Roma: chiesta la calamità naturale per la siccità. Quali le cause e i possibili rimedi?
Scritto da Roberta De Carolis
www.greenme.it
La Regione Lazio sta vivendo una vera e propria emergenza idrica imputata alla scarsità di piogge, che ha portato il Comune di Roma a chiudere parte dei nasoni della Capitale, nonostante le proteste a difesa dei senzatetto in piena estate. L’Acea ha dato il via due giorni fa chiudendo simbolicamente il nasone di Via Marco Polo, e proseguendo con almeno altre 30 chiusure.
E non solo Roma. Proprio il 5 luglio, il Presidente della Regione Nicola Zingaretti ha firmato un decreto di calamità naturale in virtù della crisi idrica. “Diverse le condizioni sui cui è stato costituito il testo del Decreto – si legge in una nota della Regione – a partire da gravosi eventi di natura metereologica verificatisi nel territorio della regione”.
Come scrive la Regione diversi comuni hanno già trasmesso all’Agenzia Regionale di Protezione Civile richieste di approvvigionamento di acqua ad uso potabile e zootecnico, causa carenza delle relative sorgenti. E nel frattempo, i gestori del servizio idrico integrato hanno prelevato oltre misura dai siti affidatigli in concessione.
“Da qui la richiesta al competente Dipartimento della Protezione Civile, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di poter usufruire di conseguenti sostegni finanziari e dell’adozione di urgenti e straordinari provvedimenti dello Stato, finalizzati a fronteggiare adeguatamente la grave situazione emergenziale” conclude la Regione.
La nota fa riferimento anche alla crisi del lago di Bracciano, tuttavia come se questa fosse dovuta solo allo stato di siccità naturale. Ma non è così, perchè la lenta scomparsa è dovuta principalmente ai cambiamenti climatici e sopratutto ai prelievi forzosi di Acea, che hanno largamente superato le quantità che il lago può sopportare.
Ora Acea annuncia di essere intenzionata a ridurre le captazioni a 1300 litri di acqua al secondo, invece dei 1600-1800 programmati per giugno e luglio. Parallelamente, sarà avviata a Roma un’attività di ricerca dei prelievi abusivi e delle perdite occulte per 1800 chilometri di rete idrica entro luglio, destinate a diventare 3400 entro settembre. Verranno inoltre aumentate, su decisione della Regione Lazio, le portate rilasciate dal bacino idrico del Pertuso per l’uso di acqua potabile.
Siamo dunque sulla strada buona per scongiurare il disastro? In realtà la situazione non è così incoraggiante come sembra. Per saperne di più abbiamo intervistato Enrico Stronati, Presidente dell’Associazione ‘Progetto Comune’, che da mesi denuncia la situazione divenuta ormai insostenibile.
“Nel progetto iniziale, quello degli anni ’80 che ha poi portato alle concessioni degli anni ’90, il lago era considerata una misura emergenziale – tuona Stronati – Erano infatti previste una serie di infrastrutture che non sono poi mai state realizzate. È questo il problema. Una di queste misure era chiaramente la chiusura del ciclo delle acque, cioè strategie per far sì che l’acqua proveniente dall’anello fognario del lago non sia scaricata in mare, come accade adesso”.
Il lago di Bracciano è meta turistica e risorsa di biodiversità, che, in termini di flora, è la maggiore di tutti i laghi Europei, con 17 specie al suo interno, ovvero 1/3 di tutte le specie esistenti a livello Europeo. La sua lenta ma continua scomparsa può comunque essere ancora scongiurata del tutto.
Una riduzione dei prelievi forzosi da accogliere con poca euforia
“Il concetto di minor prelievo è riferito ad una comunicazione che ha fatto Acea il 23 maggio 2017 ai sindaci, in cui sostanzialmente informava dell’esistenza di emergenza idrica in risposta alla quale indicava i prelievi di massima che si sarebbero effettuati dal lago a fronte delle richieste di acqua previste per l’estate – ci spiega Stronati – La comunicazione dichiarava che sarebbero stati prelevati dai 1600 ai 1800 litri al secondo e nell’informativa che è circolata ultimamente il Ministro Galletti chiariva invece che Acea avrebbe prelevato circa 300 litri al secondo in meno di quelli annunciati”.
Pertanto non una riduzione “in assoluto”, ma rispetto ad un aumento annunciato poco tempo prima. “Non è dunque una misura da accogliere con particolare euforia, perché nella realtà ci troviamo sempre al di sopra di quei 1100 litri al secondo stabiliti dal limite minimo e secondo noi ancora troppo elevato in considerazione delle condizioni climatiche nel bacino lacustre”.
Un abbassamento di un centimetro al giorno
“Ci rendiamo perfettamente conto che non è possibile interrompere la captazione del lago per tanti motivi – precisa ancora Stronati – ma per avere una misura di effetto la captazione dovrebbe restare al livello minimo, intorno ai 300-400 litri al secondo di portata. Quindi si dovrebbe scendere molto di più, perchè il lago cala alla velocità di un centimetro al giorno adesso, a causa della combinazione dei fattori climatici (temperatura e scarsità di pioggia) e di quelli legati allo sfruttamento per fini antropici”.
