Il vulcano Ol Doinyo Lengai in Tanzania rischia di esplodere e cancellare per sempre secoli di storia

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Il vulcano Ol Doinyo Lengai in Tanzania rischia di esplodere e cancellare per sempre secoli di storia

In Tanzania c’è un vulcano che rischia di esplodere e cancellare per sempre secoli di storia
di Noemi Penna
www.lastampa.it

I Masai lo chiamano Montagna di Dio e da sempre lo guardano con riverenza. Ma ora il vulcano attivo della Tanzania dovrebbe far paura a tutti visto che, silenziosamente, sta mostrando tutti i segni di un’eruzione violenta e «imminente».

Ol Doinyo Lengai si trova a 110 chilometri dalla città di Arusha ed è noto per la sua vicinanza ad alcuni dei più importanti siti paleo-antropologici del mondo fra cui Ngare Sero e Olduvai, una collezione di impronte risalenti a 3,6 milioni di anni fa, che in caso di eruzione potrebbero essere cancellate per sempre.

Questo picco raggiunge i 2920 metri di altezza è l’unico vulcano attivo noto per il suo magma natro-carbonatitico, ricco di carbonato di sodio, a bassissima viscosità e temperatura: una lava sottile e argentata che può fluire più velocemente di una persona in grado di correre.

Parlando di un fenomeno incontrollabile, la parola «imminente» va presa con le pinze: «In questo caso significa in un secondo, in poche settimane, un paio di mesi o un anno o più», tengono a spiegare i ricercatori, che hanno registrato dell’attività anomala che sta facendo pensare al peggio.

Secondo quanto riportato da National Geographic Society, che sta finanziando la ricerca, la geofisica Sarah Stamps ha istituito in collaborazione con l’Università Ardhi della Tanzania e la Kigam della Corea del Sud un sistema di monitoraggio che raccoglie dati in tempo reale sull’attività del vulcano tanzaniano, per tentare di prevedere la prossima grande eruzione.

«Sono aumentate le emissioni di cenere, i terremoti, così come le dimensioni della fessura sul lato ovest del vulcano. Questi sono tutti segni di una “deformazione” vulcanica che probabilmente porterà ad un’eruzione in tempi brevi», afferma Stamps.

E sicuramente l’impatto sarebbe devastante per il circondario, per i villaggi Masai che vivono ai piedi della montagna sacra, così come per i resti paleontologici e per il turismo tanzaniano.

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