2017, l’annus horribilis per il clima: record di CO2 in atmosfera e 16 uragani

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2017, l’annus horribilis per il clima: record di CO2 in atmosfera e 16 uragani

Wwf: «È necessaria una grande pressione pubblica sui governi e sulle autorità politiche»
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Quello che si avvia a conclusione è stato un vero annus horribilis per il clima, o meglio per noi e il nostro pianeta. La visione di insieme dei momenti più significativi offerta oggi dal Wwf va oltre la sequenza temporale: l’accelerazione evidente denuncia il fatto che per molti processi di persistente degrado dei sistemi naturali siamo ormai molto vicini al sorpasso di punti critici, oltre i quali la nostra capacità di azione per sovvertire la situazione può essere quasi nulla. La successione degli uragani nell’area atlantica e soprattutto della loro forza e intensità ha lasciato colpiti molti studiosi; la visione di tre uragani insieme, Katia, Irma e Josè, fotografati dai satelliti, ha sorpreso tutti. Una fotografia satellitare così è apparsa una significativa preoccupante novità.  Globalmente nella stagione si sono scatenati ben 16 uragani. Inoltre, per diversi ecosistemi forestali che costituiscono una fonte indispensabile di ossigeno e di sequestro di CO2, in condizioni di forti ondate di calore e prolungati periodi di siccità, non sono più “sequestratori” di anidride carbonica (biossido di carbonio) ma diventano emettitori di CO2.

Per rispondere all’SOS del Pianeta il Wwf ha lanciato oggi la sua iniziativa “Planet is Calling” come prima fase della sua Campagna di Natale “Wwf is Calling”: questa mattina la sede Wwf di Roma si è ‘vestita’del messaggio per il Pianeta con uno striscione che resterà visibile fino a fine anno.

«È necessaria – spiega Donatella Bianchi, Presidente del Wwf Italia – una grande pressione pubblica sui governi e sulle autorità politiche, e il Wwf si batte per realizzare concretamente l’Accordo di Parigi sul clima e l’Agenda 2030 con i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, documenti sottoscritti da tutti i paesi del mondo in sede Nazioni Unite, nonché un grande Patto internazionale sull’ambiente, come indicato dal Presidente francese Macron alle Nazioni Unite, che metta insieme l’impegno di tutti per salvaguardare i sistemi naturali di tutto il mondo che costituiscono la base fondamentale del nostro sviluppo e del nostro benessere».

Anche perché il tempo a nostra disposizione corre via molto veloce. Il cambiamento climatico del quale si sta discutendo in questi giorni nel summit a Bonn (la 23° conferenza delle Parti, COP, della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici) procede spedito. Quest’anno si è rafforzata la concentrazione di anidride carbonica nella composizione chimica dell’atmosfera che ha sorpassato le 400 ppm (parti per milione di volume) già nel 2016: una concentrazione simile non è presente nell’atmosfera da almeno 800.000 anni (dati accertati dalle bolle d’aria presenti nei carotaggi dei ghiacci di questo lungo periodo) e, secondo i dati paleoclimatologi indiretti, le 400 ppm sono state raggiunte 3-5 milioni di anni fa durante la metà del Pliocene; in quel periodo i ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide si erano fusi o ritirati, il livello dei mari era superiore di 10-20 metri rispetto al livello attuale e la temperatura era di 3-4°C superiore a quella attuale.

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