ASCOLTARE LA PAURA DENTRO DI NOI CI AIUTEREBBE A SCACCIARLA

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Se ciascuno di noi prendesse la sana abitudine di ascoltarsi “dentro”, si renderebbe conto che nella propria coscienza alberga un marasma di sensazioni, le più contraddittorie ed insensate da un punto di vista “razionale”.
di Enrico Galoppini

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Tra queste, una delle più potenti ed incapacitanti è senza dubbio quella della paura. La paura di perdere il lavoro (o quella di non riuscire a trovarlo), che è direttamente collegata a quella di non avere i soldi per campare; la paura di essere “lasciati” (dalla moglie o dal marito, dalla fidanzata o dal fidanzato); la paura che i figli s’ammalino, anche solo di una banale febbre (per la quale è subito pronta la Tachipirina); la paura che qualche “autorità” possa sanzionarci per aver infranto qualche “legge” (magari totalmente assurda, ingiustificata e moralmente inaccettabile); la paura di perdere le proprie comodità, il proprio status sociale, e dunque la “rispettabilità” in una società che a ben guardare è una specie di teatro dell’assurdo.

Ci sono poi piccole paure interiori, ma non meno debilitanti, in grado di provocare impasse e malumori. L’elenco è praticamente indefinibile, perché ciascuno ha le sue. Ma ci sono poi, all’altro capo della scala gerarchica, quelle terribili, comuni a tutti, al vertice delle quali stanno la paura della malattia e della morte. Di fronte a queste due paure, strettamente collegate, siamo quasi tutti sulla stessa barca.

Un uomo che sottosta a delle paure, grandi o piccole che siano, non è un uomo libero. Questa cosa la sa benissimo chi comanda, ed è per questo che se andiamo al fondo di ogni legge assurda ed ingiustificabile sotto l’aspetto morale (per non parlare del concetto di “normalità”, relegato tra le anticaglie) troviamo che chi ha il potere sfrutta le paure che nel nostro animo, nella nostra irrisolta “personalità”, hanno trovato un habitat favorevole.

“Che succederà se non pago questa multa? O questa tassa? Mi toglieranno la casa?”. “E se non facciamo vaccinare i bambini? Ce li toglieranno?”. “Ormai ho passato i sessanta… E se mi viene l’influenza? E se il colesterolo va oltre i parametri? Potrei morire! Meglio prendere quel pacco di medicine (comprese quelle che servono a tamponare i danni fatti da alcune di esse!)”.

Le paure alimentate dal potere che sfrutta il ‘coniglio’ che è in noi, s’insinuano anche nell’ambito delle credenze religiose e delle convinzioni politiche. “Questa legge che punisce con la galera chiunque dica o scriva questo o quest’altro mi fa profondamente schifo: però ho un buon lavoro… una nomea da salvare: meglio stare zitto, anche se so che è una fandonia”.

Su alcuni temi come l’immigrazione di massa e le ‘teorie gender’ è stato istituito una sorta di “Ministero della Verità”, coi suoi sacerdoti, i suoi riti e le sue scomuniche. Solo pochi ardimentosi osano apertis verbis opporsi ad un simile scempio del buon senso e della logica più elementare. E ne pagano le conseguenze, a partire dall’ambito professionale. Tutti gli altri stanno alla finestra, a compatire “l’eretico” di turno, come se la cosa non li riguardasse.

La stessa cosa dicasi per quegli intemerati medici che hanno sfidato la loro “casta”: vengono “richiamati”, “sanzionati” e poi “radiati”, con tutto il circo mediatico che, a mo’ di Gran Sinedrio, sputa loro addosso. Ma non li vedo tristi ed afflitti: chi sa vedere oltre la loro “rovina” (che a chiunque altro metterebbe il panico addosso) percepisce la loro intima serenità, perché hanno vinto la paura di affermare e praticare ciò che in cuor loro riconoscono come una sacrosanta verità.

