L’Enigma dei depositi di ghiaccio all’equatore di Marte
Sfruttando lo strumento MUOS della sonda Mars Odyssey i ricercatori hanno individuato depositi di ghiaccio nei pressi dell’equatore marziano. La scoperta contrasta con le conoscenze acquisite sino ad oggi sul “Pianeta Rosso”.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it
Ricercatori dell’Università di Durham (Gran Bretagna) e del Laboratorio di Fisica Applicata John Hopkins di Laurel (Stati Uniti) hanno determinato che su Marte sono presenti depositi di ghiaccio nei pressi dell’equatore. La scoperta getta nuova luce sulla conoscenza del “Pianeta Rosso”, dato che sino ad oggi, al di là delle diverse ricerche scientifiche che hanno confermato o smentito la presenza di grandi bacini d’acqua sulla superficie, si riteneva fosse impossibile che depositi di questo tipo potessero essere presenti a una simile latitudine.
Gli astronomi, coordinati dal professor Jack Wilson dell’ateneo britannico, li hanno scoperti grazie allo strumento Mars Odyssey Neutron Spectrometer (MONS) equipaggiato sulla sonda Mars Odyssey. Il dispositivo misura i livelli di idrogeno indirettamente, sfruttando i neutroni rilevati dai raggi cosmici che impattano sulla superficie del pianeta; grazie ad essi è possibile ricavare indicazioni sulla posizione dei depositi d’acqua sepolti. Poiché Mars Odyssey orbita a 3.800 chilometri di altezza, i depositi più piccoli sono tuttavia sempre rimasti fuori dal suo raggio d’azione. Attraverso un metodo statistico, Wilson e colleghi sono riusciti a migliorare sensibilmente la precisione del MONS, ottenendo così dati inediti, come se la sonda orbitasse a un’altezza dimezzata rispetto a quella che occupa dal 2001.
In questo modo è stato possibile rilevare depositi di ghiaccio nei pressi della regione vulcanica Tharsis Montes e nella formazione geologica della Medusae Fossae (MFF). L’enigma vero e proprio è dovuto al fatto che a una tale latitudine essi non avrebbero potuto resistere al processo di sublimazione, dunque come se ne spiega la presenza? Secondo gli studiosi, un tempo Marte era probabilmente inclinato su un fianco, e ciò avrebbe permesso la formazione e la persistenza dei suddetti depositi, sopravvissuti anche al successivo “raddrizzamento” dell’asse di rotazione del pianeta. Altre spiegazioni potrebbero essere legate a peculiari condizioni climatiche e ambientali in grado di far resistere il ghiaccio, ma per scoprirlo si dovrebbe verificare in loco. Si tratterà – verosimilmente – di uno dei primi obiettivi di una potenziale missione umana. Conoscere la distribuzione di tali depositi, ad ogni modo, rappresenta una tappa fondamentale per la futura colonizzazione del Pianeta Rosso. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Icarus.
[Foto di NASA]