata sublimazione del ghiaccio: secondo un nuovo studio pubblicato su “Nature Astronomy” da Alan Fitzsimmons della Queen’s University a Belfast, nel Regno Unito, e colleghi di una collaborazione internazionale, è spiegata dal fatto che ‘Oumuamua possiede un efficace schermo isolante, ricco di materia organica, che si è formato per effetto della lunga esposizione ai raggi cosmici, il vento di particelle cariche che soffia nell’universo.

Grazie agli strumenti del William Herschel Telescope (WHT) di La Palma, nelle isole Canarie, Fitzsimmons e colleghi hanno misurato lo spettro completo dell’oggetto in diverse lunghezze d’onda, dalla luce visibile fino al vicino infrarosso. Hanno così scoperto che lo spettro di emissione, e quindi la composizione chimica della sua superficie, non è quello tipico delle comete. D’altra parte, lo spettro di assorbimento indica che la composizione non è neppure quella tipica degli asteroidi, ricchi di minerali come la pirossina e l’olivina.

Le diverse misurazioni spettroscopiche puntano tutte verso una stessa direzione: uno strato esterno protettivo. “Abbiamo scoperto che la superficie di ‘Oumuamua è simile ai piccoli corpi del sistema solare che sono ricoperti da ghiacci ricchi di carbonio, la cui struttura è modificata dall’esposizione ai raggi cosmici”, ha spiegato Fitzsimmons. “L’ipotesi più probabile è che sia dotato di un rivestimento dello spessore di mezzo metro di materiale ricco di composti organici che potrebbe aver protetto dalla vaporizzazione la sua parte interna, di tipo cometario, quando l’oggetto è stato riscaldato dal Sole fino a raggiungere temperature di circa 300 gradi centigradi”.

Di ‘Oumuamua si è  interessato anche il progetti SETI, che va a caccia di possibili segnali di vita extraterrestre dal cosmo. Ma le misurazioni condotte per verificare se l’oggetto potesse trasmettere o emettere segnali radio indicativi di un’origine artificiale finora hanno dato esito negativo, anche se gli scienziati del SETI, a cui si sono aggiunti quelli dell’analogo progetto Breakthrough Listen, non hanno ancora completato l’analisi dei dati raccolti.

Un’origine naturale, dunque, ma comunque interstellare. Lo dicono anche le analisi della peculiare traiettoria dell’oggetto, e anche gli attuali modelli del sistema solare. Questi infatti prevedono che durante la sua formazione e la sua evoluzione, un numero significativo di corpi cometari e asteroidali sia stato proiettato nello spazio interstellare. È quindi ragionevole aspettarsi, scrivono gli autori, che lo stesso si sia verificato in altri sistemi planetari.

In conclusione, le osservazioni di Fitzsimmons e colleghi permettono una migliore caratterizzazione della struttura e della storia di questo oggetto unico, gettando una luce sulla popolazione di oggetti interstellare che fluttuano nel sistema solare.

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