Ascoltare? Per capire le emozioni è meglio che vedere!

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Ascoltare? Per capire le emozioni è meglio che vedere!

Il modo migliore per interpretare le emozioni delle persone con cui interagiamo è affidarsi a quello che sentiamo con l’udito più che a quello che vediamo nelle espressioni facciali. Lo dimostra uno studio su 1800 volontari che ridimensiona l’importanza dei segnali delle espressioni del viso
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La mimica facciale è fondamentale per esprimere le emozioni. Se ne accorse anche Charles Darwin che affrontò il problema nella fondamentale opera L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, pubblicato nel 1872. La tesi del libro era che l’espressione corporea delle emozioni sia in qualche modo universale, indipendente cioè dalla cultura di appartenenza.

Ascoltare è meglio che vedere per capire le emozioni
Credit: Javier Larrea/AGF 

Sembra tuttavia che interpretare le espressioni facciali non sia il modo più efficace per cogliere le emozioni del proprio interlocutore, secondo quanto emerge da uno studio pubblicato su “American Psychologist” organo dell’American Psychological Association, da Michael Kraus, e colleghi della Yale University. Per gli autori, è meglio fare affidamento su ciò che sentiamo con l’udito più che su ciò che vediamo.

“Le scienze biologiche e sociali negli anni hanno dimostrato il profondo desiderio degli individui di connettersi gli uni con gli altri e la gamma di competenze che le persone hanno per distinguere emozioni o intenzioni, ma anche in presenza di volontà e competenza, le persone spesso percepiscono in modo inaccurato le emozioni degli altri”, ha spiegato Kraus. “La nostra ricerca suggerisce che basarsi su una combinazione di segnali vocali e facciali, o solo su segnali facciali, può non essere la migliore strategia per riconoscere accuratamente le emozioni o le intenzioni degli altri”.

Nell’articolo, Kraus e colleghi descrivono cinque esperimenti in cui sono stati coinvolti 1800 cittadini statunitensi. In ciascun esperimento, ai soggetti era richiesto d’interagire con un’altra persona, o di prestare attenzione all’interazione tra altre due persone. Il compito era complicato dal fatto che in alcuni casi i volontari potevano sentire ma non vedere, in altri casi vedevano ma non sentivano. In altri casi ancora si trattava di ascoltare la trascrizione di una conversazione tra due persone letta da una voce computerizzata, in modo da annullare completamente la tonalità emotiva della conversazione.

Dall’analisi dei dati, è emerso che i soggetti che potevano solo sentire erano in grado, in media, d’identificare le emozioni degli altri in modo più accurato, con l’importante eccezione del caso della conversazione letta dalla voce sintetizzata, per la quale i punteggi hanno sempre raggiunto il livello minimo della scala.

Le possibili spiegazioni del fenomeno ipotizzate dai ricercatori sono due. La prima è che tutti noi siamo ormai abituati a dissimulare spesso le nostre emozioni controllando le espressioni facciali. La seconda è che non sempre disporre di più informazioni si traduce in un’accuratezza più elevata, anzi. Numerose ricerche nel campo della psicologia cognitiva hanno dimostrato che essere impegnati in due compiti simultaneamente diminuisce le prestazioni in entrambi.

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