L’Antropocene sarà ricordato dai posteri come l’epoca geologica della plastica. Plastica negli oceani, plastica nell’acqua del rubinetto, 8,3 miliardi di tonnellate di plastica accatastate nell’arco degli ultimi 60 anni, e riciclate solo in minima parte. Con queste premesse, la notizia di un fungo mangia-plastica ghiotto di poliestere è una goccia nel mare, ma dobbiamo poter contare su ogni più piccolo aiuto.
La specie chiamata Aspergillus tubingensis è stata isolata nella spazzatura di una discarica di Islamabad, Pakistan, e studiata in laboratorio. In una serie di esperimenti pubblicati su Environmental Pollution, gli scienziati dell’Accademia delle Scienze cinese e dell’Università di Agricoltura dello Yunnan (Cina) hanno osservato che il micelio del fungo, cioè il suo apparato vegetativo, formato da un insieme di intrecci di filamenti, aveva colonizzato un foglio di materiale plastico in poliuretano poliestere, causando la degradazione della sua superficie.
Dopo due mesi in ambiente liquido, il fungo aveva mangiato la lastra a tal punto da ridurla in poltiglia. Le proprietà del microrganismo si aggiungono a quelle osservate già in diverse occasioni su specie batteriche, nonché agli appetiti della larva mangia-plastica scoperta da una ricercatrice italiana (ne abbiamo parlato qui). Gli studi sono ancora in una fase preliminare, ma in futuro questo fungo potrebbe forse servire da micro-demolitore.
La ricerca evidenzia però anche un aspetto più sinistro: la plastica ormai onnipresente è meno sterile di quanto si credesse. Se un fungo ha evoluto la capacità di cibarsene, per le industrie che producono packaging, dispositivi medici o componenti per velivoli potrebbe essere una scoperta poco rassicurante.