I bambini indiani nella camera a gas di New Delhi

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I bambini indiani nella camera a gas di New Delhi

Nella capitale indiana livelli di inquinamento atmosferico superiori 10 volte a quelli di Pechino
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L’altro ieri in India era la giornata dei bambini, ma nella capitale New Delhi, all’India Gate, è sfilato un corteo di un centinaio di bambini con mascherine anti-smog e bandiere nazionali ma anche con cartelli con su scritti slogan come  “Abbiamo il diritto di respirare aria pulita”, “Non voglio morire soffocato” contro lo smog venefico che opprime la metropoli e per chiedere ai governi locali e statali di intervenire subito con misure stringenti per contrastare il problema. I bambini hanno regalato simbolicamente delle rose nere ai leader politici, per ricordare loro un dramma che sembra infinito.

Il co-fondatore della campagna  #MyRightToBreathe (Il mio diritto di respirare), Aparna Gupta, ha detto sottolineato che «I livelli di inquinamento stanno semplicemente peggiorando e non c’è nulla da fare. Siamo indifesi, frustrati e siamo davvero preoccupati per i nostri bambini. I bambini sono quelli maggiormente colpiti perché hanno una vita davanti. Un problema che non realizziamo perché domani l’aria potrebbe migliorare un po’ e i livelli di inquinamento abbassarsi, ma la questione è l’impatto che sta avendo internamente su di loro, è qualcosa che non possiamo vedere oggi ed è quello che ci distruggerà domani».

Nonostante le campagne antismog ampiamente pubblicizzate e il divieto di far esplode petardi en messo quest’anno, Delhi è di nuovo alle prese con un drammatico inquinamento e la qualità dell’aria in città è classificata come “più che grave” o “emergenza”. Le scuole sono riaperte dopo essere rimaste chiuse per smog per alcuni giorni la scorsa settimana. Un problema che preoccupa sempre di più perché aumentano le malattie respiratorie, degli occhi e della pelle e peggiora la salute in generale, soprattutto quella dei bambini.

Il via alle iniziative per la green Diwali a Delhi è stato dato dall’altra co-fondatrice di #MyRightToBreathe, Radhika Kapoor, che ha trovato il sostegno di personalità indiane di spicco come Dia Mirza, Virat Kohli e Twinkle Khanna e anche per questo la campagna contro l’inquinamento atmosferico continua a crescere e a espandersi.

Delhi è ormai la capitale più inquinata del mondo e Krishan Kumar Aggarwal, presidente dell’Indian Medical Association ha detto che «Questa è un’emergenza sanitaria pubblica, quindi tutti dovrebbero stare in casa, non fare jogging, correre o camminare fuori». Il primo ministro di Delhi, Arvind Kejriwal, ha parlato di «Combinazione letale di nebbia e inquinamento. Delhi è diventata una camera a gas. Ogni anno succede durante questa parte dell’anno. Dobbiamo trovare una [soluzione]per bruciare le stoppie negli Stati confinanti». Si riferisce a una pratica comune negli Stati indiani a nord di Delhi, Solo nel Punjab e nell’Haryana ogni anno vengono bruciate circa 35 milioni di tonnellate di scarti agricoli.

Ma a Delhi il PM2.5, il particolato  considerato più dannoso per gli esseri umani, è ormai 40 volte sopra i limiti di sicurezza dell’Organizzazione mondiale della sanità, mettendo in pericolo la salute dei 19 milioni di Delhi. E il Pakistan non è messo meglio: anche Lahore è soffocata dallo smog venefico che i pakistani chiamano “nebbia invernale”, un fenomeno naturale che ora mescola con un insostenibile inquinamento.

Per le megalopoli indiane e pakistane è vitale ridurre l’inquinamento atmosferico, ma non hanno né i mezzi e le tecnologie per farlo in “mostri urbani” in continua espansione e sempre più sovrappopolati.

Ormai per New Delhi o Lahore l’inquinatissima Pechino è diventato un esempio a cui guardare.

La scorsa settimana a Delhi è stato superato di 10 volte il livello di inquinamento atmosferico di Pechino, provocando un’epidemia di mal di testa, tosse e infiammazioni respiratorie.

Il chirurgo polmonare Arvind Kumar ha detto alla NDTV: «La situazione attuale è la peggiore che abbia mai visto nei miei 35 anni di permanenza nella città di Delhi. Come medico, non ho alcun problema a dire che la situazione odierna è un’emergenza sanitaria pubblica. Se volessimo proteggere le persone, dovremmo ordinare l’evacuazione di Delhi. Chiudere tutte le scuole. Chiudere tutti gli uffici».

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