L’inquinamento luminoso sta alterando l’impollinazione
di Pietro Greco
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Per certi versi, è paradossale: quello luminoso è il meno “visibile” degli inquinamenti. Nel senso che tutti ci siamo immersi dentro e neppure ce ne accorgiamo. Eppure non è meno insidioso degli altri. Ne sanno qualcosa le api, un insetto prezioso (anche nel senso tecnico del termine) che non lo sopporta, almeno secondo la ricercatrice Eva Knope un gruppo di suoi colleghi svizzeri e francesi che hanno appena pubblicato su Nature un articolo dal titolo Artificial light at night as a new threat to pollination: la luce artificiale notturna come nuova minaccia alla pollinazione.
Prima di dare la parola al gruppo franco-svizzero, conviene ricordare quanto esteso sia l’inquinamento luminoso. Appena un anno fa, nel giugno 2016 per la precisione, un altro gruppo di ricercatori, guidati da Fabio Falchi, ha pubblicato su Science un articolo dal titolo The new world atlas of artificial night sky brightness: il nuovo atlante mondiale dell’inquinamento luminoso. Ed è un atlante, per così dire, pieno: il 23% della superficie terrestre compresa tra il 70° parallelo Nord (quello che passa per Tromsø in Norvegia, per intenderci) e il 60° parallelo Sud (tutto l’emisfero meridionale, tranne l’Antartide); il 50% degli Stati Uniti e l’88% dell’Europa si trova in una condizione di inquinamento luminoso notturno. L’estensione dell’inquinamento luminoso cresce, secondo recenti studi, del 6% ogni anno. Ormai l’80% della popolazione umana del pianeta vive in un ambiente notturno con un eccesso di luminosità artificiale. La percentuale sale al 99% per noi Europei e per gli abitanti del Nord America.
È noto che l’inquinamento luminoso ci impedisce di vedere il cielo. La visione della Via Lattea, per esempio, è inibita all’80% dei nord-americani, al 60% degli Europei e al 33% dell’intera umanità. Secondo molti studiosi, questo comporta un disturbo del nostro ritmo giorno/notte.
Ma non sono solo gli astronomi, gli astrofili e i poeti a lamentarsi. La luce artificiale, infatti, ha trasformato l’ambiente notturno esterno alle nostre case in larga parte del mondo, modificando i cicli naturali della luce in vario modo, come sostengono Kevin J. Gaston e un gruppo di suoi colleghi inglesi in un articolo, Benefits and costs of artificial nighttime lighting of the environment (benefici e costi dell’illuminazione notturna artificiale dell’ambiente) apparso tempo fa su Environmental Review. Le modifiche si realizzano in termini di tempo di esposizione, di lunghezza d’onda e di distribuzione della luce. Gli effetti sono i più impensabili e afferiscono alla salute e al benessere dell’uomo, ai consumi di energia, alle emissioni di carbonio e persino agli incidenti stradali e ai crimini.
Per Gaston e colleghi ne sappiamo troppo poco. E insistono perché la ricerca scientifica si muova lungo tre strade: aumentare in quantità; diventare più interdisciplinare e connettere i dati raccolti dalle più diverse comunità; stringere un rapporto stretto tra ricerca, politica e buone pratiche.
Ma, tornando alle nostre api e agli altri insetti impollinatori, pochi avevano pensato finora che anche i nostri simpatici insetti potessero soffrire per questo eccesso di luce notturna. Ma Eva Knop e i suoi colleghi hanno pensato bene di seguire nei fatti i suggerimenti dei colleghi inglesi e di saperne di più su inquinamento luminoso e impollinazione. Hanno così realizzato un esperimento controllato su alcuni prati alpestri della Svizzera, 7 illuminati di notte con luce artificiale e 7 presi come riferimento per una comparazione quantitativa. I risultati sembrano parlare abbastanza chiaramente: le visite degli insetti impollinatori nel corso della notte è scesa del 62% nelle aree illuminate, rispetto ai prati non illuminati; il numero di specie vegetali visitate del 29% e la produzione di frutta degli alberi è diminuita del 13%. Inoltre la modifica del ciclo giorno/notte determina disturbi anche ai pollina tori diurni.
Tutto ciò corrobora l’ipotesi che la luce artificiale possa essere, insieme ad altri fattori come l’inquinamento chimico e l’invasione di specie aliene, possa essere uno dei fattori di crisi del complesso sistema di impollinazione a scala mondiale. I ricercatori franco-svizzeri ricordano che il sistema di impollinazione tramite insetti è un “servizio naturale” decisivo per molti ecosistemi e che ne beneficia l’88% delle angiosperme: a grana grossa, le piante dotate di fiori e semi protetti.
Ma è prezioso, come dicevamo, anche per l’uomo. Si calcola che produca ricchezza, ogni anno, per oltre 360 miliardi di dollari. Per cui, amici, questa sera spegnete le luci.