Il video della NASA di 20 anni di cambiamenti climatici della Terra: c’è molto da riflettere
Scritto da Francesca Mancuso
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La nostra Terra cambia ogni giorno, anche per adattarsi ai cambiamenti a cui l’uomo la costringe. Ciononostante rimane sempre bellissima coi suoi splendidi colori. A mostrarceli è stato un nuovo video della Nasa.
Vita. È l’unica cosa che, finora, rende la Terra unica tra le migliaia di altri pianeti che abbiamo scoperto, chiosa l’Agenzia spaziale americana. Dall’autunno del 1997, i satelliti della Nasa hanno osservato continuamente e globalmente tutta la vita vegetale sulla superficie della terra e dell’oceano. In un certo senso ne hanno monitorato il respiro.
Nell’emisfero settentrionale, gli ecosistemi si svegliano in primavera, assorbono anidride carbonica ed espirano ossigeno. Quasi una magia, che si ripete ciclicamente.
I satelliti che osservano la Terra hanno tenuto traccia anche della diffusione della nuova vegetazione. Nel frattempo, negli oceani, piante microscopiche si muovono attraverso le acque superficiali illuminate dal sole e danno vita a miliardi di organismi che assorbono l’anidride carbonica. I satelliti hanno mappato anche i loro vortici di colori.
Una nuova animazione ha mostrato com’è cambiata la Terra negli ultimi 20 anni.
“Si tratta di immagini incredibilmente evocative del nostro pianeta vivente”, ha detto Gene Carl Feldman, oceanografo del Goddard Space Flight Center della Nasa a Greenbelt, nel Maryland. “Quella è la Terra, respira ogni singolo giorno, cambia con le stagioni, risponde al Sole, ai venti che cambiano, alle correnti oceaniche e alle temperature”.
Perché è importante l’osservazione della Terra dallo spazio?
Essa permette agli scienziati di monitorare la salute delle colture, delle foreste e del mare. Purtroppo, si scoprono anche i mutamenti a lungo termine provocati dal riscaldamento globale e dai cambiamenti climatici. In futuro, le osservazioni permetteranno anche di effettuare previsioni su come gli ecosistemi risponderanno al clima che cambia.
I satelliti hanno visto l’Artico diventare più verde, le acque oceaniche che si riscaldano e le popolazioni di fitoplancton che si spostano nei cinque grandi bacini oceanici del pianeta. Al tempo stesso si espandono i “deserti biologici” dove prospera poca vita. Ma accade anche il contrario.
“L’intero Pacifico orientale, dalla costa del Sud America fino alla linea di confine, è passato da quello che era l’equivalente di un deserto biologico a una rigogliosa foresta pluviale. E l’abbiamo visto accadere in tempo reale”, ha detto Feldman.
Studi recenti sulla vita oceanica hanno dimostrato che una tendenza a lungo termine dell’innalzamento delle temperature della superficie del mare sta causando l’espansione delle regioni oceaniche note come “deserti biologici”.
“Mentre le acque superficiali si riscaldano, si crea un confine più netto tra le acque profonde, fredde, ricche di sostanze nutritive e le acque superficiali soleggiate e generalmente povere di nutrienti” prosegue Feldman. Ciò impedisce alle sostanze nutritive di raggiungere il fitoplancton in superficie e potrebbe avere conseguenze significative l’ecosistema marino.
Anche sulla terraferma gli equilibri sono alterati. Le praterie del Senegal, ad esempio, subiscono drastici cambiamenti stagionali. Le erbe e gli arbusti prosperano durante la stagione delle piogge da giugno a novembre, poi si asciugano quando la pioggia smette di bagnarle.
Quando la temperatura è giusta, e l’acqua e la luce del sole sono disponibili, le piante effettuano la fotosintesi e producono vegetazione. Le foglie assorbono la luce blu e rossa, ma riflettono la luce del vicino infrarosso nello spazio. Confrontando il rapporto tra luce rossa e infrarosso, gli scienziati della Nasa sono riusciti a quantificare la vegetazione che ricopre il terreno e hanno potuto monitorare l’impatto sulle piante delle stagioni piovose e aride sia in Africa che nel resto del mondo, tenendo conto anche di fattori negativi come gli incendi causati dall’uomo.