Migrazioni e cambiamenti climatici: la lezione dell’Ottocento
I cambiamenti climatici furono tra le cause delle carestie e della povertà dell’Europa del XIX secolo, e sono stati perciò determinanti per alcune delle ondate migratorie tra il sud ovest della Germania e gli Stati Uniti: dove oggi i cittadini di origine tedesca sono il gruppo etnico più rappresentato, con oltre 50 milioni di persone, tra cui personaggi famosi come il presidente Trump
www.lescienze.it
Le migrazioni legate al cambiamento climatico non sono un fenomeno recente e neppure del remoto passato. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista “Climate of the Past” secondo il quale le migrazioni del XIX secolo dalla Germania sud occidentale agli Stati Uniti – dove oggi i cittadini di origine tedesca costituiscono il maggiore gruppo etnico della nazione, con 50 milioni di persone – ebbero tra le loro cause principali le alterazioni del clima.
In Europa, l’Ottocento fu un secolo di rivoluzioni, guerre e povertà, ma anche di variabilità climatica. I primi decenni del secolo furono la coda della cosiddetta “piccola era glaciale”, un periodo di brusco abbassamento della temperatura iniziato, secondo alcuni studiosi, nel XIV secolo. Furono perciò anni caratterizzati da inverni estremamente rigidi, che portarono all’avanzamento dei ghiacciai sulle Alpi, ed estati molto fresche, ma anche da eventi meteo estremi come alluvioni e periodi di siccità.
In quel secolo, si trasferirono nel Nord America ben cinque milioni di tedeschi, tra cui i capostipiti di illustri famiglie, come Friedrich Trump, nato Drumpf, nonno dell’attuale presidente degli Stati Uniti, John Henry Heinz, padre del fondatore di una famosa marca di ketchup, originario del Palatinato, o ancora Karl Gustav Pfizer, fondatore dell’omonima casa farmaceutica, originario del Baden-Württemberg.
Rüdiger Glaser, professore dell’Università di Friburgo, in Germania, insieme a un gruppo di colleghi, ha studiato le statistiche ufficiali su popolazione e migrazioni nel corso dell’Ottocento confrontandole con i dati sul clima e i prezzi dei cereali. “Complessivamente, abbiamo dimostrato che il clima può spiegare indirettamente il 20-30 per cento delle migrazioni dalla Germania sud occidentale verso gli Stati Uniti
nel XIX secolo”, ha spiegato Glaser. “La catena di effetti è chiaramente visibile: le cattive condizioni climatiche hanno portato a scarsi raccolti, all’aumento dei prezzi dei cereali e infine all’emigrazione.”
I dati mostrano inoltre che l’influenza del clima ebbe un peso diverso nelle differenti ondate migratorie.
La prima ondata migratoria seguì la disastrosa eruzione vulcanica del vulcano Tambora, avvenuta in Indonesia nel 1815. Le ceneri vulcaniche infatti si diffusero nell’atmosfera, riflettendo la radiazione solare e causando una diminuzione delle temperature medie in tutto il mondo per alcuni anni: il 1816 è infatti ricordato come l’anno senza estate. Questo fenomeno climatico fu devastante per l’agricoltura europea, causando carestie, fame ed emigrazioni di massa.
Ugualmente critico fu il 1846, anno in cui l’estate fu estremamente calda e secca, con cattivi raccolti e prezzi dei cereali molto elevati.
“In questi due anni il numero delle persone emigrate negli Stati Uniti risulta particolarmente alto e quindi fortemente influenzato da cambiamenti climatici, mentre per altre ondate migratorie gli elementi determinanti furono diversi”, ha spiegato Annette Bösmeier, coautrice dello studio.
Per esempio, il clima ebbe un peso minore nella ondata migratoria più grande, che avvenne ra il 1850 e il 1855. In quegli anni, il meteo sfavorevole portò a scarsi raccolti, ma i fattori che fecero salire i prezzi delle derrate alimentari furono altri.
Durante la guerra di Crimea (1853-1856), per esempio, la Francia bandì l’esportazione di cibo, mettendo sotto pressione i mercati cerealicoli della Germania; allo stesso tempo, le autorità dello Stato del Baden incentivarono le persone più povere a lasciare il paese, nel tentativo di prevenire le rivolte e risparmiare sullo stato sociale. Tutto questo favorì chiaramente l’emigrazione verso gli Stati Uniti.
“Le migrazioni del XIX secolo furono processi complessi, influenzati da molteplici fattori. La mancanza di prospettive economiche, la pressione sociale, lo sviluppo demografico, le dispute religiose e politiche, le guerre e i legami familiari sui due lati dell’Oceano, influenzarono la decisione delle persone a lasciare il proprio paese”, ha concluso Glaser. “Nonostante ciò, vediamo chiaramente che il clima era uno dei fattori principali”.