L’estate è ormai arrivata e la situazione climatica non fa ben sperare per il prossimo futuro. “Gli effetti si iniziano già a vedere – continua Stronati – Ma il problema di fondo è non avere la certezza dei dati. In realtà non sappiamo qual è la captazione di Acea durante l’anno. E comunque noi riteniamo che i prelievi debbano essere proporzionati alle precipitazioni, anche perché esiste un tempo di risposta del bacino alle precipitazioni, calcolato intorno ai 6 mesi”.
Quindi con un inverno piovoso si può supporre una politica di captazioni congrua rispetto agli ecosistemi. “Ma l’anno scorso non è stato piovoso in generale – sottolinea il Presidente – In primavera non ha piovuto quasi mai, e l’estate si preannuncia piuttosto torrida”.
Ricordiamo che il lago è già 1 metro e 54 centimetri al di sotto del livello idrometrico, quindi, con una velocità di abbassamento di 1 centimetro al giorno in condizioni di non piovosità, come quelle previste per i prossimi due mesi, a settembre ci troveremo con un lago più di due metri al di sotto di tale livello. Anche perché lo specchio d’acqua non ha immissari e quindi risente molto più di altri della mancanza di precipitazioni. Un disastro.
Una campagna di sensibilizzazione efficace
Comunque, per quanto la riduzione annunciata da Acea non sia affatto una riduzione assoluta, ma rispetto ad un previsto aumento, è pur sempre “un tornare indietro sui precedenti passi”. “Siamo stati i primi a voler denunciare il rischio a cui stiamo andando incontro tramite un evento (Open Lake, N.d.R.) che non fosse un semplice comunicato. Da quell’evento, effettivamente, sia i social che i media tradizionali hanno contribuito, con un’escalation di attenzione”.
Una sensibilizzazione che però non deve mai essere allentata, per evitare che questi segnali positivi, anche se non entusiasmanti, continuino nelle stessa direzione, spingendo le autorità a prendere delle decisioni più serie e meno lesive per gli ecosistemi.
Un problema diffuso
Il problema, comunque, non riguarda solo il lago di Bracciano che però, non avendo immissari, risente più di altri dei fattori esterni. “Abbiamo confrontato il calo del lago di Bracciano con quello di Martignano, che è molto vicino e che quindi subisce sostanzialmente le stesse interferenze – spiega Stronati – Purtroppo abbiamo dimostrato che il lago di Bracciano è calato il doppio rispetto a quello di Martignano. Possiamo dire che il lago di Bracciano è più esteso e quindi più esposto ai raggi solari, e che subisce lo sfruttamento non solo di Acea, ma anche dei sistemi di irrigazione che sono intorno. Tutto vero. Sta di fatto comunque che l’impatto dei fattori climatici e antropici sul lago di Bracciano è particolarmente evidente”.
Un esposto alla Procura per danno ambientale
Nella foto riportata qui sopra, il punto A segnala l’inizio della spiaggia solo l’anno scorso. E nel punto B, dove si vedono camminare alcune persone, l’acqua è profonda al massimo 20 centimetri. Con l’abbassamento previsto di altri 60 nei prossimi due mesi, tutta quell’area andrà all’asciutto, con pesanti ripercussioni sulle specie vegetali e animali che abitano il lago.
Lo scorso Sabato 1 luglio c’è stata una manifestazione promossa dalle amministrazioni locali, alla quale ha aderito anche ‘Progetto Comune’, e nel corso della quale è stata posta l’attenzione sulle misure messe in essere dalle istituzioni. “C’è anche un esposto alla Procura per danno ambientale, redatto da tre amministrazioni in forma congiunta – riferisce il Presidente – Di fatto la manifestazione serviva a informare la gente sulle iniziative anche di natura giuridica per la tutela del lago. Le persone sono state poi invitate, inoltre, per la manifestazione stessa in forma pacifica, a sostegno delle istanze che verranno portate avanti dalle amministrazioni”.
Possibili conseguenze igienico-sanitarie
Le iniziative in difesa del lago di Bracciano dunque si moltiplicano. L’attenzione deve restare alta e condurre presto ad un’inversione di rotta. “C’è qualcosa che sfugge e che invece è essenziale – tuona Stronati – e che dovrebbe spingere tutti quelli con un minimo di intelligenza a cambiare direzione. Innanzitutto dobbiamo evitare di essere la generazione che dopo 10.000 anni ha compromesso l’equilibrio del lago, che appunto da 10.000 anni consente a tutti di vivere, dall’uomo preistorico fino ai giorni nostri”. Problema potremmo dire morale, non trascurabile di per sé, e comunque non l’unico.
Non solo. “E se il lago perdesse anche la sua capacità di autorigenerarsi, autopulirsi?” C’è infatti anche un problema di natura igienico-sanitaria. Il lago alimenta anche tutto quello che c’è intorno, flora e fauna (uccelli acquatici, invertebrati, alghe). La gente che prende queste decisioni ha pensato alle conseguenze sanitarie per tutta la comunità intorno ma anche per la città di Roma che usa quell’acqua?” tuona il Presidente.