Dalle onde gravitazionali nuovi indizi sulla nascita dei buchi neri!
Grazie alle osservazioni di quattro onde gravitazionali tra il 2015 e il 2017 scienziati britannici hanno ottenuto nuove informazioni sulle origini delle coppie di buchi neri. Sono legate alla velocità di rotazione e all’allineamento degli assi dei corpi celesti.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it
Un team di ricerca dell’Università di Birmingham (Regno Unito) ha ottenuto nuove informazioni sulle coppie di buchi neri attraverso l’analisi delle onde gravitazionali, la cui esistenza è stata dimostrata per la prima volta nel 2015 in quella che è stata definita la “scoperta del secolo”. Teorizzate un centinaio di anni fa dal celebre fisico tedesco Albert Einstein, esse rappresentano le increspature dello spazio-tempo (nel quale siamo immersi) prodotte dagli oggetti che popolano l’Universo. Poiché sono estremamente “deboli” da intercettare, è stato necessario prendere in esame un evento astronomico di immane potenza energetica per misurarle, come appunto quello prodotto da una coppia di buchi neri che si fonde. Gli impercettibili effetti delle onde gravitazionali sono stati registrati grazie a sensibilissimi e sofisticati strumenti, gli interferometri laser LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) sito negli Stati Uniti e il VIRGO, installato nella campagna pisana, a Cascina.
Le onde gravitazionali non solo hanno permesso di dimostrare una parte della teoria della relatività di Albert Einstein, ma oggi, potendole misurare, rappresentano uno strumento potentissimo in mano agli astrofisici per comprendere meglio l’Universo, le leggi che lo dominano e gli oggetti che lo popolano. Tra i più sfuggenti e affascinanti vi sono proprio i buchi neri, la fase terminale di alcune stelle, la cui osservazione diretta è stata ottenuta per la prima volta grazie alle onde gravitazionali. In attesa della prima “fotografia”, che dovrebbe giungere entro un anno dal progetto Event Horizon Telescope (Eht).