I laghi salati della Terra rischiano di scomparire… anche se si sta tentando di fare qualcosa

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I laghi salati della Terra rischiano di scomparire… anche se si sta tentando di fare qualcosa

Importanti per l’uomo come per l’ambiente, i laghi salati sono troppo sfruttati e rischiano di sparire dalla faccia del Pianeta. Interventi in atto sul lago d’Aral per invertire la tendenza
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Il lago d’Aral: uno dei laghi che ha visto il maggior ritiro delle acque a causa dell’azione dell’uomo.

I grandi laghi salati del pianeta si stanno riducendo, e ciò avviene a una velocità allarmante, mai registrata prima: il Great Salt Lake (il Grande Lago Salato, nello Utah, Usa), l’Aral (in Asia, vedi più in basso la gallery di fotografie satellitari riprese a intervalli regolari tra il 25 agosto 2000 e il 22 agosto 2017), il Mar Morto (tra Giordania e Israele), il Lop Nur (Cina), il Popo (Bolivia)… Per citarne solo alcuni tra quelli che sono considerati in grave sofferenza, sul punto di scomparire se non quasi del tutto svaniti, come l’Aral.

Antelope Island State Park, Gran Lago Salato: il livello dell’acqua si è talmente abbassato che è ormai impossibile scendere in acqua con una barca. | Wayne Wurtsbaugh

Come spiega il World Resources Institutes, dal 1960, infatti, si è ridotto del 75% e dei suoi 68mila chilometri quadrati rimangono poco più del 10%.

Tutto il resto dell’acqua è in buona parte prosciugato. Quel paradiso di isole e isolette alimentato da due fiumi, l’Amu Darya e il Syr Darya, in grado di sostentare anche Tagikistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Afghanistan, non è più tale.

Decenni di sfruttamento ne hanno ridotto le dimensioni, ma tuttavia qualche speranza esiste ancora. Il governo del Kazakistan, da tempo ha avviato un progetto per salvare la parte occidentale del Lago d’Aral, ovvero quella che attraversa i villaggi.

Nel 2005, è stata costruita una diga che separa le acque a nord del lago dal quelle del sud aumentando contemporaneamente l’affluenza del fiume Syr Darya e i risultati iniziano a vedersi.

Nella regione di Kyzylorda, ad esempio, la pesca si è quintuplicata e la linea costiera è avanzata di 20 chilometri. Certo siamo lontani dagli antichi splendori, ma il ritorno alla pesca commerciale ha creato occupazione e quindi rinascita del territorio.

Una speranza rafforzata dagli alberi di Saxaul.

In un minuscolo villaggio agricolo, Aralkum, vive da sempre Bakhyt Kirbasov, un agricoltore che ha lottato per contenere il deserto per anni. Stanco di vedere le case coperte dalla sabbia delle dune, e non volendo più spostarsi, ha iniziato a piantare alberi di saxaul resistenti alla siccità intorno alla sua casa. Gli alberi si radicano facilmente, formando una barriera per tenere lontane le sabbie.

Lago d’Aral: perché è scomparso?

Ogni anno, la Nasa monitora il Lago d’Aral, mostrando immagini sempre più allarmanti. Perché un lago così grande è quasi scomparso in meno di cinquant’anni? Durante la guerra fredda, per incrementare la produzione di cotone, il regime sovietico attua un progetto di deviazione dei due fiumi che si immettevano nel lago tramite l’uso di canali.

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Il terreno è altamente inquinato dai diserbanti e pesticidi che vennero utilizzati nelle piantagioni di cotone e c’è chi ipotizza che la densità di inquinati sia la più alta in assoluto.

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D’altronde, il lago d’Aral per tanto tempo non ha avuto emissari, per cui tutte le sostanze tossiche si sono accumulate nella sabbia con conseguenti danni al terreno e agli animali. Ma non solo, l’inquinamento colpisce anche la popolazione perché le polveri sottili sollevate dal vento arrivano in tutta la regione colpendo gli abitanti.

Per quanto siano ambienti poco favorevoli alla vita acquatica, a causa dell’elevata salinità, i laghi salati sono importanti per molta fauna (per esempio per gli uccelli migratori) e per il ruolo che hanno nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma sono importanti anche e soprattutto per l’industria (per le attività estrattive) e il terziario, in particolare il turismo: il Great Salt Lake, per esempio, genera ricavi per 1,32 miliardi di dollari, l’anno.

mare d'aral, lago d'aral Foto satellitari – Il lago d’Aral era il quarto lago più esteso del pianeta: ora delle sue acque non c’è quasi più traccia.

Lo stato di questi laghi ha anche ricadute significative sulla salute delle popolazioni di quelle regioni: quando il bacino è colmo l’area è protetta dalle tempeste di polvere che si verificano invece quando il letto è secco. E la polvere, essendo composta per lo più da sali, (oltre che problematica per le infrastrutture) è causa di varie malattie respiratorie – già molto diffuse attorno all’Aral e all’Owens (California).

Le nostre colpe. I laghi salati sono sottoposti a cicli naturali ormai noti che tendono a far crescere e diminuire il livello idrico, ma negli ultimi decenni si è assistito alla persistente diminuzione media causata direttamente dei prelievi effettuati a favore delle attività umane.

Nello studio pubblicato su Geoscience Nature (sommario, in inglese), Wayne Wurtsbaugh spiega che «lo studio ha preso in considerazione molti laghi salati del pianeta e si è focalizzato sul Great Salt Lake. Abbiamo potuto stabilire che negli ultimi 160 anni il livello idrometrico è diminuito di oltre tre metri e mezzo e che la sua superficie si è ridotta del 50 per cento. Purtroppo in questo caso la situazione non potrà che peggiorare, visto che i piani dello Stato dello Utah prevedono di continuare a estrarre acqua».

«È necessario un grande sforzo», conclude Wurtsbaugh, «non solo per sensibilizzare le persone a più ragionevoli utilizzi dell’acqua, come già si fa, e in generale con buoni risultati. Bisogna intervenire sull’agricoltura, in media “responsabile” del 60 per cento dei prelievi d’acqua.» Un tema che purtroppo sembra non avere soluzioni semplici, se non facendo leva sulle abitudini alimentari, con cambiamenti radicali e non senza un profondo impatto culturale su ciò che pensiamo del nostro cibo.

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