Sei musulmano e vivi in un paese del blocco occidentale? Non puoi più dire nulla, sennò t’affibbiano l’etichetta di “integralista” o, peggio ancora, di “simpatizzante dell’Isis”. Ti possono rovinare, se vogliono. Eppure, dal punto di vista genuinamente islamico ci sarebbe molto da dire su tanti mali che affliggono l’Occidente e contro i quali – continuando imperterrito a cercarne la soluzione all’interno dei medesimi paradigmi moderni della “libertà individuale” sempre e comunque e del “libero mercato” – non riesce a combinare assolutamente nulla di buono. L’elenco è discretamente lungo: dalla famiglia (in pieno sfacelo e sotto attacco concentrico) alla politica economica e fiscale.

Se dall’esternazione delle opinioni e delle convinzioni religiose si passa all’azione pratica, la repressione (che sfrutta sempre le solite paure che inducono alla “conservazione” e alla “salvaguardia” della propria incolumità) è totale e spietata. Benché ci si racconti la storiella della “democrazia” e della “libertà”, un’attività politica che vada a mettere in discussione i capisaldi di questo sistema è di fatto (se non a termini di “legge”) proibita, e chi si ostina a farla prima o poi incappa nella repressione (col conseguente calvario di processi e graticola mediatica).


La paura di “rimetterci” è talmente incistata nelle coscienze dei moderni, che qualcuno ha persino il terrore di esprimersi in pubblico su questioni che vadano oltre il tempo che fa. Tutti o quasi si tengono abbottonati, tant’è vero che il livello delle conversazioni (quando ve ne sono, in quanto la massa è assorbita dallo “scrollare” l’i-phone) si è progressivamente abbassato, inverando curiosamente quel vecchio motto fascista affisso all’osteria: “Qui non si parla di politica”.

Il risultato di questo clima da “caccia alle streghe” rafforzato dalle nostre paure interiori è sotto gli occhi di tutti: l’istupidimento di masse dedite solo al consumo e al divertimento. Nessuna contestazione di rilievo esce da questa massa d’invertebrati senza cervello, anche quando mettono le mani addosso ai bambini: tutto va bene, anzi, benissimo!

La leva economica è certamente una di quelle più potenti per indurre le persone a sottomettersi. Bisogna lavorare di più, considerando normali gli straordinari, ed è una manna dal cielo se c’è da lavorare di sabato, di domenica e nelle “feste comandate”. Là fuori, gentilmente preparata dai medesimi carcerieri, c’è la massa del nuovo “esercito di riserva del capitale” (gli immigrati), pronti a sostituirti sul posto di lavoro se osi “piantare grane”.

Se usi troppo spesso il contante diventi “sospetto”: meglio pagare con la carta di credito anche il caffè! “Ma se non hai nulla da nascondere, che problema c’è?”, soggiunge il cretinetti di turno, parente di quell’altro che non sa altro che dire: “Gombloddo!”. E così, un pezzo dopo l’altro, sfruttando le paure insite in noi stessi e con le quali non intendiamo fare i conti ‘uccidendole’, questo sistema ci ha costruito una bella gabbia dorata intorno, dove tutto fuori è magnifico, ma dentro è triste e deprimente.

Per questo, quella in cui viviamo è la società col più alto numero di depressi e destabilizzati mentali mai vista nella storia umana. Le paure hanno preso il sopravvento, fino a togliere quel piacere di vivere che è dato anche dal “dare battaglia”. Com’era ancora qualche tempo fa, quando gli operai – tanto per fare un esempio – combattevano per migliori condizioni di lavoro. Non avevano certo il tempo né per deprimersi né tanto meno per farsi sopraffare dalla “paura” di perdere qualche cosa.

Questa è invece una società di persone che hanno alzato bandiera bianca. Che non reputano mai importante condurre fino in fondo una battaglia, anche quando la posta in gioco è alta, perché c’è sempre un calcolo del ‘ragioniere interiore’ che alla fine come risultato dà una “perdita”: “perderò la reputazione, perderò la casa, perderò la famiglia, perderò tutto!”

