Una nuova ipotesi sembra dare risposta ad alcune domande aperte sull’evoluzione del Sistema Solare. www.focus.it
Prima degli asteroidi, che unendosi hanno dato origine ai planetoidi, i piccoli oggetti che aggregandosi a loro volta diedero origine ai pianeti, nello spazio del Sistema Solare sfrecciavano forse palle di fango: è l’ipotesi avanzata da una ricerca che prova in questo modo a sciogliere alcune contraddizioni nei modelli che abbiamo delle prime fasi del Sistema solare.
Le incertezze. Per comprendere l’importanza della ricerca bisogna partire dal tipo più comune di asteroidi, il gruppo degli asteroidi carboniosi, per noi molto importante: questi oggetti potrebbero infatti avere portato sul nostro pianeta l’acqua e le molecole organiche necessarie allo sviluppo della vita.
Gli asteroidi sono un tassello importante dell’evoluzione del Sistema Solare: sulla loro formazione, le ipotesi sono tuttora aperte. | NASA
Gli asteroidi carboniosi furono anche i precursori dei pianeti rocciosi. Oggi sappiamo che erano composti da ghiaccio, polveri e aggregati di minerali chiamati condrule (vedi), ossia grumi (o sferule) di minerali ricchi di ferro e magnesio che si formarono a elevate temperature e si raffreddarono velocemente.
Si conosce poco della loro storia e possiedono caratteristiche ancora poco chiare. Il problema è che molte rocce provenienti da questi asteroidi sembrano essere state alterate a temperature relativamente basse e uniformi: dovrebbero cioè avere avuto modo di perdere calore dall’interno. Secondo alcuni ricercatori fu l’acqua liquida che, scorrendo all’interno dei primi asteroidi, li raffreddò velocemente. È un’ipotesi, ma gli elementi solubili presenti al loro interno non sembrano essere stati disciolti dall’acqua, come ci si aspetterebbe se ci fosse veramente stata acqua liquida in circolazione.
«Un nuovo modello dei primi asteroidi composti per lo più da fango permette di rispondere ad alcune domande finora senza risposta», sostengono Philip Bland, della Curtin University di Perth, in Australia, e Bryan Travis, dello Science Planetary Institute di Tucson, in Arizona. Quando il ghiaccio, le polveri e le condrule si unirono tra loro non si sarebbero immediatamente compattati sotto la pressione dell’asteroide in formazione, e il ghiaccio si sarebbe fuso a causa del calore prodotto da atomi radioattivi, trasformando l’aggregato in una composto fangoso.
Il modello dimostra che queste strutture rimasero tali ben oltre la nascita del Sole e che quella particolare conformazione avrebbe loro permesso di perdere calore, per convezione, molto facilmente. Fu così che elementi solubili e insolubili si mescolarono, preservando e conservando fino a noi la chimica primitiva dell’asteroide.
Illustrazione: la sonda OSIRIS-Rex studierà l’asteroide Bennu e riporterà a Terra un campione della sua superficie. | NASA
«È una spiegazione semplice di quello che potrebbe essere avvenuto all’interno degli asteroidi: una trasformazione difficile da spiegare se li consideriamo corpi rocciosi e solidi fin dall’inizio», sottolinea Bland. Il fango si sarebbe trasformato in roccia più tardi, forse a causa della pressione gravitazionale dovuta all’accrescimento, per la fusione con altri oggetti simili.
Aspettando Hayabusa. L’idea ha incontrato molti consensi, al punto che ora si guarda con occhi diversi le missioni Osiris-Rex (NASA) e Hayabusa 2 (JAXA, l’agenzia spaziale giapponese), che hanno tra l’altro il compito di riportare a Terra (rispettivamente nel 2023 e nel 2020) campioni di asteroidi – che saranno studiati nei più avanzati laboratori. Capire come sono nati e si sono evoluti gli asteroidi è a questo punto fondamentale, per capire come sono nati (e si sono evoluti) i pianeti del nostro e di altri sistemi solari.