Sul Vesuvio, dopo gli incendi, è aumentato il rischio idrogeologico

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Sul Vesuvio, dopo gli incendi, è aumentato il rischio idrogeologico

Le aree urbanizzate a valle di quelle incendiate «non dispongono, attualmente, di alcuna difesa. I cittadini possono solo sperare che le prossime piogge non siano tipo nubifragio»
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Non solo perdita del patrimonio forestale: una delle conseguenze dell’incendio boschivo del Vesuvio consiste nell’aumento del rischio idrogeologico per la potenziale invasione di flussi fangoso-detritici nelle le aree urbane, a valle dei versanti devastati dal fuoco.

L’immagine tratta da Copernicus e qui riportata, evidenzia le aree devastate dagli incendi che erano ancora attivi sul versante settentrionale del Monte Somma e in quello sud occidentale del Vesuvio. Il problema conseguente alla devastazione della vegetazione è rappresentato dall’incremento del rischio idrogeologico per le aree a valle che possono essere interessate da scorrimento di flussi fangoso-detritici se i versanti verranno interessati da nubifragi nei prossimi mesi.

Le frecce nere evidenziano schematicamente il percorso degli eventuali flussi a valle delle aree incendiate che sono state sovrapposte alle aree classificate a pericolosità idraulica nel PAI dell’Autorità di Bacino Campania Centrale.

Nella parte incendiata del Vesuvio non è presente una marcata rete idrografica, per cui un eventuale deflusso rapido di acqua, fango e detriti vari potrebbe seguire vie artificiali (es. strade), fino a raggiungere depressioni morfologiche più marcate in cui avverrebbe la canalizzazione. Come si vede nella figura, le vie di scorrimento interessano aree variamente urbanizzate, dove un flusso fangoso-detritico rapido potrebbe causare devastazioni varie e danni alle persone, soprattutto in seguito a nubifragi intensi e improvvisi.

Questo schema intende evidenziare la generalità del nuovo problema di sicurezza ambientale causato dall’incendio; è evidente che occorre elaborare un dettagliato piano di protezione civile per le aree a valle dei versanti incendiati che possono essere invase dai flussi fangoso-detritici.

La cenere che dopo l’incendio ricopre il suolo rappresenta un livello impermeabilizzante che favorisce lo scorrimento dell’acqua di pioggia; se la pioggia è tipo nubifragio (diverse decine di millimetri in alcune decine di minuti), i versanti incendiati possono essere interessati da intenso e concentrato ruscellamento.

Questi flussi incanalati di tipo fangoso-detritico, soprattutto nelle parti più inclinate, possono evolvere rapidamente in flussi catastrofici rapidi in grado di causare danni considerevoli a manufatti e persone. Dall’inizio del nubifragio al sopraggiungere di flussi incanalati nelle aree urbane a valle, ci vogliono alcune decine di minuti come verificato in altre zone precedentemente devastate da flussi fangoso-detritici. Come rilevato a Montoro Superiore alcuni anni fa, sono sufficienti 14 ettari di versante boscato incendiato per originare un flusso fangoso-detritico devastante.

Le aree urbanizzate a valle delle aree incendiate (interessate dalle linee e aree in blu nella figura) si trovano ora nel periodo più delicato con i versanti ricoperti da ceneri e la possibilità che si verifichino nubifragi. Tali aree non dispongono, attualmente, di alcuna difesa; i cittadini possono solo sperare che le prossime piogge non siano ‘tipo nubifragio’, in modo che poco alla volta la cenere sia dilavata.

Gli interventi di mitigazione degli effetti potenziali conseguenti a nubifragi su aree incendiate pertanto sono rappresentati da:

– elaborazione di piani di protezione civile consistenti in un intervento di pulizia degli alvei liberandoli da detriti vari;

– delimitazione delle aree urbane potenzialmente interessate da flussi fangoso-detritici;

– attivazione di un sistema di allarme idrogeologico immediato consistente in una rete di pluviometri ubicati lungo i versanti incendiati. Ne occorrerebbero almeno cinque in grado di registrare le precipitazioni ogni tre minuti, collegati con una centrale di monitoraggio dove affluiscono i dati pluviometrici.

L’innesco di flussi fangoso-detritici può avvenire in relazione a precipitazioni tipo nubifragio che sono agevolmente individuabili in quanto danno luogo ad una curva pluviometrica tipica riconoscibile dopo alcuni minuti dall’inizio del nubifragio. In tal modo è possibile individuare il nubifragio sul nascere e dare l’allarme con alcune decine di minuti di anticipo alle aree a valle già delimitate dal piano di protezione civile e che possono essere interessate da eventuali flussi fangoso-detritici provenienti dalle zone incendiate.

Il sistema di allarme idrogeologico immediato è necessario per la difesa dei cittadini delle aree urbane del Vesuvio e del Somma, interessate spesso da nubifragi che sopraggiungono improvvisamente. È  evidente che a causa della spinta urbanizzazione non è possibile evitare eventuali danni ai manufatti.

di Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom-Cnr)

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