Le isole artificiali, tra scienza e utopie, per colonizzare i mari

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Le isole artificiali, tra scienza e utopie, per colonizzare i mari

Il Seastanding Institute vuole realizzare un’isola artificiale nella Polinesia Francese, aprendo la strada alla colonizzazione dei mari. Il progetto è visto di buon occhio da ricercatori e ambientalisti che userebbero la colonia marina per i loro studi, ma anche da appassionati di luoghi utopici in cui sperimentare nuove forme di convivenza e di governo
di Emma Marris/Nature
www.lescienze.it

La vista è incomparabile. A destra, ripide montagne vulcaniche coperte di verde si ergono da un palmeto di noci di cocco sulla spiaggia. A sinistra, l’oceano Pacifico brilla di un colore turchese sotto il sole di mezzogiorno.

È qui, in questa laguna tahitiana, che un gruppo di imprenditori intende costruire un’isola artificiale: tre quarti di ettaro di spazio galleggiante destinato ad alloggi e ricerca, composto da piattaforme collegate tra loro.

Se il gruppo avrà successo, il progetto potrebbe diventare realtà entro il 2020. Ma sarebbe solo il primo passo, dice Joe Quirk, che si autodefinisce “seavengelist, evangelista del mare”. L’obiettivo finale è costruire in mare aperto intere nazioni sovrane fatte di unità galleggianti modulari.

“La Polinesia Francese ha tutto ciò che serve: lagune, atolli, acque poco profonde proprio accanto ad acque più profonde”, dice Quirk.

Le isole artificiali tra scienza e utopieRappresentazione artistica isola artificiale (Credit: Blue Frontier)

Quirk, uno dei cinque amministratori delegati della società che sta dietro il progetto, ritiene che le isole artificiali possano servire come laboratori per sperimentare nuove tecnologie ed esplorare strutture sociali, oppure servire da zattere di salvataggio per le popolazioni costiere evacuate a causa dell’innalzamento del livello del mare.

L’associazione no profit Seasteading Institute è stata fondata nel 2008 dall’ex ingegnere di Google Patri Friedman e ha ottenuto il sostegno di persone influenti degli ambienti legati alla Silicon Valley, alla politica libertaria e al festival Burning Man che si tiene nel deserto del Nevada.

Tuttavia, la maggior parte degli articoli pubblicati sui media ha espresso scetticismo. Il progetto è stato definito il sogno di “due ragazzi con un blog e una passione per la scrittrice Ayn Rand” e “un approccio al governo da hacker con idee alla Waterworld del ‘Destino manifesto’” (la dottrina secondo cui gli Stati Uniti hanno la missione di espandersi).

Eppure nel corso dell’ultimo anno il Seasteading Institute e il nuovo spin-off a scopo di profitto Blue Frontiers hanno ottenuto alcuni successi nel mondo reale. A gennaio hanno firmato un protocollo d’intesa con il governo della Polinesia Francese che pone le basi per la costruzione del loro prototipo. E a maggio, a Tahiti hanno tratto nuovo slancio da una conferenza delle parti interessate a cui hanno partecipato centinaia di persone.

Il focus del progetto si è spostato dalla costruzione di un’oasi libertaria a un luogo per ospitare esperimenti sugli stili di governo ed esibire una miscela di tecnologie sostenibili destinate, tra l’altro, alla desalinizzazione, all’energia rinnovabile e alla produzione alimentare. Lo spostamento ha conferito maggiore serietà all’impresa e alcuni ecologisti hanno mostrato interesse per i laboratori galleggianti permanenti.

Ma il progetto deve ancora affrontare alcune sfide formidabili. Deve convincere i cittadini della Polinesia Francese che trarranno benefici da queste isole sintetiche; deve raccogliere abbastanza soldi per realizzare il prototipo che, secondo le stime, costerebbe fino a 60 milioni di dollari; e dopo averlo costruito, il gruppo deve convincere il mondo che le isole artificiali galleggianti non sono solo una trovata pubblicitaria. La produzione di scienza di valore e di tecnologie di grande utilità potrebbero fare molto per arrivare a questo obiettivo.

“Il nostro sogno è che questa struttura possa diventare un laboratorio scientifico”, sottolinea Winiki Sage, capo del Consiglio economico, sociale e culturale della Polinesia Francese a Tahiti, che si preoccupa per la fuga di cervelli dal suo paese.

Fascino estetico
I prototipi di isola sono in fase di progettazione e il loro aspetto è una parte fondamentale della strategia di pubbliche relazioni di Blue Frontiers. I progetti attuali della società non sono perfettamente in linea con le rappresentazioni artistiche presentate sul sito del Seasteading Institute, che spaziano dal bar sulla spiaggia a svariate versioni di Tomorrowland. Bart Roeffen, “pioniere dell’acqua” della società olandese di design Blue21, sta elaborando nuovi progetti che si adattano al paesaggio e alla cultura del luogo.

“Stiamo lavorando insieme ai progettisti tahitiani per realizzare una cosa che non assomigli a un’invasione aliena”, dice Roeffen. In particolare, vuole ispirarsi alla tradizione polinesiana di costruzione delle imbarcazioni.

Le eleganti canoe a bilancere, o va’a, utilizzate dagli isolani, sono stabili e leggere; le versioni oceaniche sono simili alle imbarcazioni con cui gli antichi tahitiani scoprirono le Hawaii e Nuova Zelanda attorno all’anno 1100. Le piattaforme collegate sarebbero disposte in modo da assicurare che in acqua nessun corallo sia messo completamente in ombra e muoia. L’obiettivo, anzi, è di espandere l’habitat delle specie che vivono tra le scogliere (Si veda l’infografica di “Nature”).

Le isole artificiali tra scienza e utopieLe acque poco profonde della Polinesa Francese, nell’oceano Pacifico, hanno i requisiti giusti per un prototipo di colonia marina (Credit: Pistolesi Andrea)

Il gruppo non intende fornire informazioni dirette sui finanziamenti. Peter Thiel, cofondatore di Paypal ed ex seguace di Donald Trump, avrebbe garantito al Seasteading Institute 1,7 milioni di dollari, ma il suo ultimo contribuito al progetto risale al 2014 e gli investitori più recenti stanno mantenendo un profilo basso. Quirk dice che hanno “una bella quantità di denaro” e si stanno preparando alla cosiddetta coin offering iniziale, un meccanismo di investimento che utilizza criptovaluta digitale. In seguito, la società spera di generare profitti affittando spazi sull’isola e offrendosi per consulenze ad altri aspiranti costruttori di isole.

Oltre ad assumere Quirk e altri quattro direttori generali, Blue Frontiers ha messo insieme uno staff di dieci persone e commissionato studi ambientali, giuridici ed economici sugli impatti del progetto per gli investitori e il governo.

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