IL TERREMOTO DI Mw 5.9 DI PALERMO DEL 6 SETTEMBRE 2002

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IL TERREMOTO DI Mw 5.9 DI PALERMO DEL 6 SETTEMBRE 2002

La forte scossa di terremoto, con epicentro al largo della costa, causò molti danni, soprattutto al patrimonio artistico della città siciliana
legacy.ingv.it

La scossa principale è stata rilocalizzata con tutti i dati disponibili. Le coordinate epicentrali sono rimaste molto vicine a quelle determinate immediatamente dopo la scossa dai turnisti coinvolti nel servizio di sorveglianza sismica (Latitudine 38.45N; Longitudine 13.70E). La profondità ipocentrale non può essere calcolata con precisione, perchè la distanza delle stazioni sismiche è troppo grande. Si tratta comunque di un terremoto crostale, localizzato tra i 10 e i 20 km di profondità.

Una importante attività in corso presso il Centro Nazionale Terremoti dell’INGV, prevista dalla convenzione 2001-2003 con il Dipartimento di Protezione Civile, riguarda la realizzazione di un nuovo sistema di localizzazione dei terremoti, che è attualmente in via di sperimentazione parallelamente al sistema tradizionale, in funzione da oltre 15 anni. Il nuovo sistema consente di ottenere la stima automatica dei parametri ipocentrali in tempi molto più rapidi del precedente (circa 1 minuto contro i 5-10 del vecchio). Durante il terremoto del 6 settembre, la prima stima delle coordinate epicentrali, distante solo pochi chilometri da quella definitiva, era disponibile dopo circa 40 secondi, un risultato eccellente per l’avvio delle procedure di soccorso.

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La magnitudo locale (ML, o magnitudo Richter) è stata calcolata dai dati delle stazioni a larga banda italiane e dei paesi limitrofi, appartenenti alla rete MedNet dell’INGV. Il valore di Ml 5.6 determinato nei primi minuti è confermato, anche se, successivamente, è stata calcolata pure la magnitudo momento che è Mw 5.9. Va precisato che altre stime, ottenute con altri metodi o altri dati (ad esempio con dati di stazioni sismiche poste a distanze maggiori, sia sulle onde “di volume”, MB, che sulle onde di superficie, MS) sono leggermente diverse. Questo rientra nella norma.

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Anche la magnitudo delle repliche maggiori è stata rivista. Si è osservato che alcune delle scosse avvenute immediatamente dopo la scossa principale hanno avuto una magnitudo superiore a 4 (alle 03:33 e alle 03:45), contrariamente a quanto determinato nelle prime ore. Va sottolineato che la stima della magnitudo dalla durata dei sismogrammi per le repliche che avvengono immediatamente dopo una forte scossa di terremoto è complicata dalla sovrapposizione dei segnali della prima con quelli delle scosse successive.

L’Appendice 1 riporta l’elenco delle repliche registrate dalla Rete Sismica Nazionale fino alle 03:43 dell’11 ottobre 2002.

L’intensità macrosismica, ossia la misura degli effetti del terremoto (generalmente indicata con la scala Mercalli), dipende non soltanto dalla magnitudo, ma anche dell’ambiente su cui il terremoto incide (ad esempio un terremoto distante dai centri abitati avrà, a parità di magnitudo, una intensità Mercalli inferiore). Nel caso del terremoto del 6 settembre, la distanza dalla costa ha contribuito a ridurre l’intensità e di conseguenza i danni. Le stime degli effetti massimi, a Palermo e a Ficarazzi, rilevati attraverso sopralluoghi di esperti dell’istituto, sono del VI grado MCS.
Si veda: http://emidius.mi.ingv.it/eqs/Palermo020906/rilievo021010.html

Questi sopralluoghi hanno anche evidenziato una serie di fenomeni secondari legati allo scuotimento indotto dal terremoto, che sono descritti e raffigurati in
http://emidius.mi.ingv.it/eqs/Palermo020906/Cerda/CerdaPA.html
e
http://www.ingv.it/~roma/reti/rms/terremoti/italia/Palermo06-09-02/frana/frana.html

Uno dei fenomeni più evidenti è certamente la frana a Cerda, a circa 50 km dall’epicentro.