Tutto ciò è profondamente falso, perché in verità non è possibile “perdere” nulla, in quanto non possediamo nulla! Che cosa ci portiamo, di questo mondo, nella bara? L’unica cosa che dovrebbe spaventarci, quella sì, è perdere la fede, che è l’unica cosa che conta, perché alla fine chi “si affida”, trovando nel suo vero Sé la forza per andare avanti, riuscirà sempre a farcela.

Torniamo così alla paura della malattia e della morte, le due più potenti paure. Paure sulle quali ha costruito il suo potere un conglomerato d’interessi che in lingua inglese è definito “Big Pharma” (cui sono collegati, rinforzandosi tutti solidalmente, “Big Food”, “Big Media” eccetera). Che cosa fanno questi diavoli dalla mattina alla sera? Giocano con le nostre paure (non mi permetto di scrivere “vostre” perché non sono affatto immune dalle paure!). Si divertono da matti a vedere come masse di animali sacrificali s’immolano accondiscendenti sui loro ‘altari’.

In America, ci sono ragazzi che per la paura di non trovare mai un’occupazione stabile e dignitosa, si fanno intortare dai reclutatori delle Forze Armate, per poi essere spediti in posti che manco sanno dove sono: Afghanistan, Iraq (o dovunque quel governo di satanisti intende fare danni)… dove ci lasceranno la pelle o verranno mutilati e traumatizzati a vita. E lo chiamano “patriottismo”!

Alla luce di queste sommarie considerazioni, va ricordato infine che gli unici veramente inattaccabili da qualsivoglia truffa alimentata dalle nostre paure, sono coloro che hanno vinto la paura più grande di tutte, quella di morire. Se quella è vinta, nessuno può più fare nulla. Per tale motivo questo sistema ha eliminato il calendario delle feste dei santi (che sono “morti prima di morire”) per sostituirli con giorni tutti uguali gli uni agli altri, quando non interviene addirittura un parodistico “calendario laico” internazionale, dedicato a “giornate” le più insulse e pretestuose.

I santi, ed in particolare i martiri, sono quelli che hanno dato l’esempio: hanno dato la loro vita per la Verità e non si sono abbassati a nessun mercanteggiamento. È un esempio certamente “scomodo” anche quello di Gesù, che rigetta ogni offerta del Diavolo. Ciascuno mediti sul proprio “prezzo” e giudichi da sé.

Sono senz’altro da non esaltare troppo, in questo clima di smobilitazione generale, anche i patrioti che hanno versato il loro sangue per una nobile e disinteressata causa. Non hanno avuto paura delle mitragliatrici e delle bombe, e si sono immolati per l’Ideale. Vedrete che col tempo verranno eliminati, con qualche scusa sempre buona, le vie ed i monumenti ad essi dedicati, perché non è bene che si sappia che c’è stato chi non ha anteposto il proprio meschino tornaconto personale.

Ai nostri tempi esistono certamente ancora fulgidi esempi di abnegazione di sé: penso a chi si getta in mare per salvare altri in difficoltà, per poi non farcela più e scomparire tra i flutti. Di “eroismi quotidiani” a costo della propria vita esistono fortunatamente ancora esempi, anche se in questi casi si tratta di circostanze nelle quali anche l’istinto (un istinto sano, intendiamoci) ha la sua parte, mentre negli esempi summenzionati la lotta contro le paure dell’io illusorio, era pratica quotidiana perché accettata consapevolmente.

Come che sia, quello che qui volevo richiamare all’attenzione dei miei pochi ma affezionati lettori è il seguente messaggio: meno sono le paure che ci governano internamente e più siamo liberi; più siamo liberi e meno possono su di noi tutte le preoccupazioni indotte dai disgraziati, che in questa epoca ci governano. Ma non è tutto: più sono gli uomini liberi, liberi anche dalla paura di “perdere tutto”, della malattia e della morte, e maggiore sarà la probabilità di risanare anche la politica e tutto quel che ha che vedere col governo delle collettività umane.

Articolo di Enrico Galoppini

Fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59503

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