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Vista aerea della frana di Cerda (vedi http://www.ingv.it/~roma/reti/rms/terremoti/italia/Palermo06-09-02/frana/foto4.html)

Quando avviene un terremoto di magnitudo superiore a 5, è importante seguire l’andamento spaziale e temporale delle repliche (o “aftershocks”) per comprendere l’estensione e la geometria dell’area attivata dalla scossa più forte. L’evoluzione temporale dell’attività che segue la scossa forte mostra un andamento piuttosto caratteristico, con un decremento del numero delle scosse per unità di tempo già a partire dalle prime 24 ore.

Nelle prime 6 ore sono state localizzate quasi 50 scosse, mentre il tasso si è attestato intorno alle 10 scosse ogni 6 ore già dal giorno 7 settembre e si è poi mantenuto piuttosto costante nei giorni successivi. Nei giorni 13 e 14 settembre, il tasso giornaliero è diminuito ancora.

La distribuzione delle repliche più forti delinea un’area allungata approssimativamente in direzione nordest-sudovest che si estende per circa 20 km.
Il meccanismo focale di un terremoto indica il tipo di movimento che è avvenuto durante la rottura della faglia che lo ha generato. In questo caso, il terremoto è stato causato da un processo di compressione in direzione circa nord-nordovest sud-sudest, in analogia con gli altri terremoti avvenuti negli ultimi anni in questo settore, tutti caratterizzati da meccanismi di tipo compressivo. Questi terremoti delineano una fascia piuttosto continua che si estende per oltre 200 km in direzione est-ovest, parallela alla costa settentrionale della Sicilia.
I terremoti riportati nei cataloghi storici sono localizzati lungo la fascia costiera, ma va ricordato che la localizzazione precisa di questi epicentri, basandosi solo sugli effetti macrosismici rielaborati in tempi moderni, è piuttosto dubbia. Le massime intensità riportate per la città di Palermo sono stimate dell’VIII-IX grado MCS per il terremoto del 1726, dell’VIII grado per quello del 1823, mentre il terremoto del 1940 viene stimato del VII grado.

Si veda il catalogo storico in: http://emidius.mi.ingv.it/CPTI/home.html

Allo scopo di studiare meglio il fenomeno, il Centro Nazionale Terremoti dell’INGV ha installato una rete temporanea di strumenti di elevata qualità nella regione, a integrazione delle reti esistenti. Due squadre, partite da Roma e dall’Osservatorio di Gibilmanna, hanno installato, durante le prime 24 ore, una rete di 6 strumenti sulla costa sicula e sulle isole Eolie e di Ustica. I dati registrati da queste reti consentiranno di avere un quadro molto più chiaro delle caratteristiche della sequenza.
Inoltre, per valutare quanto gli effetti del terremoto a Palermo siano imputabili alla geologia locale, sono state installate, da una squadra della sezione INGV “Sismologia e Tettonofisica”, altre 8 stazioni sismiche nel centro storico della città. I primi dati elaborati mostrano che le aree costruite sui sedimenti alluvionali di antichi alvei fluviali risentono in misura maggiore degli effetti dei terremoti.
Queste osservazioni strumentali saranno confrontate con le valutazioni dirette del danneggiamento al fine di avere una valutazione della vulnerabilità di alcune zone urbane.

In totale, l’INGV ha mobilitato quattro squadre di ricercatori e tecnici specializzate per valutare i danni prodotti dal terremoto, per installare nuove stazioni sismiche (sia per studiare le repliche sia per valutare gli effetti locali di amplificazione del moto del suolo) e anche per fare una ricognizione dell’effetto del terremoto sull’ambiente. Queste attività sono state svolte da diverse sezioni dell’INGV di Roma, Milano, Catania e Palermo.


A cura di: A. Amato
Analisi dati: F. Pirro, F. Criscuoli, A. Chesi, A. Marchetti, A. Basili, M. Di Bona, G. Selvaggi, P. Casale, S. Pondrelli
L. Badiali, A. Piscini
Rete Mobile: M. Cattaneo, G. D’Anna, M. Demartin, L. Passafiume, M. Grimaldi, R. D’Anna
Sopralluoghi geologici: F. Cinti, P. Montone
Effetti di sito: R. Azzara, G. Cultrera, G. Di Giulio, con la collaborazione di M. Alletti e P. Vallone del Dip. Geol. Univ. Palermo
Grafica Web: D. Riposati

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